Non so, “mia” cara Patria, se sia io ad aver smarrito i tuoi connotati,

o se sia invece tu a non riconoscermi più attraverso i dati che figurano sul mio passaporto rosso. Non mi sembra comunque, almeno per il momento, d’avere l’alzheimer. E pensare che una volta, fino a quando navigavo intorno ai vent’anni, potevo disporre anch’io di ben due carte di identità: una per via dell’attinenza, e una seconda in virtù dello ius soli. Anche se me ne bastava  una sola; soprattutto per non dover compiere la scuola reclute due volte: una con la gamella, e l’altra (la naja) con la gavetta! Poi è nata l’Europa, e con essa il “multiculti”, il “multistati”, e il “multitutto”. Ormai si circola in tutte le direzioni; alcuni spiaggiano, altri finiscono in fondo al mare… È la deriva dei continenti: cosa vorresti di più, mia cara Elvezia?

Alcune persone, di passaporti oggi, oltre a quello rossocrociato, ne possiedono, insieme allo smartphone griffato, magari un altro paio: come le calze o le scarpe, da poter cambiare secondo le circostanze, a dipendenza dell’aria che tira. Poi però nemmeno forse sanno quando e dove sono nati. Ma cosa pretendi di più, è il mondo che cambia e che s’affloscia, mia cara ex Giovinezza!

Nel periodo bellico in cui la generazione del sottoscritto veniva concepita, in Svizzera esistevano – oltre al “ridotto”  anche altri confini da difendere. In paesi a noi vicini, qualcuno al confino veniva spedito. In tutte le aule scolastiche del nostro cantone, dove si scriveva ancora con penna e calamaio, stavano appesi due grandi ritratti: quello di Stefano Franscini, il padre della scuola pubblica;  e un altro, quello del general Guisan, l’Henri che stava a capo della truppa: anche perché, per entusiasmare i soldati, l’esercito non disponeva di più prestigiosi e mitici eroi…

Poi con la pace, è arrivato anche il boom economico degli anni Cinquanta; e giù in Europa a satollarsi tutti a più non posso mentre dall’America arrivavano le penne a sfera e la Coca Cola; senza contare la crisi di Cuba con relativa Baia dei Porci. Nell’Ottantanove è poi caduto il muro… E molti si son messi a mangiare i berliner… Ma non avevano fatto i conti con l’imminente crollo – oltre che della “cortina di ferro”–  anche dello “stato sociale”. Così, dopo l’abbandono della copertura del dollaro con l’oro,  dagli USA, insieme alla svalutazione della moneta verde, gli americani hanno cominciato a invaderci coi “personal…”. E infine – dopo averci sommersi con i subprime (ma chi processerà gli yankee dalla pistola facile ancora fumante?) è giunta dagli Stati Uniti pure l’era dei “social”, che non sono naturalmente i “soci della birra”!

Oggi anche certi economisti da premio Nobel si chiedono perché si sia finiti così in basso… Beati loro e loro santissima ingenuità.

Ma prima ancora che ai Nobel, siccome gli svizzerotti sono sempre in orario, da noi già si stava pensando alla costruzione – ma certo, a nostre spese! – dell’Alptransit; e alle relative sue ricadute: dormi qui, lavori là… Tutte occasioni da non perdere e, ovviamente, da cogliere subito, come le margheritine e il “telelavoro”! Quando poi il tunnel ferroviario più lungo del mondo è entrato in esercizio… tutti, come guardoni, son corsi a sbirciare.

Ma c’era ben poco da vedere perché si trattava soltanto di un lungo buco nero. Altro che i panorami alpini con le mucche al pascolo fin lì godibili, tra una galleria elicoidale e un’altra, attraverso i finestrini della Gotthardbahn. Adesso che il lavoro è finito, che di lavoro non ce n’è più quasi per nessuno, c’è chi vorrebbe assegnarlo a “Prima i nostri!”. Sembra una barzelletta, di quelle che raccontavano il Tino Scotti e il Gino Bramieri quando i nostri “vecchi” andavano ad applaudirli nei teatri a Milano!

Certo, per farci ridere, ogni tanto al Palacongressi di Lugano invitano dal sud anche qualche Grillo – più o meno orecchiante – ma con il profumato onorario in sonanti franchi svizzeri. E giù tutti a ridere. Altro che i bei tempi antichi che furono, come quelli di “Cavalleria Savoia”… L’altro giorno, sulla Stabio–Arcisate, in territorio italico, hanno abbattuto l’ultimo diaframma di una galleria lunga mille metri. Ma a nessuno è scappata una crassa risata con fragorosa finale pernacchia.

Da noi, per fortuna, ormai tutto è oggi a chilometro zero, come il “bio” fuori casa. Tranne che per La Posta. Una volta c’erano le PTT, dall’impiego sicuro e la pensione assicurata fino alla cassa da morto. Di questi tempi invece, se alla posta vai per effettuare un versamento, o per ritirare una raccomandata, alla fine sei quasi obbligato ad acquistare, oltre alle caramelle, anche un “gratta e vinci”. Chissà quanti ne gratteranno durante un intero anno i direttori delle “benemerite PTT, e delle  FFS, sempre in perfetto orario…Altro che accendere qualche candela a San Precario!

Per i TT, già Telefoni e Telegrafi (non l’Avvocato…!) è però tutto un altro discorso: anche perché la telefonia oggi si chiama Swisscom. Vuoi mettere, quando ci sta di mezzo la lingua inglese che è una garanzia per il prodotto? Soprattutto se si tratta di un pacco. O anche soltanto di un pacchetto. Questi della tecnologia del futuro fanno adesso andare tutto sulla “banda larga”: come per le mutande, extra large. Così tu non capisci (non senti) più un tubo – non quello delle fibre ottiche!– , ti cadono le brache, e sei quindi obbligato a chiedere spiegazioni attraverso un call center: ma, attenzione, non il call… per la cura dei calli!

Certo, con qualche voce umana (o umanoide) quelli della Swisscom, prima di proporti un nuovo pacco (senza la gala e il nastro), ti fanno ascoltare tanta bella musica… Manco non bastassero tutti i festival canori di questa nostra madre terra… Festival durante i quali alcuni anche se le suonano…. Ma sai, mia dolce e cara Elvezia, è la cultura degli eventi!

Ma va là…  Ora facciamola però finita, e godiamoci finalmente in santa pace anche noi il Primo di agosto – tra un tic e un tac – (tachete ti i to tacc?) con un’ abbondante sana grigliata alla carbonella – che tutto il resto è solo contorno: magari con in prospettiva una Curafutura… Se poi pensiamo alle previsioni del tempo che il buon Piernando e tutto il suo harem, prenden–doci giornalmente per …(la gola?) ci ammannisce ogni sera suddivise in due mezze porzioni, tra un Quotidiano ristretto e uno smorto Telegiornale…!

Se però la grigliata nostrana non rientrasse nei vostri più delicati  vegetariani (o vegani) salutari gusti, potreste magari andare a farvela preparare alle Bahamas, alle Maldive o alle Seychelles con delle verdure fresche del posto, olio extra vergine e un po’ d’aceto; e servire secondo le vostre più particolari personali esigenze, o desiderata. Naturalmente con partenza low cost (senza però garanzia di ritorno) da Orio al Serio. Oppure, se preferite rimanere sul posto – ancor più economicamente! – da un nostrano Orio al faceto.

Per la Svizzera che fu. Anche senza il ticket che verrà…

Orio Galli