Una gita in Campania, al suggestivo vulcano dei Campi Flegrei. Passeggiate, risa, ultime vacanze prima dell’apertura delle scuole, per la famiglia originaria di Torino e residente in provincia di Venezia, a Meolo. Poi, improvvisamente la tragedia. Il fratellino maggiore, Lorenzo, verso le 12 oltrepassa una zona proibita. Viene subito seguito dal padre, Massimiliano Carrer, 45 anni e dalla madre Tiziana Zaramella, 42, che tentano di fermarlo. Il figlio cade in una Solfatara, i genitori tentano di recuperarlo, ma vengono uccisi dalle esalazioni dei gas.
La Solfatara è un territorio vulcanico di oltre 33 ettari, gestita da privati, dalla Vulcano Solfatara srl. E’ un’area turistica aperta dal ‘900, anche se fu tappa per il Grand Tour settecentesco dei letterati. Monte Olibano, la vetta più alta, raggiunge i 199 metri d’altezza, mentre ai suoi piedi si estendono le fumarole, la BoccaGrande, il Pozzo dell’acqua minerale e le vecchie stufe, saune naturali.
Il fratellino più piccolo, rimasto solo, vedendo impotente la tragedia svolgersi a poca distanza, si è messo a correre, gridando aiuto ma, ormai, era troppo tardi.
La voragine nella quale sarebbero precipitate le tre vittime, si sarebbe ulteriormente dilatata con le precipitazioni. Profonda 2,30 metri, ha incamerato anidride carbonica, fatale per le tre persone.
“La scena più terribile che abbia mai visto, sono padre anch’io” racconta un testimone, pizzaiolo di una pizzeria vicina. “Ho visto il piccolo correre piangendo e ho subito capito che doveva essere successo qualcosa di terribile.”
“Sono qui da 40 anni e non è mai accaduto nulla di simile” dice il titolare del bar nei paraggi, che ha avuto il delicato compito di accogliere il piccolo sopravvissuto. Sono attesi i nonni del piccolo, da Torino.