Ho appena finito di leggere un bell’articolo del prof. Edo Pellegrini (che non ho la fortuna di conoscere [ma Ticinolive sì, ndR]), sul “Corriere del Ticino” di oggi. Non apprezza nemmeno lui “la scuola che verrà”. Non la apprezza perché farebbe spendere al Cantone un mucchio di soldi inutili. Non la apprezza perché metterebbe la pietra tombale anche su quel più che impercettibile sistema dei livelli nella scuola media, decretando che tutti, in fondo, potrebbero andare al liceo. Non la apprezza infine perché, eliminando ogni media per raggiungere concrete qualifiche, peggiorerebbe le conseguenze per gli allievi, soprattutto quelli di condizioni modeste.

Questo è ciò che ho interpretato e ho capito, a dire il vero già da tanti anni. Ogni tanto lo dico, lo ridico, e poi lo torno a replicare. Con però l’amara certezza che se nel Ticino più o meno tutti comprendono la vera ragione dello scivolamento del Cantone verso una subalternità nei confronti del resto della Svizzera, vi è un solo luogo in cui tale discorso non è percepito per niente: si trova entro un quadrilatero che partendo dalla Foca si spinge a ovest in direzione di quella che una volta era la Caserma.

E allora che fare, se non ridire e tornare a replicare, squadernando all’uopo un certo studio***, e dicendo a chi di dovere le parole di rito: “Carta canta”?

Franco Cavallero

*** “Disorentamento scolastico o vero diritto alla formazione nel Cantone Ticino?”, Franco Cavallero, settembre 1989