QUELLI CHE SONO (A BEN PENSARCI) I NOSTRI MIGLIORI AMICI

Mi sono imbattuto, passeggiando nel web, in questo articolo stupefacente, carico d’odio e (a mio giudizio) totalmente scriteriato, per non dire folle. 

Si tenga presente, per valutare correttamente la situazione, che il luminare di Barbengo aveva assimilato il voto dei cittadini ticinesi in favore della Civica al voto dei tedeschi che (in varie fasi) portò Adolf Hitler al potere, un potere dittatoriale e criminale. L’estensore dell’articolo (di cui non so nulla) non coglie – o finge di non cogliere – il punto essenziale, che è il seguente: che cosa dirà quel docente esagitato, privo di lucidità e di autocontrollo, ai suoi allievi? Paragonerà il dottor Siccardi al Caporale boemo?

Una parola bisogna spenderla anche per il capo del DECS, che sembra smarrito e incapace di prendere una decisione. Mai come in questi giorni egli è parso inadeguato al suo compito. Non una chiara parola di condanna è venuta da lui. Egli temporeggia e – verosimilmente – spera che l’uragano passi, risparmiandosi una doverosa sanzione, che lo renderebbe inviso alla corporazione e alla sinistra.

Cari lettori, leggete le rabbiose elucubrazioni che seguono. Poi domandatevi: non sono forse questi i nostri migliori amici?

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L’ondata di fango riversato sul docente di Barbengo e, successivamente, sulla docente della Spai a seguito di alcuni commenti su Facebook, peraltro sicuramente discutibili, e soprattutto le reazioni di vari esponenti politici culminate addirittura in interrogazioni parlamentari hanno un solo, univoco, e preciso nome: intimidazioni.

Non c’è altro nome per definire lo schifoso torrente vomitato dalle bocche degli utenti dei social, con tanto di richieste di tirare fuori i nomi, prontamente esaudite dagli Snowden da quattro ghelli di noi altri, con tanto di screenshot ottenuti da terzi, non avendo accesso alle bacheche delle persone in questione. Siamo al Terrore, signori: siamo arrivati alla delazione, alla minaccia neanche troppo velata, ai processi sommari in piazza, tutto ai danni non solo dei docenti, ma di chiunque abbia la sventura di avere un posto di lavoro pubblico e permettersi, O MIO DIO CHE SFACCIATAGINE, di esprimere un’opinione contraria ai desideri delle Signorie Loro, usando magari qualche termine un po’ più colorito.

E non si parla solo del caso dei due docenti in questione: è regolare, succede sempre. Oggi sono docenti, prima erano funzionari del DSS, prima ancora dipendenti RSI: chiunque ricopra un posto pubblico in Ticino è sottoposto a queste intimidazioni, invitato neanche troppo velatamente a stare zitto, a non esprimere nessuna opinione anche solo appena un po’ critica verso la situazione politica o economica in Ticino. È fuori da ogni logica che in un Paese che si definisce una grande democrazia, la libertà di esprimere il proprio pensiero di qualcuno, senza che questo chiaramente sia penalmente rilevante, sia commisurata al suo passaporto in primis, e secondariamente al suo posto di lavoro: ma cosa volete, che stiano tutti in riga a riverire il ritratto dei Consiglieri Federali ogni mattina e cantare le lodi della Patria, ringraziando umilmente per la sua immensa generosità nel dare uno stipendio anche a loro, poveri badini e/o indegni sinistroidi? Ma cosa siamo, in Corea del Nord? Facciamo come in Fantozzi, mettiamo la statua di Madre Elvezia in ogni atrio di ogni ufficio pubblico e obblighiamo i dipendenti ad inginocchiarsi ogni mattina, altrimenti li licenziamo in tronco per oltraggio a Madre Elvezia?

Se poi si ha la sfortuna di non essere svizzeri , allora veramente sarebbe meglio essere precipitati nel più profondo girone dell’Inferno, più o meno a metà fra i sodomiti e i lussuriosi, piuttosto che offendere le Vacche Sacre Ticinesi osando esprimere il proprio modesto pensiero. Perché, lo sappiamo, il passaporto elvetico è una sorta di Grazia innata che non tutti possono avere, ma che puoi scoprire dentro di te se impari a stare zitto e fare come ti dicono lorsignori: sarà l’influsso di Calvino, non c’è altra spiegazione. In questo caso, probabilmente, se queste persone fossero sommersi di cacca, non avrebbero neanche il diritto di dire che puzza senza essere minacciati di sospensioni, licenziamenti, espulsioni, ritiro del permesso, forse anche di essere messi alla gogna in Piazza della Foca o (spoiler, ma se non ci siete ancora arrivati un po’ ve lo meritate) costretti alla Walk of Shame come Cersei Lannister o espulsi con la catapulta. In alternativa, è possibile fare ammenda dei propri peccati e fustigarsi pubblicamente nella suddetta piazza, per poi prendere i voti e rinchiudersi nel convento di Bigorio a meditare sulla propria insolenza.

È ora di finirla con queste intimidazioni, perché, ripeto, di questo si tratta, anche se qualcuno vuole farle passare per azioni di difesa dei Ticinesi: sono intimidazioni, ricatti morali, minacce, indegne di essere pronunciate non solo dalla marmaglia che appesta i social, ma anche dagli stessi esponenti politici che se ne vantano per aizzare il popolino contro l’untore frontaliere o l’avvelenatore dei pozzi cantonali.

Tutto questo, ricordiamolo, mentre le Signorie Loro possono permettersi di paragonare gli stranieri ai ratti o ai sacchi della spazzatura, mentre chi ruba milioni di soldi pubblici viene candidato, mentre se si ha la fortuna di essere docenti e leghisti ci si può permettere di minacciare gli allievi, è possibile pagare una miseria i lavoratori, assumere frontalieri al posto dei residenti insultando questi ultimi, anzi, quelli lì: alle Signorie Loro è concesso di chiamare bambela i Consiglieri Federali, dev’essere una qualche antica prerogativa dei Puri Elvezi. Speriamo che non inizino a pretendere la decima o ad accampare anche lo ius primae noctis, non si sa mai.