La polemica infuria e nella tempesta non poteva mancare la parola del personaggio principale, colui che è da 7 anni il direttore dell’aeroporto, che ringrazio per la sua cortese disponibilità.

Un’intervista di Francesco De Maria.

2017

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Francesco De Maria  Quali sono stati i suoi studi, le sue esperienze e la sua carriera, sino alla direzione di Lugano Airport?

Alessandro Sozzi Mi sono laureato in Giurisprudenza per poi specializzarmi in Diritto del lavoro. Un po’ per una casualità, ancor prima di terminare gli studi ho cominciato a lavorare per DHL, noto corriere aereo; quel mondo “aereo” mi ha da subito conquistato per poi dedicargli con passione oltre 20 anni di lavoro. Dopo DHL sono stato manager in FedEx, il corriere aereo piu’ grande al mondo, ho lavorato come dirigente in Aviapartner, società multinazionale di servizi di assistenza aeroportuale (handling) , poi sono stato Direttore Operativo all’aeroporto di Firenze e quindi oggi e fino al 31 agosto Direttore dello scalo di Lugano. In questi 20 anni mi sono quindi occupato di cargo, logistica, assistenza ai passeggeri, security, sviluppo commerciale aviation e in genere di airport management.

Come è avvenuta la sua assunzione quale direttore?
AS  C’è stato un concorso internazionale con, se non ricordo male, 270 candidati e alla fine, previo assessment con la società Spencer Stuart di Zurigo hanno scelto me.

Il 31 agosto lei lascerà. Perché?
AS  Come le è noto, per una questione di deontologia professionale non intendo commentare ulteriormente le motivazioni delle mie dimissioni oltre a quanto già non comunicato ufficialmente. Tutto ha un inizio e una fine e sette anni nella stessa azienda mi sembra un periodo significativo. Pensi che nel mio contratto di lavoro, stipulato in aprile del 2010, c’è indicato l’auspicio affinché io rimanessi nel ruolo perlomeno per cinque anni. Siamo andati oltre le reciproche aspettative e comunque sono stati raggiunti e superati tutti gli obiettivi assegnatomi.

Vorrei che lei tracciasse un bilancio dei suoi anni a Lugano Airport dal punto di vista 1) dei risultati raggiunti 2) della soddisfazione personale.
AS  Non sta a me tracciare un bilancio del mio lavoro. Posso dire che sono stati anni molto intensi e di soddisfazione. Nel 2010 la società perdeva oltre un milione di franchi l’anno, oggi ci avviamo verso il terzo anno in pareggio con il 2015 e 2016 in sostanziale utile. Credo che sia un traguardo che vada al di là di quelle che erano anche le piu` rosee aspettative. La pista è stata allungata, il parco mezzi radicalmente rinnovato, il numero degli occupati aumentato, le infrastrutture parzialmente rinnovate. Inoltre molte persone all’interno dell’azienda sono cresciute professionalmente attraverso un’opera di affiancamento e formazione notevole. A settembre verrà riattivato il collegamento con Roma e sono in cantiere altri progetti di sviluppo, siamo stati il primo aeroporto regionale svizzero ad essere certificato con i severi standard EASA per la sicurezza, abbiamo sviluppato il segmento della General Aviation portandolo ad un livello di servizio ottimo e con un’interessante profittabilità.Siamo inoltre vicini all’approvazione di sostanziali miglioramenti delle procedure d’avvicinamento, insomma in questi sette anni insieme alla splendida squadra che ho avuto l’onore di dirigere un po’ di cose le abbiamo fatte!

Le implicazioni politiche di tutte le questioni relative all’aeroporto (lottizzazione, direttive di fondo, finanziamento pubblico, ecc.) sono sempre state pesanti e hanno raggiunto, oggi, un livello parossistico. Come le ha vissute e come le vive? Fino a che punto hanno intralciato il suo lavoro?
AS  Di mestiere dirigo aeroporti e non faccio il politico quindi non desidero entrare nei dettagli. L’unica cosa che posso affermare è che la consapevolezza di quanto sia cruciale un aeroporto efficiente per l’economia del cantone è un dato non assodato anche in quegli ambienti dove dovrebbe esserlo da decenni. Il vero problema dell’aeroporto non sono le sciocchezze che si sentono dire su Alptransit o sulla Stabio-Arcisate, argomenti poveri facilmente confutabili con i fatti e nemmeno la sostenibilità del bacino d’utenza naturale dell’aeroporto. Il vero problema è l’accessibilità all’aeroporto ovvero il suo collegamento con treno e strada. L’aeroporto è stato oggettivamente ignorato dalla pianificazione cantonale da perlomeno 15 anni. Tutti si aspettano che l’aeroporto “decolli” ma chi deve pianificare i tracciati ferroviari, stradali e in genere pianificare le reti territoriali non solo si limita ad ignorare l’aeroporto ma se puo’ lo osteggia. L’aeroporto è uno strumento di sviluppo del territorio e deve essere inserito in un ambito di pianificazione piu’ generale; noi da soli non potremmo mai raggiungere gli obiettivi di crescita senza che le istituzioni pubbliche svolgano il loro compito.

Se qualcuno le dicesse – in un modo tanto ingenuo quanto brutale: “Lugano Airport non ha le compagnie, le rotte, la massa critica dei passeggeri, dunque non può sopravvivere”… lei che risposta darebbe?
AS  Se credessi che fosse in buona fede gli direi di posare il fiasco. Se di contro intravedessi la mala fede penserei che è uno dei tanti speculatori a cui fanno gola i tanti ettari su cui insiste l’aeroporto e su cui ci vedrebbe bene tanto cemento e magari l’ennesimo centro commerciale. Mi fa sorridere, se pur amaramente, che i complici inconsapevoli di tali disegni sembrano essere proprio i verdi e i socialisti. Chi vuole un ambiente migliore e si erge a sostegno dei lavoratori rischia di mettere la pistola in mano a chi vuole uccidere ambiente e posti di lavoro.

Per quale ragione, all’annuncio delle sue dimissioni, tre membri del consiglio d’amministrazione di LASA hanno annunciato le loro?
AS  Lo chieda a loro. Io ho deciso di non fare l’avvocato molti anni fa e quindi rappresento solo me stesso.

Lei ha avuto parte nella concezione e nella stesura del “Messaggio da 20 milioni”? Se sì, esattamente quale?
AS  In quanto Direttore dell’aeroporto ho partecipato piu’ che attivamente nel delineare il piano industriale, verificare la sua sostenibilità e prospettive, valutarne gli scenari, direi quindi un apporto sostanziale. Posso anche aggiungere che se si confronta il piano industriale interamente preparato da me nel 2011 e le sue versioni successive passate al vaglio da importanti società di consulenza, le linee essenziali sono rimaste le medesime. L’unico fattore che è cambiato è il tempo, sono passati 6 anni e siamo ancora a parlarne; speriamo che ancora una volta non si decida di non decidere magari assegnando l’ennesimo incarico a un consulente.

Se il Messaggio fosse ritirato, l’aeroporto ne subirebbe un grave danno?
AS  Certo che sì, perché sarebbe annullato o sospeso l’iter per lo sviluppo dell’aeroporto facendo il gioco proprio di chi intende specularci sopra. Se cio’ avvenisse assisteremmo subito dopo a un rivivacizzarsi di tentativi di mettere le mani sulla gestione aeroportuale e sui terreni della Città di Lugano: prima si genera la morte del paziente perché non gli si somministra la cura e poi si corre in casa sua a frugare nei cassetti.

La Direzione dice: “I conti chiudono in attivo”. Ma c’è chi afferma (pensando agli ultimi 10 o 15 anni): “La Città ha elargito, sotto varie forme, 15, o addirittura 30!, milioni”. Come la mettiamo?
AS  La mettiamo che chi lo afferma o è male informato oppure ha scarsa memoria. Ovvio e noto che in passato è stato necessario ricapitalizzare l’azienda che ogni anno perdeva soldi, come è ovvio che si sono resi necessari interventi onerosi sull’infrastruttura che invecchia e che si deve adeguare a norme sempre piu’ stringenti, ma chi fa questi conti si dovrebbe assumere le proprie responsabilità per scelte dissennate fatte in passato che sono state le cause principali del disavanzo: parcellizzazione delle proprietà all’interno del perimetro aeroportuale con i fondi redditizi in mano a privati e i costi di manutenzione e d’esercizio di responsabilità della Lugano Airport SA, in altri tempi l’avrebbero chiamata la privatizzazione dei profitti e la gestione dei costi in mano pubblica. Sono discorsi e argomenti che lasciano esterrefatti per la pochezza logica: si lascia un’infrastruttura abbandonata a se stessa, non si decide (ed è l’oggetto principale del messaggio dei c.d. 20 milioni) sul suo futuro aggravando la situazione e dulcis in fundo si scaricano le responsabilità per le proprie scelte sbagliate sulla gestione dell’aeroporto, siamo al paradosso!

Negli ultimi tempi come ha vissuto i rapporti con i sindacati? Le sono state mosse delle accuse? Quanto fondate?
AS  Nel mio lavoro ho a che fare con i sindacati da oltre 20 anni, è il mio lavoro e mi piace molto. Le accuse che mi sono state mosse sono semplicemente ridicole ed evidentemente strumentali ad altri fini; sarebbe pero’ poco elegante e imbarazzante per taluni entrare nei dettagli, preferisco guardare oltre e augurare ogni bene a chi rimane.

Lei ha subito diversi attacchi a mezzo stampa e sui social, più o anche meno pacati. Alcuni scontati e banali (sul suo stipendio, sulla sua buonuscita), altri più sostanziali. Ha provato un sentimento di ingiustizia? Di incomprensione? Avrà trovato, immagino, dei difensori.
AS  E’ normale che occupando un incarico con un’alta visibilità ci si esponga a critiche, alcune pacate altre oltre che banali anche fuori da ogni criterio di decenza. Segnalo che ho ricevuto anche degli apprezzamenti e in ogni caso fa parte del gioco e la cosa non mi preoccupa piu’ di tanto, la mamma dei cretini è sempre incinta ad ogni latitudine.

Nel suo lavoro ha incontrato spesso il Sindaco (ovviamente dal 2013)? Tra voi c’è sempre stato un buon feeling?
AS  Mi sembra, mi perdoni, una domanda fuori tema. Parliamo di lavoro, si discute, ci si confronta, con il Sindaco come con gli altri membri del Consiglio d’Amministrazione.

La domanda finale… è obbligata. Che ricordo serberà di Lugano?
AS  Non diamo per scontato (sebbene sia probabile) che andro’ via da Lugano, non esiste solo l’aeroporto! Ad ogni modo è una Città in cui credo di essermi ben integrato e che potrei anche considerare casa. Mi dispiace molto e mi continuero’ a rammaricare del fatto che il rapporto amore-odio con l’Italia sia irrisolto da ambo le parti, come un eterno complesso edipico, ma questo è un altro tema.

Esclusiva di Ticinolive