Da Rossini a Drigo, da Paganini a Bazzini, il violinista di fama internazionale Giovanni Angeleri, ha onorato Astana EXPO con la propria arte. 

Ha ottenuto il Premio Paganini 1997, (entrando nella ristretta rosa degli unici tre violinisti italiani che nella storia di questo prestigiosissimo concorso hanno ottenuto la vittoria), ma il suo nome compare già quando, giovanissimo, entrò nell’Albo d’oro dei vincitori del “Kreisler” di Vienna, del “Lipizer”, dell’”UNISA” di Pretoria. Primo e tuttora unico vincitore italiano del Primo Premio assoluto del “Vaclav Huml” di Zagabria, l’artista mondiale si racconta a Ticinolive.

“Mandar luce nel profondo del cuore umano- ecco il dovere dell’artista” questa scintillante e intensa frase di Schumann compare sul Suo sito. Cosa prova lei, nell’essere artista, e nel mandare luce nei cuori dei suoi ascoltatori?

Come interprete provo un sentimento di meraviglia e intima consolazione quando di fronte alle composizioni dei grandi Autori mi avvicino abbastanza per scorgere quella luce di cui parla Schumann, mi sembra di entrare in un bosco fantastico in cerca di gemme splendenti che segnano sentieri di fiaba. Poi, durante il concerto è una vera gioia ripercorrere quei sentieri insieme agli ascoltatori, cercando di suscitare nei loro cuori i sentimenti e le emozioni che ho riconosciuto.
Penso che la frase di Schumann ci possa aiutare a riflettere sulla funzione dell’Arte nel mondo di oggi: spesso vedo l’Arte portata a scivolare verso il puro intrattenimento, seguendo logiche lontane a ogni ideale di sviluppo della persona.
Credo fermamente che nelle opere dei grandi Artisti ci sia un messaggio, veicolato dal linguaggio formale e dai significati che con questo linguaggio si possono esprimere, un messaggio dicevo, rivolto al “profondo del cuore”, per rimanere a Schumann.

Giovanni Angeleri, padovano di nascita é attualmente docente al Conservatorio di Rovigo. Nel 2005 il Comune di Padova gli ha conferito il Sigillo della Città. Ha suonato violini storici del XVI e XVIII secolo, alcuni dei quali appartenuti a Paganini e altri celebri virtuosi dell’800.

I prestigiosi premi da lei ottenuti sono molteplici. Qual è quello che ritiene più significativo?

Senz’altro il Premio Paganini: fin da piccolo ascoltavo le finali alla radio e pensavo al vincitore che avrebbe poi potuto suonare sul violino di Paganini, quando ho avuto quest’onore è stato veramente il sogno di un bambino che si è realizzato.

Astana EXPO. Un’occasione memorabile, immagino…

E’ stato un onore portare all’EXPO di Astana opere per violino di compositori Italiani: Rossini e Paganini, universalmente noti, Drigo e Bazzini paradossalmente più conosciuti in Kazakistan che in Italia, grazie alla considerazione di cui godevano prima in Russia e poi in tutta l’Unione Sovietica.

Cosa ricorderà di Astana?

L’EXPO e la città di Astana lasciano ricordi intensi: direi che ispirano una certa fiducia nel futuro, ma curiosamente unita a un senso di incertezza: si può avanzare spediti verso il progresso… ma si potrà perdere quest’obbiettivo e lasciare che tutto venga assorbito da un triste degrado?

Qual’è il suo compositore preferito?

Arcangelo Corelli, un altro amore d’infanzia che si rivela ad ogni fase della vita sempre più grande…

Per concludere. Riassumerebbe con una frase o con un motto l’essenza della musica?

La Musica fa vibrare le corde della nostra anima, senza smettere di stupire il nostro intelletto.

 

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi