Si chiamava Karar Nushi, studiava Arte e Spettacolo, si era aggiudicato il nomignolo di “Brad Pitt iracheno” ed è stato barbaramente ucciso a causa dei suoi atteggiamenti effeminati. In un Iraq sempre più in balia del fanatismo religioso, essere o sembrare omosessuale può costare la vita ed è esattamente questo quello che è accaduto al giovane attore televisivo e modello Karar, il cui corpo torturato è stato abbandonato ieri in centro Bagdad. Il cadavere del giovane presentava numerose ferite e colpi di arma da taglio su tutto il corpo.
Aveva ricevuto minacce di morte da tanti gruppi di fanatici sia sciiti che sunniti ma continuava a condurre il suo stile di vita abituale e “rifiutava l’uso strumentale della religione”. Era sciita praticante e sul suo profilo Facebook pubblicava spesso foto che lo ritraevano in visita ai luoghi sacri ma sempre vestito in maniera appariscente e poco adatto al clima conservatore diffuso in Iraq.
La sua scomparsa era stata denunciata già domenica da parenti e amici che hanno accolto la salma del giovane con dolore e cordoglio. La tragica morte di Karar è stata discussa e commentata sui social e i suoi amici più intimi non negano che non faceva nulla per allontanare o smentire le accuse, anzi spesso si mostrava provocatorio nei confronti dei fanatici che lo criticavano: in una delle ulte fotografie che aveva pubblicato sul suo profilo l’attore era vestito da donna per la parte che interpretava. “Noi lo ricordiamo sorridente. Non avrebbe fatto male a nessuno. Anche se non approvavamo come si comportava, lo rispettavamo sempre. E lo rispettiamo anche ora da morto” commenta un amico.