Neglli Stati Uniti gli uragani non sono certo una novità, ma quando sono forti e duraturi come Harvey, la catastrofe è praticamente inevitabile. Flagellato da ormai 5 giorni, il Texas è stato sconvolto anche da due esplosioni in un impianto chimico. Nonostante l’azienda Akrema abbia dichiarato che non sono fuoriuscite sostanze tossiche, 10 persone sono state ricoverate per accertamenti.
Intanto sale a 37 il tragico bilancio delle vittime di Harvey e mentre la fondazione Leonardo DiCaprio ha donato un milione di dollari per l’emergenza uragano, Donald Trump continua ad essere criticato per un atteggiamento ritenuto superficiale. Gli viene rimproverato che in occasione della visita sul luogo del disastro egli non abbia approfittato della sua visibilità per lanciare appelli per aiuti e donazioni e sensibilizzare gli americani sul tema, rimanendo invece troppo concentrato su sé stesso. Per placare gli animi il presidente ha twittato: “Dopo essere stato testimone diretto dell’orrore e della devastazione causata dall’uragano Harvey, il mio cuore è ancora di più con il grande popolo del Texas!”.
L’impetuoso uragano ha colpito ora la Louisiana, già vittima nel 2005 del terribile Katrina, per poi proseguire verso l’Arkansas, il Tennessee e il Missouri. A Houston i soccorsi hanno salvato circa 9mila persone ma sono ancora numerosissimi i dispersi. Gli sfollati sono 30mila, raccolti in 230 centri di accoglienza sparsi per Houston, mobilitate anche Dallas e Austin.
L’uragano, oltre ai danni più ovvi, sta causando qualche problema al mercato petrolifero degli USA. Molti impianti texani sono stati chiusi e nell’insieme rappresentato l’un quarto di tutta la capacità della raffinazione degli States. Questo ha causato un rallentamento di 0.2% dell’economia americana sui mercati finanziari nel terzo trimestre.