Ticinolive – che ha vissuto la scuola ticinese sotto il PLR di Sadis padre, Speziali, Buffi e Gendotti – non ha sinora dedicato molto spazio alla “Scuola che verrà”. Ma, al momento buono, non mancherà di farlo.

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da Opinione Liberale, per gentile concessione

Il Corriere del Ticino ha anticipato qualche giorno fa i contenuti di una traccia di risposta del PLR alla consultazione sul progetto «La scuola che verrà». Peccato veramente, perché il documento era ancora una bozza e come tale (stando al Dizionario) trattasi di una «prova di stampa su cui fare correzioni». Il termine della consultazione è il 31 marzo, e il dibattito in seno al PLR è ancora vivo, ragione per la quale potrebbe portare a nuove proposte. Comprendiamo bene il desiderio del giornalista, soprattutto in una regione molto mediatizzata come quella ticinese, di essere il primo a commentare il documento del partito che la scuola l’ha creata così come è oggi, d’altronde l’interesse su quella che sarà la posizione liberale radicale è vivo anche negli altri partiti. Non comprendiamo invece le esternazioni del direttore del DECS al Caffè, che come il CdT ha voluto cavalcare l’onda dello scoop. Incomprensibili e totalmente fuori luogo le affermazioni del ministro dell’educazione che non dovrebbe assolutamente – da uomo di governo – prendere posizione su quella che è un’anticipazione di un quotidiano. Mancano 7 giorni alla scadenza della consultazione. Tra una settimana avrebbe ricevuto il documento ufficiale – approvato dal parlamentino del PLR – e solo allora avrebbe dovuto esprimersi in merito. Non prima. E’ totalmente scandaloso – perché non si possono trovare altri termini – che un ministro dica ciò che pensa su un documento di lavoro interno a un Partito, senza che questo abbia affrontato i vari gremi preposti per la consultazione interna. E ancor più grave, senza che sia stato trasmesso al suo dipartimento in versione definitiva quale risposta alla consultazione. Ma il motivo potrebbe anche essere molto semplice. Il fatto che la riforma non stia raccogliendo alcun consenso, potrebbe aver aver spinto il direttore del DECS a rispedire al mittente qualunque critica mossa al «suo» documento. Colui che «si prodiga» a voler essere il riformatore della Scuola ticinese, si sta accorgendo di non raccogliere un fico secco, e sta cercando in tutti i modi di zittire chi non la pensa come lui. In pratica… tutti! Docenti in primis. Forse, più che la scuola, consigliamo all’onorevole ministro di riformare il suo approccio e la sua apertura verso le critiche che tavolta – è vero – possono essere inattese ma son sempre da intendere – almeno da parte PLR – in modo costruttivo. Perché la Scuola è di tutti, non esclusività di Bertoli.

Politeia