logo della nota caffetteria, nata nel 1971

Palme davanti al Duomo di Milano, incendiate nella notte. Starbucks rinvia l’apertura della caffetteria alla metà del 2018

La nota Caffetteria Statunitense Starbucks, simbolo della globalizzazione mondiale, dovunque apra piazza palme.

Anche davanti alla diafana e gotica bellezza così mitteleuropea del Duomo di Milano. E che lo stile gotico (semplicemente a differenza del barocco siciliano, per esempio) non vada d’accordo con le esotiche palme, è constatazione pressoché condivisa all’unanimità, anche dai meno colti. Li davanti non ci stanno bene. Degustibus, tuttavia.

La palma bruciata.

C’è però chi le ama, in quanto simbolo della più totale globalizzazione livellatrice, chi le apprezza poiché le vede come un innocente diversivo di decorazione. E c’è chi le odia, per una presa di posizione consapevolmente culturale e artistica e chi per una ventilata (ma non da escludere) politica filoimmigrazionista, che fa sembrare il Duomo tanto come una moschea. Ahia. Avanti dunque, con le polemiche, con i pro, con i contro, con i su, con i giù.

Fatto sta che le accese polemiche si sono così infuocate, che ieri notte, è stata una delle palme, ad essere incendiata.

Chissà, magari ora interverranno anche gli ecologisti che, con tutte le ragioni del mondo, infuocheranno ancor di più la polemica.

Certo, sarebbe di gran lunga stato meglio lasciar stare; la piazza ottocentesca bianca e spianata, il Duomo (trecentesco, ma ultimato nell’800) che si erge solo e superbo, di fronte il piccolo eppur raffigurato alto (ah ah ah) Vittorio Emanuele, e a sinistra la galleria dedicata sempre al Re, in stile liberty. Insomma, l’Ottocento si presentava così bene nella sua evoluzione in fieri (dal romanticismo architettonico della facciata della cattedrale, alla galleria della fin du siècle)… eppure no. Ritornando al 1882, si sono volute inserire quelle povere eppur fatali palme. Sia chiaro, nel 1882 c’erano, ma erano piccoline, e comunque richiamavano la politica coloniale italiana. E ora cosa richiamerebbero? La politica coloniale IN Italia? Ma no, forse solo semplice, triste, e grigia seppur verde globalizzazione…

La sicurezza provvederà a verificare  gli autori dell’atto di vandalismo. Nel frattempo la caffetteria statunitense, che solo poco tempo addietro si diceva pronta ad aprire 300 point in Italia, che, partendo in quarta si era schierata contro Trump, proclamando l’assunzione di migliaia di immigrati, e già aveva sponsorizzato l’anticipo della sua grande entrée con la semina delle Palme, rinvia la fatidica apertura alla metà del 2018.

Nel frattempo, una cosa è certa: non si tratta di polemiche pro o contro local, ma semplicemente di una questione oggettiva: il trapianto, che sia arboreo o culturale, non fa mai bene. Né alla povere piante, né ai cittadini. Mai.