Si frantumano gli accordi con la Libia, l’Italia si piega per l’ennesima volta a soggiacere all’accoglienza impostale dalla sua posizione e da Madama bendata, Europa. E nell’Europa dove i bambini crescono sempre meno, dove gli aiuti alle famiglie scarseggiano sempre di più, dove il costo degli asili scoraggia le giovani coppie a divenir genitori, ecco arrivare un gommone ripieno di sei centinaia di profughi, che commuove l’illacrimata opinione mondialista perché a bordo vi sono 200 minori, di cui 120 non accompagnati.

La nave tedesca, di soccorso, dell’organizzazione non governativa Sos Méditerranée  italo franco tedesca, costruita in Germania e appartenente all’altrimenti ben vigilata Guardia Costiera Tedesca, abborda il barcone di migranti, in maggioranza somali ed eritrei, e li accoglie, per poi scaricarli tutti sul suolo italiano, dove, ancora una volta soggiacendo alla realpolitik del trattato di Dublino, resteranno, in attesa di quella ormai svuotata di significato cittadinanza che la politica alleata delle cooperative non vede l’ora di elargire.

Ma undici bambini non ancora nati attenderanno direttamente la cittadinanza italiana, essendo giunti, ancora in grembo alle loro madri, nel momento per loro più proficuo: quello in cui si discute per tributare a 800mila giovani immigrati dell’Africa (che per commuovere ancor di più l’opinione dell’opposizione vengono chiamati “bambini”, magari essendo nell’avanzata adolescenza), il famoso Ius Soli.

E non si deve individuare il dato tecnico di un’immigrazione ormai sfrontata, che svena le già implose risorse italiane, no, non è concesso in tutta questa umanità, pena il rischio di passare per razzisti senza cuore. Ben altri tecnicismi impongono il silenzio del dissenso: quelli della sbandierata “forza lavoro”, che altro non è che il lucro delle cooperative e dei signori dell’Unione.

CF