Per “par condicio” saremmo lieti di ospitare anche una presa di posizione  degli organizzatori del Convegno, che Sfaradi accusa, in sostanza, di antisemitismo.

2017

* * *

Ogni volta che la ragione si è addormentata l’umanità ha vissuto capitoli tragici e incomprensibili e poi, alla fine di questi capitoli, si è sempre detto ‘ciò che è stato non si ripeterà’. Ma poi a distanza di tempo la ragione si è riappisolata e sotto le più svariate forme gli uomini sono stati in grado di dare il peggio. Proprio per impedire questi tragici ricorsi ognuno di noi ha l’obbligo di mantenere la ragione costantemente sveglia.

Diciamolo francamente: è davvero triste e preoccupante aprire il giornale, in una mattina come tante, e rendersi conto che il ‘sonno della ragione genera mostri’ non è più solamente un’acquaforte di Francisco Goya, ma una triste realtà che sta prendendo forma e spessore e che, troppo rapidamente, sta cambiando, e in peggio, la nostra vita, il nostro quotidiano, il nostro mondo.

Si tratta di una situazione, o meglio di situazioni, davanti alle quali chi ancora ama quel minimo di libertà che sopravvive in occidente, si sente completamente impotente, vorrebbe poter fare qualcosa, ma non sa cosa e, peggio ancora, non sa più a chi rivolgersi.

L’ultimo colpo di sonno di questa ragione, da tempo drogata e alla deriva, è stato messo in luce da un articolo a firma Giulio Meotti pubblicato il 10 marzo 2017 sul quotidiano Il Foglio di Roma. La notizia svelata, che ha avuto vasta eco e non mancherà di strascichi polemici e probabili strappi nei rapporti fra il cristianesimo e l’ebraismo, strascichi che potrebbero dare il via a una stagione di profonde incomprensioni, riguarda un convegno organizzato a Venezia, dall’11 al 16 settembre 2017, dall’Associazione Biblica Italiana e intitolato: “Israele popolo di un Dio geloso: coerenze e ambiguità di una religione elitaria”.

L’articolo online è pubblicato al link:
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/03/10/news/a-venezia-un-convegno-di-biblisti-italiani-contro-l-ebraismo-ambiguo-124566/

Già il titolo del convegno è di per sé un programma, ma se ci si sofferma solo un attimo sul tema di base che cita: “radici di una religione che nella sua strutturazione può dare adito a manifestazioni ritenute degeneranti”, si capisce facilmente dove gli organizzatori e i partecipanti a questo simposio vogliano andare a parare.

La cosa, se vogliamo, assume un’ulteriore aggravante considerando che, come racconta il collega, l’associazione che ha organizzato questa tavola rotonda, oltre ad essere riconosciuta dalla Cei e ad aver ricevuto lo scorso settembre il saluto del Papa, è formata da esponenti del clero cattolico e protestante oltre che da ottocento studiosi e professori di cultura laica.

Già da giorni la notizia era in parte filtrata e sia i Rabbini che i Presidenti delle varie comunità ebraiche italiane erano stati allertati, trattandosi però di semplici voci di corridoio, e sperando si trattasse di un qualche falso lanciato per creare disordine nei rapporti fra l’Ebraismo e la Chiesa Cattolica, prima di prendere posizione hanno aspettato l’ufficialità che è arrivata con l’articolo di Meotti.

Giuseppe Laras, già Rabbino Capo di Milano e Presidente Emerito dell’Assemblea Rabbinica Italiana, ha scritto ai vertici dell’Associazione Biblica una lunga lettera, riportata per intero sull’articolo, denunciandone le posizioni. Lettera che però non ha ottenuto alcuna risposta.

Anche Roberto Della Rocca, responsabile dell’educazione nelle Comunità Ebraiche Italiane, Alfonso Arbib Rabbino Capo di Milano, Riccardo Di Segni Rabbino Capo di Roma e il Professor David Meghnagi, docente di didattica della Shoah all’Università Roma Tre e membro dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, oltre ad aver firmato la lettera del Rabbino Laras hanno, sullo stesso articolo di Meotti, esternato le loro considerazioni sia dal punto di vista religioso che laico.

Sono sicuro che nei prossimi giorni ci saranno confronti e prese di posizione, nonostante questo però, anche se personalmente non ho un patrimonio di profonde conoscenze ed anche se non sono una persona religiosa, nei miei cinquantasei anni vissuti da ebreo, sia nella diaspora che in Israele, qualche cosa l’ho imparata, e quello che la vita mi ha insegnato non si rispecchia affatto con ciò che il convegno di Venezia vorrebbe far passare come un dato di fatto.

“Israele popolo di un Dio geloso: coerenze e ambiguità di una religione elitaria”.

Invece di prendere ad esempio un popolo che, pur mantenendo religione e tradizioni, si è sempre integrato nel territorio in cui viveva in situazioni molto diverse fra loro, perché integrarsi nell’Europa continentale o nel nord Africa non è certo la stessa cosa, e, nel farlo, ha sempre dato un valore aggiunto di cui la maggioranza non ebrea ha sempre goduto, questi signori, in un periodo storico come quello attuale in cui bisognerebbe cercare tutti i motivi per mantenere la calma, vorrebbero metterlo nel mirino per poi fare il tiro a segno.

I signori dell’Associazione Biblica Italiana definiscono nel loro convegno il popolo e la religione ebraica come elitaria. Se con questo termine si vuole definire gli ebrei come persone generalmente colte, autorevoli e dotate di prestigio, non posso che dare loro ragione. Ma organizzare un seminario per affermare un dato di fatto mi sembra inutile.

Lo studio, nelle famiglie che seguono i precetti della religione ebraica, è sempre stato una delle vie per preparare i giovani alla vita. Per ogni mamma ebrea, non importa cosa, bisogna studiare e non è proprio un caso se uno dei popoli numericamente più piccoli ha collezionato, in percentuale procapite, il numero più alto di premi Nobel… e non si tratta di un risultato dovuto a raccomandazioni. Non mi risulta, infatti, che ebrei abbiano mai fatto parte delle commissioni che aggiudicano il Premio Nobel.

Si tratta invece di meriti su scoperte e ricerche in tutti i campi, risultati che sono il frutto di quello studio a cui accennavo prima. Risultati e ricerche che hanno migliorato la vita dell’umanità intera.

Forse si definisce la religione ebraica d’élite perché si è ebrei se figli di madre ebrea, mentre le conversioni sono molto difficili. È vero, diventare ebrei è oggettivamente difficile e per diventarlo bisogna affrontare anni di studi su tutti i libri sacri della tradizione ebraica, compresa la Torah, cioè la Bibbia, il libro di cui questi signori dovrebbero essere degli esperti di fama mondiale.

Pertanto mi chiedo, sempre se questa è l’accusa: lo sanno o no, questi esperti, che le difficoltà nelle conversioni sono state nel corso dei secoli una delle difese della minoranza ebraica nei confronti di chi era sempre sul piede di guerra, pardon, di pogrom? Non serve tanta immaginazione per comprendere cosa sarebbe potuto accadere nel passato recente e lontano se i Rabbini avessero facilitato le conversioni in seno agli altri popoli, sarebbe uno scenario che oggi elencherebbe un numero infinitamente più alto di persecuzioni e massacri di quelli che la storia ci racconta… e anche quelli che racconta non sono pochi.

Detto questo la riflessione passa sulla seconda parte del tema, e cioè: “Radici di una religione che nella sua strutturazione può dare adito a manifestazioni ritenute degeneranti”. L’ebraismo è la prima religione monoteista che, forte dei suoi cinquemilasettecentosettantasette anni di storia, è uno dei capisaldi del patrimonio di conoscenze che caratterizza il mondo occidentale. Almeno su questo punto, e almeno fino ad oggi, tutti sono sempre stati d’accordo, sia ebrei che cristiani.

Il Cristianesimo stesso nasce da una costola dell’Ebraismo perché, anche se qualcuno oggi prova a riscrivere la storia, Yehoshua di Nazareth era ebreo figlio di madre ebrea.

Mi chiedo: visto che secondo il seminario indetto a Venezia la religione ebraica, la mia religione, ha una strutturazione che può dare adito a manifestazioni degeneranti, il Cristianesimo, costola dell’ebraismo, ha mantenuto queste caratteristiche? Verrà indetta una nuova conferenza per accertare anche questo particolare non di poco conto? Di cosa si vuole incolpare, nell’Anno del Signore 2017 il popolo ebraico? Davvero questi studiosi, vogliono riesumare, in tempi incerti come quelli che stiamo vivendo, vecchi e superati motivi di scontro? Mi auguro di NO.

Viste le premesse questa tavola rotonda più che un congresso mi sembra un insulto a un popolo intero e spesso dalla denigrazione si è passati ad altro. Oggi comunque gli ebrei hanno di nuovo la loro nazione, la patria ritrovata, e colpirli fisicamente non è più così facile come purtroppo fu durante la seconda guerra mondiale e durante tutti i pogrom, devastazioni o uccisioni di massa, dei secoli scorsi.

Personalmente non mi sento offeso da quest’insulto, anzi, rimanendo fedele alla filosofia ebraica, cerco il lato positivo anche in questa situazione dai caratteri negativi, e, al fine di mantenere vigile la ragione, mi permetto di ricordare agli studiosi dell’Associazione Biblica Italiana che proprio il libro di cui si dichiarano esperti è il più grande dono che l’ebraismo ha fatto all’umanità intera.

Michael Sfaradi