Brasil, Brasília, DF. 07/05/2009. O presidente Luiz Inácio Lula da Silva em cerimônia de formatura de diplomatas do Instituto Rio Branco, em Brasília. - Crédito:BETO BARATA/AGÊNCIA ESTADO/AE/Código imagem:49826

Duro colpo per l’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula, diventato il primo ex presidente della Repubblica a subire una condanna penale dal 1988, anno dell’entrata in vigore della costituzione.

La sentenza è stata emessa dal giudice federale Sergio Moro, responsabile dell’operazione Lava Jato che indaga sui fondi neri Petrobras, e corrisponde a 9 anni e mezzo di reclusione ma non sarà applicata fino all’esaurimento di tutti i gradi di giudizio.
Lula era già stato rinviato a giudizio altre quattro volte nella stessa inchiesta e ora è ritenuto colpevole di aver preso tangenti per una somma di reales che corrisponde a più di 1 milione di euro, grazie a tre contratti stipulati tra la società di costruzioni OAS e l’impresa statale del petrolio Petrobras. Una parte di questi soldi è stata utilizzata per la ristrutturazione di un attico di lusso a San Paolo.

Il giudice Sergio Moro ha inoltre condannato Lula a non poter più svolgere attività pubblica, e dunque politica, per 19 anni ma questa decisione entrerà in vigore solo dopo la condanna da parte di un organo collegiale, fino ad allora Lula ha dichiarato di essere pronto a candidarsi per le prossime elezioni presidenziali che si terranno nel 2018. Sorprendentemente, ancora oggi l’ex presidente è tra i candidati favoriti.

I legali di Lula affermano che egli è stato per oltre tre anni “soggetto a un’indagine politicamente motivata. Nessuna prova credibile di colpevolezza è stata prodotta, e schiaccianti prove della sua innocenza palesemente ignorate”. L’intenzione è quella di presentare un ricorso.