Mostra Manet Milano – lo splendore del quotidiano

articolo di Chantal Fantuzzi

A Palazzo Reale (a due passi da Piazza Duomo) si terrà, sino al 2 luglio 2017, la magnifica esposizione di circa un centinaio di opere di uno dei massimi esponenti del pre-impressionismo francese, e non solo: accanto alle opere del Maestro, si aggiungeranno anche splendide creazioni di artisti coevi come Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot.

Passione e Modernità

Donne dai capelli rossi, rosso Parigi come direbbe qualche critico ardito, nell’indicare la vermiglia passione latente sotto l’alterigia della quotidianità, famiglie borghesi dai bianchi colletti, bevitori d’assenzio dai nasi arrossati in fumose taverne, piccoli pifferai guerreschi e arditi… una società dalle mille sfumature che si avvia verso il moderno, che -sprigionatasi dall’algido classicismo- verte verso la quotidianità, presentandola  nel suo trucemente splendido realismo. Poiché i sobborghi, i bar, i balconi marmorei affascinano tutti allo stesso modo, svelando a tratti una realtà imprigionata e recondita, che i pre-impressionisti, pittori della società, riuscirono a far riaffiorare, prima che sulle loro tele, nei cuori degli spettatori.

I protagonisti della Parigi del secolo Decimonono

C’è Berthe Morrisot, cognata di Edouard (ne sposò il fratello nel 1874) e ritratta dal maestro nel 1872, che attende gli spettatori con un mazzo di violette tra le mani e uno sguardo dolce e sognante, unica rappresentante donna dell’impressionismo, che sin da giovanissima si recava al Louvre, per studiare le tecniche dei grandi maestri (e proprio lì avrebbe conosciuto il pittore Henri Fantin-Latour che, più tardi, l’avrebbe presentata a Manet).

 

C’è il Balcone dipinto da Manet nel 1868 che riprende le “Majas al balcone” di Goya, in un’ottica tuttavia più castigata e, proprio per questo, forse, più intrinseca nei segreti che le due dame si svelano, complice il giovin signore lor retrostante, segreti che non possiamo sentire ma che ci par quasi d’obbligo immaginare: una società specchio di se stessa, in una bellezza divenuta propria dell’alta borghesia parigina, che fa sfoggio di sé nella sua apparente semplicità.

Il Pifferaio realizzato nel 1866 che mette in risalto la tragica semplicità di un ragazzino, quasi un soldatino di piombo, emblema dell’ingenuità di fronte l’impetuosa industrializzazione della modernità. Cosa ci fa un bambino nella tenuta della Guardia Imperiale? E lo sfondo, così ancora tipico, all’epoca, perché è sparito? Una piccola, immensa rivoluzione.

E poi Zola, che Manet ritrasse nel 1868 per riconoscenza per la difesa ottenuta da parte del grande scrittore, che, quando Manet fu rifiutato dalla critica, scrisse un infuocato articolo in cui affermò “Il posto di Manet al Louvre è segnato, come quello di Courbet!”. Per riconoscenza Manet lo ritrasse, inserendo nel dipinto anche il bozzetto di “Olympia” la celebre giovane cortigiana che posa nuda con le scarpe,  che posò poi per “Colazione sull’erba” altro dipinto che tanto attirò scandalo.

Una classicità che si compendia nel quotidiano e che, per questo, di realismo risplende. Zola ci aveva visto bene.

Numerose le tante altre famose opere esposte, provenienti dal Musée d’Orsay di Parigi, la cui identità altro non attende che essere svelata dai visitatori stessi.

Orari di Apertura:

Lunedì dalle 14.30 alle 19.30

Dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30
La mostra ha il patrocinio del Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, MondoMostreSkira ed è curata da GuyCogeval, Caroline Mathieu, Isolde Pludermacher.

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