Turkish Prime Minister Recep Tayyip Erdogan speaks during a joint press conference with his Hungarian counterpart Viktor Orban, unseen, at the Parliament building in Budapest, Hungary, Tuesday, Febr. 5, 2013. (AP Photo/MTI, Tamas Kovacs)

Referendum costituzionale in Turchia è concluso e il Sì ha vinto con il 51,3% dei voti contro il 48,8% dei No provenienti dalle grandi città e dalle aree curde del Paese. La votazione ha ulteriormente sottolineato la lacerazione all’interno del paese, dove l’afflusso alle urne è stato dell’84%. Erdogan ha così espresso la sua soddisfazione di fronte al risultato che gli garantirà i “super-poteri”: “La Turchia ha preso la sua decisione con quasi 25 milioni di cittadini che hanno votato sì, con quasi 1,3 milioni di scarto. È facile difendere lo status quo, ma molto più difficile cambiare. Voglio ringraziare ogni nostro cittadino che è andato a votare. È la vittoria di tutta la nazione, compresi i nostri concittadini che vivono all’estero. Questi risultati avvieranno un nuovo processo per il nostro Paese”.

Con la riforma costituzionale, Erdogan potrebbe rimanere presidente per altri due mandati, fino al 2029 o addirittura fino al 2034. Nelle sue mani ora si concentra un potere molto più grande: è stato abolito il primo ministro e Erdogan potrà nominare il Governo e il Parlamento non potrà più sfiduciarlo.

Non sono mancate le polemiche riguardo alla votazione. Diversi votanti hanno segnalato che sono state consegnate loro schede sprovviste di timbro ufficiale, Il Consiglio elettorale supremo turco ha annunciato che anche le schede “irregolari” verranno conteggiate comunque nonostante in passato in situazioni simili venivano considerate nulle. La questione ha suscitato immediate reazioni nell’opposizione che ha sottolineato la presenza di “un serio problema di legittimità”.

Durante la delicata giornata delle votazioni hanno avuto luogo alcuni scontri dovuti ad opinioni contrastanti. In particolare nel villaggio di Yabanardi, in uno scontro a fuoco, sono morte tre persone.