“Boas Erez, nato a Coira nel 1962, ha conseguito la maturità scientifica al Liceo di Lugano nel 1981, il Diploma in matematica nel 1985, il Dottorato di ricerca in matematica nel 1987, entrambi all’Università di Ginevra. Assistente all’Università di Ginevra dal 1985 al 1990. Benjamin Peirce Assistant Professor alla Harvard University dal 1990 al 1993. Dal 1993 Professore di matematica all’Università di Bordeaux dove ha ricoperto numerosi incarichi direttivi a livello di istituto, di facoltà, di commissioni e di programmi, di collegi dottorali e di progetti scientifici internazionali. Ha fatto ripetutamente parte del Consiglio d’amministrazione dell’Università di Bordeaux 1, del quale è stato vicepresidente per il quadriennio 2005 -2008. Vanta numerose pubblicazioni scientifiche di qualità e ha organizzato annualmente congressi internazionali nel suo campo disciplinare”. (da Comunicato stampa USI)

Questa bella e significativa intervista è stata realizzata da Milla Karagyaur, studentessa della Facoltà di Economia dell’USI. Ticinolive attribuisce grande importanza all’Università della Svizzera Italiana, questa “punta di diamante” della realtà culturale ticinese, e sarebbe lieta ed onorata di ospitare contributi di docenti e allievi dell’Ateneo. [l’Editore]

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Milla Karagyaur  Ci dica qualcosa della sua vita e del suo percorso universitario. Quella di dedicarsi alla matematica è stata per lei una scelta spontanea?

Boas Erez  Come tanti studenti mi sono posto la domanda verso la fine del liceo. Non avevo dubbi sul fatto di voler fare degli studi universitari, si trattava solo di scegliere cosa. Ho fatto il liceo scientifico in quanto avevo la tendenza a voler capire le cose dal punto di vista fondamentale e questo ragionamento mi ha portato inizialmente a considerare la fisica ma essendo questa basata sul comportamento di particelle elementari la mia attenzione si è spostata sulla chimica teorica. Dopo essermi reso conto che il tutto è fondato sulla matematica, ho scelto matematica e logica come indirizzo di studi a Ginevra.

La matematica è un campo molto vasto, che comprende numerose branche. In cosa si è specializzato e su cosa era incentrata la sua ricerca?

Ho scoperto abbastanza rapidamente di avere una mentalità da algebrista. Mi piacciono le strutture e la generalizzazione e quindi mi sono concentrato su quel campo. Ho cominciato facendo teoria dei numeri, poi teoria algebrica dei numeri e infine geometria aritmetica.

Lei è stato professore a Bordeaux. Come mai ha pensato di concorrere al posto di rettore dell’USI?

Ho fatto una carriera universitaria standard. Ho insegnato e fatto ricerca a Ginevra e passato un po’ di anni negli Stati Uniti, dopodiché sono arrivato a Bordeaux e ho assunto relativamente giovane il ruolo di professore ordinario. La mia carriera andava bene e questo mi ha portato ad avere le energie necessarie per occuparmi del bene comune e prendermi delle responsabilità con l’università, inizialmente a livello di dipartimento e poi come vicepresidente. Quando ho saputo del concorso, mi sono informato sull’USI e ho pensato di avere le carte in regola per presentarmi, mi sembrava una bella sfida.

L’USI si trova in una zona di confine. Quanto è internazionale la nostra università? Quanti sono invece i ticinesi che la scelgono?

I ticinesi ci sono in numero ragionevole sia nella facoltà di Comunicazione, che in quelle di Economia e in particolare nell’Istituto di studi Italiani. Per quanto riguarda l’Architettura non credo che perdiamo studenti ticinesi per l’ETH o l’EPFL. Gli studenti internazionali rappresentano il 65% degli allievi. Il 40% di questi è composto da italiani ma occorre ricordare che ci sono 100 nazionalità rappresentate.

L’USI è un’università relativamente giovane rispetto agli altri atenei svizzeri e le facoltà non sono tante. Come mai secondo lei manca una facoltà di scienze naturali o di matematica?

Bisogna sempre cominciare da qualche parte e le scelte iniziali sono state molto ragionevoli: per Architettura c’era un progetto, Economia invece è stata importante fin dall’inizio perché sul territorio è presente una rilevante piazza finanziaria. Il fatto di continuare con l’Informatica e con la futura facoltà di Scienze biomediche è altrettanto ragionevole, si tratta di scelte strategicamente importanti. In particolare per quanto riguarda Informatica ne esisteva un embrione fin dall’inizio ed è presente presso l’USI l’Istituto di Scienze Computazionali, motivato dal centro di calcolo scientifico.

La Fisica e le Scienze naturali in genere sono facoltà molto care anche solo per via dei laboratori necessari.

Non abbiamo una facoltà di Matematica ma abbiamo molti matematici. In particolare abbiamo un metodo di studiare le scienze naturali senza entrare in contatto con la natura direttamente. La scienza computazionale è infatti un nuovo modo di fare scienze naturali: invece di fare esperimenti con i fenomeni fisici, si fanno esperimenti in silico. In questo senso, c’è qualcosa di molto simile alla fisica.

Il decano della facoltà di Economia inoltre è un fisico di formazione, i metodi quantitativi insomma sono presenti in molti campi.

Qual è a suo avviso la direzione più promettente per lo sviluppo dell’USI?

A me sembra che tutte le componenti meritino di essere sostenute. Non siamo nella posizione di dover tagliare dei rami secchi, sono tutti vitali e in fase di sviluppo. In merito all’invecchiamento dei professori, la facoltà di Informatica per esempio è ancora molto giovane, esiste solo da una dozzina di anni, mentre nella facoltà di Architettura il ricambio c’è già stato. In generale ci sono prospettive interessanti in tutte e cinque le facoltà.

Si è parlato ultimamente di un cambiamento nella facoltà di Scienze della Comunicazione e di un possibile raggruppamento di alcune discipline sotto il cappello delle scienze umane. Di cosa si tratta e perché questo cambiamento è necessario?

La facoltà di Scienze della Comunicazione, così come le altre facoltà, ha subito delle modifiche in questi 20 anni. In particolare c’è stata la creazione dell’Istituto degli Studi Italiani che compie 10 anni quest’anno. Quindi ci si è posti il problema se questo poteva essere sostenuto nel quadro della facoltà di Comunicazione o nel quadro del raggruppamento in un polo di altre competenze nelle scienze umane come quelle che abbiamo a Mendrisio o presso la facoltà di Teologia di Lugano. C’era da fare una riflessione sul come continuare e questo lavoro l’abbiamo cominciato assieme alla facoltà anche in relazione con le altre componenti dell’università. A maggio finirà e si avrà un nuovo piano di sviluppo della facoltà. Si tratta a mio avviso di un lavoro ordinario di posizionamento e organizzazione.

Per quanto riguarda il nuovo campus che sta sorgendo al di là del Cassarate, a che punto sono i lavori?

Per il momento non sono previsti ritardi procedurali e si dovrebbe cominciare nel 2020 come da calendario.

Esclusiva di Ticinolive