Immaginate d’aprire uno scrigno, da cui si sprigioni un vortice di passioni di secoli perduti. Ecco, sarebbe come sfogliare un romanzo di Carla Maria Russo

La scrittrice Carla Maria Russo

Carla Maria Russo scrittrice di intensi romanzi storici, svela a Ticinolive i segreti del suo successo: dallo studio approfondito dei personaggi all’umanissimo ritratto di essi sulla scena. Dal Medioevo Normanno di Costanza d’Altavilla a quello Francese di Eleonora d’Aquitania, al Rinascimento Milanese, con il vigoroso ritratto di Caterina Sforza, a quello della Serenissima dei Dogi, sino alla Milano degli anni ’40: Nella vastità dei secoli, la certezza del trionfo delle passioni.
Il Suo libro La Bastarda degli Sforza presenta il grande personaggio di Caterina Sforza come donna fragile e al contempo guerriera, talvolta sconfitta ma sempre vincitrice, in una parola: umanissima. Come è riuscita a rendere un personaggio così lontano nel tempo così attuale e umano?

In copertina, Caterina Sforza

Il lavoro attraverso il quale cerco di ricostruire e comprendere la psicologia di un personaggio consta di due fasi: una prima di studio molto approfondito del contesto storico, sociale e culturale della protagonista, partendo da quello a lei più vicino: la famiglia (e, in generale, tutte le figure che hanno inciso nella sua vita) e il clima che in essa si respirava: ideologia, tensioni, inimicizie, ambizioni, valori, educazione impartita etc. Tutti questi elementi influiscono in modo cruciale nel determinare il tipo di infanzia e adolescenza che la protagonista vive e si traducono in carattere, personalità e passioni che la contraddistingueranno.
Pensiamo, per esempio, all’influenza profonda che due personaggi opposti come la nonna Bianca Maria e il padre Galeazzo esercitano su Caterina. O quanto fondamentale si riveli, per il formarsi delle sue inclinazioni e abilità, il crescere in una roccaforte, a continuo contatto con le armi e i militari. Importantissimo è però anche allargare l’orizzonte degli studi al momento storico e al tipo di società in cui la protagonista si forma (avvenimenti politici, strutture di pensiero, tradizioni, usi e costumi etc) perché queste circostanze contribuiscono tutte a determinare la personalità di un individuo. Tuttavia già durante la fase di studio di questi elementi oggettivi e ancor di più dopo, nel momento della narrazione, entra in gioco il secondo elemento che aiuta nella ricostruzione della psicologia di un personaggio, ed è la sensibilità e l’acume di chi scrive, che deve “interpretare” il personaggio, ovvero calarsi nei suoi panni e trasformare l’insieme delle informazioni raccolte in comportamenti, azioni, decisioni, giudizi, dialoghi. E’ come, per fare un esempio, recitare un pezzo teatrale: un conto è conoscere a memoria il testo, tutt’altro interpretarlo e renderlo vivo. E la riuscita dipende dal talento dell’attore.
Ne I giorni dell’amore e della guerra, ovvero il seguito de La Bastarda degli Sforza, racconta (anche) la rinascita della protagonista che, rimasta vedova di un marito spietato e impostole, Girolamo Riario, si innamora per la prima volta. Un’immagine di Caterina lontana, forse, dalle biografie consegnateci dalla storia, che la vedono come donna cinica e bellicosa…
Una delle scoperte che hanno sconcertato me per prima è stata la forza della passione che ha travolto una persona razionale e anche dura, severa, intransigente quale lei era. L’esperienza di Caterina mi ha fatto molto riflettere sulla forza smisurata di questo sentimento e sui profondi cambiamenti che è in grado di operare nell’animo degli esseri umani. Credo di poter dire che Caterina stessa ne sia rimasta sorpresa e sconcertata. Va detto che questa passione così travolgente, se da una parte la umanizza e la arricchisce molto come donna, dall’altra, per il contesto storico e familiare in cui sboccia e per il modo drammatico in cui si conclude, riporta in auge tutti i tratti più feroci de La Tygre.
Ha mai pensato di dedicare un romanzo anche a uno dei figli di Caterina, Giovanni dalle Bande Nere?
Sì, ci ho pensato e non è escluso che un giorno accada.
Da La Regina irreverente che narra la vita di Eleonora d’Aquitania a La Sposa Normanna, dedicato invece a Costanza d’Altavilla. La prima da regina a monaca (seppur negli ultimi anni di vita), la seconda da monaca a regina. Ha mai pensato a questa dialettica?
Giusta osservazione. Una parabola che definisce molto bene le personalità profondamente diverse dell’una dall’altra.
Curiosità: Lei riesce a spaziare dal medioevo fiorentino, con il dantesco Farinata ne Il Cavaliere del giglio al rinascimento della Serenissima con L’amante del Doge. Sino alla sua ultima fatica letteraria, Lola nascerà a diciott’anni, ambientato nel secolo scorso. Come riesce a calarsi ogni volta in un’epoca e in un luogo diversi?
Spaziare da un’epoca all’altra è legato al fatto che io non sono interessata tanto alla Storia con la S maiuscola ma alle storie, quelle individuali e personali. Mi colpisce e mi piace narrare le singole vicende umane, specie quelle ricche di forte pathos ed emozioni. Poiché ciascuna vicenda si verifica in un certo momento storico, non posso che rispettare questo dato oggettivo. Questa è dunque la ragione per la quale spazio da un’epoca all’altra. Certo, per me ne deriva un lavoro non indifferente perché ogni epoca va studiata con la massima cura in tutti i suoi aspetti, dai grandi avvenimenti politici, alle strutture di pensiero, alla produzione artistica e culturale, agli usi, costumi, abitudini, modi di vivere, vestire, festeggiare, etc. Ogni libro mi costa un grande impegno di ricerca e approfondimento, su questo non ci piove. Tuttavia studiare un’epoca e “impossessarmene”, ovvero comprenderla a fondo, rappresenta uno dei tratti più affascinanti del mio lavoro. Ed è anche il presupposto indispensabile per l’approfondimento psicologico dei personaggi, ovvero per creare protagonisti originali e ricchi di sfumature e non “figurine” false e stereotipate.
Si può esplicare il titolo emblematico di Lola nascerà a diciott’anni?
E’ dovuta al fatto che Lola, una delle protagoniste del romanzo assieme a Mara e Mario, solo a quella età scoprirà il suo vero nome, la sua vera identità e la sua storia personale, conoscendo finalmente sua madre Mara. Dunque la vera Lola nasce (o rinasce) allora, quando ormai ha diciotto anni.
Come trae ispirazione per ogni sua nuova creazione letteraria?
Nei modi più disparati ma certo il fatto di leggere e studiare molto mi consente di imbattermi continuamente in nuove e avvincenti avventure umane. Occorre leggere tenendo le antenne sempre vigili e pronte a cogliere la particolarità e il fascino di una storia, che magari si cela in qualche angolo buio.
È l’attuale epoca di suo gradimento, o avrebbe preferito vivere in un altro secolo?
No, sono felicissima di vivere questo momento della storia dell’umanità.

Oggi. L’editoria è un mondo difficile. La storia non sempre ha successo. A cosa deve, a parer suo, il grande successo raggiunto dai suoi romanzi storici? Qual è il rapporto tra pubblico e romanzo storico, oggi?
Premesso che il romanzo storico non è mai morto e, anzi, sta vivendo oggi un momento molto felice, secondo le mie lettrici e lettori, il segreto dei miei romanzi è che trattano sempre vicende profondamente umane e ricche di forti emozioni. Inoltre, sebbene ambientati nel passato, affrontano temi molto moderni e di grande attualità. Si pensi per esempio a La Sposa Normanna: il tema trattato è quello del rapporto fra la donna e la maternità, quanto un’esperienza così cruciale possa trasformare una donna nel profondo, al punto che la timida, malaticcia e sottomessa Costanza, nel momento in cui stringe suo figlio fra le braccia e si rende conto che, sebbene appena nato, già rischia la vita, si trasforma in una madre pronta davvero a tutto, anche alle più feroci decisioni, pur di salvare la sua creatura. In La bastarda degli Sforza il tema trattato è quello, quanto mai attuale, della violenza sulla donna, nelle sue molteplici forme: familiare, politica, sessuale. Ne La Regina Irriverente è analizzato il rapporto di coppia e le pressioni, le difficoltà che possono comprometterlo, anche quando i due sposi si amano. E potrei continuare, perché ogni libro affronta una tematica.
Per concludere. Una frase d’auspicio a tutti coloro che vogliano cimentarsi nella scrittura di romanzi storici?
Per poter scrivere, tre sono regole auree da seguire: leggere, leggere, leggere. Non uno, non dieci, non cento, ma MIGLIAIA di libri.
Carla Maria Russo

Intervista di Chantal Fantuzzi

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