L’articolo 155 della Costituzione è piombato sul vento della libertà che soffiava nel popolo catalano: la costrizione permessa dalla legge, ha riportato la Catalogna nella Spagna, ma senza il suo presidente, destituito.
Carles Puigdemont rischia 30 anni di carcere, per sedizione contro il governo di Madrid. E’ fuggito, insieme a cinque ministri, a Bruxelles, per chiedere asilo politico. Il suo legale fiammingo ha però fatto sapere che non è l’asilo politico l’unica sponda, anche perché dovrebbe intervenire la Corte dei Diritti Umani per evitargli l’incarcerazione.
Eppure, L’UE continua a tacere, nonostante la democrazia sia sancita dai principi fondanti dell’Unione stessa, e la democrazia, in fondo, si esprime attraverso il voto. Ma il parossismo giunge quando il voto viene dichiarato illegale.
E così la Spagna, che nella legalità ha sbandierato manganelli, chiuso seggi elettorali e sempre nella legalità, destituisce un presidente eletto condannandolo al carcere, trionfa ancora una volta.
Un vicolo cieco, quello degli Indipendentisti della Catalogna? Forse, visto che la Repubblica Catalana, proclamata nello stesso momento in cui i suoi ministri venivano dichiarati decaduti dall’imperante Madrid, non è mai nata. Puigdemont potrebbe tenere una conferenza stampa dagli uffici di Bruxelles, anche se per ora non resta che attendere.
CF