2017

Nelle piazze della Catalogna s’intona l’Inno Catalano, al grido di “Indapendencia!” e “Visca Catalunya!”, ma Madrid blocca il Referendum del 1/10 – tensione alle stelle.

La situazione è tesa, in Catalogna. Nell’attesa di quel fatidico Referendum per l’Indipendenza, previsto per il 1 ottobre, ma che, forse, dopo gli arresti di oggi ad opera del governo centrale di Madrid, non si terrà, Spagna e Catalogna si guardano, faccia a faccia, l’una a imporre l’opprimente supremazia di stampo ancora franchista, l’altra a rivendicare le proprie storia e identità.
Enric Ravello Barber, Responsabile Rapporti Esteri di Som Catalans, partito identitario indipendentista di destra, racconta a Ticinolive la tesissima situazione catalana. “È da due settimane che il governo spagnolo – dice – cerca di impedire, con ogni mezzo, lo svolgimento democratico del Referendum per l’indipendenza della Catalogna. Oggi è passato alle maniere violente.”

Enric Ravello Barber, Responsabile Affari Esteri di Som Catalans – nella foto, al raduno leghista Pontida 2017, a fianco dell’europarlamentare Lorenzo Fontana (Lega Nord)

Cosa è accaduto, oggi, in Catalogna?
Sono state ritirate 10 milioni di schede elettorali, arrestate 14 persone tra membri del governo catalano e responsabili dell’organizzazione del referendum; e, infine, sono stati aperti 40 registi nelle sedi catalane di partiti indipendentisti.
Come ha reagito il popolo catalano?
Sono state indette manifestazioni all’unanimità, per rimarcare che il Referendum, comunque vada, e non importa quando, si farà ad ogni modo. Nessuna reazione violenta, da parte del popolo, quanto piuttosto un rimarcare la propria posizione.

Goffredo il Villoso (840 ca – 897) è considerato l’artefice dell’Indipendenza e dell’identità catalana. Combattente contro i Mori che volevano invadere la penisola iberica, fondò l’attuale bandiera della Catalogna, passando le dita insanguinate sullo scudo, andando così a creare il giallo che si fonde col rosso, dell’attuale bandiera catalana.
Ottobre 2017 sarà un mese pieno di tensioni: oltre al referendum per l’indipendenza della Catalogna, atteso per il 1 ottobre, vi saranno, in Italia quelli per la Lombardia e il Veneto, entrambi il 22 ottobre.

A suo parere, il Referendum si terrà, il 1 ottobre?
Dopo i fatti di oggi, non penso. La monarchia e il governo hanno evidentemente ancora un ruolo oppressivo troppo forte. Tuttavia ritengo che il governo spagnolo abbia fatto un grande errore politico: il mostrarsi, agli occhi dell’opinione pubblica, come totalitario, violento e antidemocratico.
Quale futuro, dunque, per la Catalogna, dopo i fatti di oggi?
Nell’immediato, la frustrazione. A un passo dal diritto per il Referendum, questo è stato negato.
Perché gli indipendentisti catalani sono scesi in piazza affiancando la bandiera dell’Unione Europea, a quella Catalana?
Perché essi sperano nel sostegno delle democrazie europee. La dimostrazione che il governo di Madrid ha dato di sé, oggi, è stata profondamente antidemocratica.
Oltre al vostro, quanti sono i partiti indipendentisti?
Ce ne sono vari, oltre a noi che siamo di destra, spaziano dal centro destra all’estrema sinistra, sino ad alcune liste civiche indipendentiste.
Perché si equipara l’oppressione di Madrid a Franco?
Poiché Franco, allora come ora, distrusse l’identità catalana.

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi