La Permanente di Milano come fucina di artisti italiani ed internazionali, da sempre proiettata al futuro, un futuro che ha radici lontane . Ecco quello che la mostra su ” IBRAHIM KODRA ed i suoi compagni di strada: gli anni ’50 e ’60 “esemplifica: mostra complessa nella sua semplicità. Dal 15/10 al 05/11 il pubblico dellla Società Permanente di Milano, spazio proiettato si diceva al futuro con una vocazione internazionale nella sua programmazione,di incontrare in una trentina di opere, il talento di una stagione spesso dimenticata del pittore Albanese Ibrahim Kodra, uno dei pochissimi pittori (albanesi) che hanno avuto riconoscimento a livello internazionale ma attivo in Italia per quasi tutta la sua vita ed in particolare a Milano e, si aggiunge, in un periodo storico italiano molto particolare, quello del “boom” economico e di nuovo, allora come ora, protagonista proprio La Permanente come fucina di nuovi artisti.

Nel 1959 infatti è utile citare che il pittore albanese, prese parte alla mostra collettiva che si tenne proprio presso la sede della Società Permanente ed ebbe subito successo. Fu con le opere Fucilazione della madre, Natura morta e Tempo di rifiorire che questo artista si fece conoscere in Italia. Un messaggio , quello di Kodra che ha sempre dentro di sè qualcosa che lo rende pungente, ma mai scontroso e che piacque molto al pubblico milanes. Proprio per questo, a guardare quell’Italia da lontano con gli occhi degli artisti che l’hanno vista e vissuta, ora ed in questa mostra, si riconosce non solo lo stile internazionale dell’artista albanese che fa da capofila agli altri compagni di strada (come giustamente li chiama il titolo della mostra), ma testimonia anche l’apertura per un modo di intendere l’arte come fermento artistico in quegli anni. Proprio in un’Italia che si apriva non solo al progresso, ma anche alla ricerca artistica concettuale.Ed in questa città italiana ed esprimendosi artisticamente spesso proprio in questo luogo,ora sede della sua mostra,che l’artista risiederà per tutta la vita dopo aver vinto nel 1938 una borsa di studio, assegnatagli dalla Regina d’Albania e dal governo italiano.

Astrattismo geometrico, cubismo e concretismo si ritrovano nei suo quadri come i concetti chiave che vivono nella sua pittura in un perenne dialogo con le altre opere pittoriche e scultoree coeve, tutte sempre appartenenti alla collezione della Società Permanente stessa, e che rievocano appieno la Milano di quell’epoca, in pieno boom economico.

L’arte di artisti italiani come Birolli, Cassinari, Amone ecco così che dialogano con opere di Meloni, Peverelli fino a Pietro Cascella per ritornare, a fine percorso, a Kodra quasi in un “assaggio” libero dell’immaginazione dove lo spettatore si proietta volentieri, quasi inevitabilmente con slancio vitale ed unico, come quegli anni.

Un progetto, quello sul pittore albanese che nasce come frutto della filosofia della Fondazione Permanente milanese e la Fondazione Kodra: approfondire in questo caso, artisti anche molto differenti tra di loro, ma con tratti e radici comuni, usando come unico comune denominatore i momenti specifici della loro carriera che li ha visti insieme, per offrire al pubblico spunti sempre nuovi e curiosi.

Un nuovo modo di conoscere autenticamente l’arte partendo unicamente dalle opere dei suoi protagonisti. Anche con questa mostra, la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, si dimostra attenta anche all’uso degli spazi: il piano terreno con una piccola sala illuminata quasi da un’unica luce direzionale e divisa in due ambienti, che offre alla penombra e non alla luce, l’arduo compito di scoprire e svelare i suoi protagonisti: Kodra ed i suoi compagni.

Cristina T. Chiochia

NOTA. La Fondazione Kodra ha sede a Melide:  http://www.fondazioneibrahimkodra.org/