600 franchi per almeno 200 firme
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Ricordiamo a chi l’avesse dimenticata la composizione del Comitato d’iniziativa:
Sergio Morisoli (primo firmatario), Alberto Siccardi, Maurizio Agustoni, Valentino Benicchio, Antonella Bignasca, Edo Bobbià, Nicola Brivio, Alain Bühler, Iris Canonica, Daniele Caverzasio, Alessandro Cedraschi, Marco Chiesa, Carlo Danzi, Franco Denti, Lara Filippini, Michele Foletti, Gianmaria Frapolli, Tiziano Galeazzi, Sabrina Gendotti, Angelo Geninazzi, Battista Ghiggia, Andrea Giudici, Michele Guerra, Giovanni Jelmini, Fabio Käppeli, Piero Marchesi, Paolo Pamini, Marco Passalia, Stelio Pesciallo, Gabriele Pinoja, Lorenzo Quadri, Fabio Regazzi, Tullio Righinetti, Marco Romano, Paolo Sanvido e Rocco Taminelli.
Con questa massa di personalità politiche, con tutta la loro influenza e con una serie – lunga quanto basti – di colpi da 600 franchi l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto. Un fallimento sarebbe assai imbarazzante.
Giorgio Ghiringhelli scrive ai media
Egregi signori,
ho letto i commenti critici di alcuni vostri lettori alla notizia che i promotori dell’iniziativa che mira a combattere gli sprechi del Cantone introducendo anche in Ticino il referendum finanziario obbligatorio (che già esiste in altri 18 Cantoni) han deciso di remunerare con 600 franchi chi raccoglie almeno 200 firme. Mi assumo la responsabilità di questa decisione, in quanto sono stato io – in veste di consulente (non remunerato) – a suggerire questa soluzione allo scopo di trovare le firme che ancora mancano, e dunque allo scopo di far riuscire l’iniziativa e consentire ai ticinesi di votare sulla stessa. Avendo già lanciato in passato sei iniziative popolari, tutte riuscite grazie soprattutto al lavoro di raccoglitori di firme a pagamento, ho una certa esperienza in questo campo, e vorrei spiegare alcune cose a chi critica senza mai aver mosso un dito per fare qualcosa per la comunità.
Tre mesi fa, sempre su mio suggerimento, i promotori dell’iniziativa avevano pubblicato degli annunci sui giornali per cercare dei raccoglitori di firme VOLONTARI o a pagamento, e nessun volontario si era fatto avanti. E dunque se si voleva lanciare l’iniziativa con qualche probabilità di raccogliere 10’000 firme in soli due mesi non rimaneva altro da fare che remunerare chi lavora per raccogliere firme, che è un duro e spesso ingrato lavoro. Dobbiamo comunque essere grati a questi raccoglitori di firme (spesso studenti, pensionati, casalinghe e disoccupati che vogliono raggranellare qualche soldino) senza i quali in Ticino la democrazia diretta sarebbe destinata a scomparire. E’ forse un reato pagare chi lavora (lo sarebbe se si pagasse chi firma) ? E’ forse biasimevole il fatto che dei cittadini spendano soldi di tasca propria per consentire a tutti i cittadini di votare su determinati temi ?
E poi è inutile scandalizzarsi quando si sa che più o meno tutti i promotori di iniziative popolari e di referendum oggi devono ricorrere a raccoglitori di firme remunerati se vogliono riuscire nel loro intento. Gli stessi sindacati utilizzano per la raccolta delle firme dei sindacalisti che ricevono uno stipendio mensile, e che dunque non lavorano certo gratuitamente. Certamente se si trovassero dei cittadini che si mettono volontariamente a disposizione per raccogliere firme i primi ad essere contenti sarebbero i promotori di iniziative e di referendum , che risparmierebbero un sacco di soldi. Ma purtroppo questi cittadini volonterosi oggi sono rari come le mosche bianche, e forse ciò è dovuto anche allo scarso senso civico di molta gente conseguente a un cattivo o nullo insegnamento della Civica nelle scuole.
Infine va poi ricordato che il Ticino è il Cantone che a livello nazionale per la riuscita di iniziative e referendum chiede più firme e concede meno tempo per la loro raccolta, e la situazione è peggiorata NOTEVOLMENTE a seguito dell’introduzione del voto per corrispondenza per le votazioni e per le elezioni, che ha tolto ai promotori la possibilità di raccogliere molte firme in poco tempo davanti ai seggi elettorali dei Comuni. Quindi è colpa dei politici che hanno voluto queste regole e che non hanno interesse ad agevolare i diritti popolari, se oggi in Ticino per esercitare i diritti popolari con qualche probabilità di successo non resta altro da fare che mettere mano al borsello. Già da tre anni il Gran Consiglio tiene in un cassetto un’iniziativa parlamentare di Sergio Morisoli che , quale conseguenza all’introduzione del voto per corrispondenza anche per le elezioni (dal 2005) , propone di diminuire il numero delle firme necessarie per la riuscita di iniziative e referendum e nel contempo di aumentare il tempo a disposizione per la loro raccolta ( tempo che nella maggior parte dei Cantoni è superiore ai 12 mesi mentre che in Ticino è di due soli mesi!). Vogliamo darci una mossa signori deputati ?
E’ triste dover spendere soldi per remunerare chi raccoglie firme , ma per dei semplici cittadini che non possono contare sull’appoggio dei grossi partiti o di grosse associazioni è purtroppo una scelta obbligata. E chi oggi critica chi remunera i raccoglitori di firme dovrebbe invece criticare chi ha messo i ticinesi in questa situazione, e magari recitare un “mea culpa”. Ricordo infatti che nel 2007 il popolo aveva bocciato con il 50,9 % dei voti l’iniziativa popolare intitolata “Più potere al popolo con diritti popolari agevolati” lanciata dal sottoscritto e che chiedeva per l’appunto di far rientrare il Ticino nella media nazionale sia per il numero di firme da raccogliere e sia per il tempo concesso per la loro raccolta. E dunque è stato il popolo a tirarsi la zappa sui piedi (rinunciando ad aver più potere) e a mettere nei guai quei sempre più rari promotori di iniziative e referendum (di tutte le tendenze politiche) che, nell’interesse di tutti, si cimentano nell’oneroso esercizio dei diritti popolari, e che oggi sono in grave difficoltà.
Giorgio Ghiringhelli