Papa Francesco appoggia la proposta di legge del PD dello Ius Soli e dello Ius Culturae. Ebbene: Tre motivi per dimostrarvene l’assurdità.

Papa Francesco si schiera apertamente col PD, sostenendo lo ius soli in virtù dello ius culturae ovvero, facendo appello anche  alla convenzione internazionale sui diritti del fanciullo.  Dimenticando, tuttavia, di contestualizzarne i seguenti punti.

 

  1.  lo ius soli sarebbe finalizzato al “diritto di acquisire la cittadinanza al compimento di almeno un ciclo scolastico” Ebbene. non mi risulta che i figli di immigrati non siano agevolati nelle scuole italiane, tutt’altro. Pur rallentando le  intere classi per il loro apprendimento spesso più lento (per le difficoltà di lingua, ma quelle rimangono anche dopo un timbro in inchiostro di una fantomatica cittadinanza su un foglio, semmai la di loro scomparsa sarebbe sintomo di un buon traguardo per la cittadinanza, ma vabbè), pur rallentando gli altri scolari, dicevamo, essi sono ben accolti dall’apparato scolastico, integrati e messi a loro agio. Fate un giro in una scuola elementare italiana, non ne troverete una che non inneggi all’accoglienza, in cui i bambini fanno il girotondo cantando canzoni africane, che ovviamente non capiscono (studiare il Cinque Maggio, come una volta? Puah, roba superata, roba da vecchi.)
  2. “garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi.” Ebbene. Nelle Università Italiane i requisiti per ottenere la borsa di studio sono di essere, per l’appunto, apolidi o rifugiati politici. Non scherzo: barrando la casella dei requisiti richiesti sulla voce che certifica il proprio essere “apolide” o “rifugiato politico”  da l’accesso a una borsa di studio di un importo sino a 3mila euro. L’iscrizione all’Università statale per gli aventi un reddito zero (come, presumo, i rifugiati, a meno ché non siano figli segreti di un principe saudita) è pressoché gratuita. Tutto ciò non riguarda i cittadini italiani i quali 1) non hanno diritto alla borsa di studio se proprietari di anche modestissimi immobili 2) non hanno diritto a una borsa di studio nemmeno se laureati a pieni voti. (al massimo gli italiani vengono agevolati con una minima decurtazione dalla seconda rata). A che gioverebbe, dunque, ai profughi, divenire Italiani?
  3. il Papa ha inoltre sostenuto che “l’integrazione dei migranti dovrebbe avvenire attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti linguistici ed economici per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese”  Ebbene. Già di per sé quest’ossimorica affermazione è contraddittoria: perché Sua Santità prima parla di Ius culturae se poi mette in secondo piano i requisiti linguistici? La conoscenza della lingua del paese in cui si va a vivere la base dell’integrazione. Come si potrebbe, poi, aspirare alla cittadinanza di un paese senza conoscerne la lingua? Come si può chiamare cittadino “italiano” un individuo che parli solo triglino? Infine, la questione dei requisiti economici pone di fronte a un ultimo, palese punto di non ritorno. Lady Merkel, tempo fa, aveva chiuso i muri e detto si solo ai siriani educati, magari con un buon reddito bancario e di buona cultura, per integrarli nella forza lavoro della Germania. L’Italia, al contrario già allora, inghiottiva circa 200mila immigrati subsahariani annui, privi di cultura e soprattutto privi di carta d’identità (cosa certifica, in essi, che non abbiano avuto contatti coi terroristi?). In Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 43%. Come possono dunque immigrati senza requisiti economici, bisognosi di sussidi e assistenzialismo,  restarvi a lungo termine senza incrementare il deficit irreversibile che l’Italia si trova a dover vivere? Essi vanno a incrementare, semmai, anziché la forza lavoro della Germania, la forza disoccupazione dell’Italia.

Il cibo non va negato a nessuno. Il mondo è terra di tutti. L’ovvietà dei discorsi topici è ormai palese a chiunque. Gli aiuti umanitari ai paesi in difficoltà debbono essere garantiti, e questo dovrebbe essere un fatto imprescindibile. Ma negare l’evidenza dei confini, l’appartenenza guadagnata a un paese, questa è follia.

Chantal Fantuzzi