Ricordiamo che domenica 3 dicembre all’Hotel Coronado di Mendrisio si terrà INTERLIBERTARIANS 2017.

Un’intervista di Francesco De Maria.

Francesco De Maria  Dalla sala multiuso di Paradiso al Lac (l’anno scorso) al Coronado di Mendrisio. Come mai avete scelto questa nuova sede?

Rivo Cortonesi  Essenzialmente per motivi logistici, abbinati alle strutture e ai servizi, tutti di ottima qualità, che l’Hotel Coronado mette a disposizione. Quest’anno abbiamo voluto consapevolmente avvicinarci all’Italia, dove si sono tenuti i recenti referendum per l’autonomia delle regioni Lombardia e Veneto. Vorremmo capire bene dove possano condurre, perché ci riguardano da vicino, e quindi sarà interessante ascoltare cosa ci dirà il presidente del Gruppo Lega Nord Regione Lombardia Massimiliano Romeo, che sarà presente a Interlibertarians 2017 come relatore, e seguire il successivo dibattito, presumo con la partecipazione attiva di persone provenienti dal comasco e dal varesotto.

Quanti congressisti attendete? Ci sarà un progresso rispetto alle passate edizioni? E da quali paesi?

Non faremo sicuramente l’en plein dell’anno scorso, favorito dalla presenza di Vit Jedlicka, il giovane leader di Liberland (la terra senza tasse). Quest’anno Interlibertarians guarda a quanto sta succedendo in Catalogna (avremo con noi come relatore Enric Ravello, laureato in storia, scrittore e imprenditore, segretario del partito indipendentista Som Catalans), a cosa si sta muovendo in Italia, anche se in maniera più soft, e a quella che considero un’involuzione della “quantità” e della “qualità” della libertà in Svizzera e qui in Ticino in particolare (su questo tema relazionerò personalmente). Quindi ci attendiamo che il pubblico presente in sala provenga da queste aree geografiche, tant’è che quest’anno non avremo la traduzione in simultanea dall’inglese. La conferenza sarà interamente in lingua italiana. C’è però una novità: tramite la radio di area libertaria RADIA SVABODA l’evento sarà trasmesso in streaming su YouTube. In questo modo raggiungeremo anche coloro, e sono la maggioranza, che per vari motivi non potranno essere presenti a Mendrisio.

Una domanda di carattere generale. Lei percepisce un progresso nell’accettazione da parte del pubblico delle vostre idee libertarie, idee che (opinione mia) sono abbastanza fuori dal comune?

Sì, è vero, l’idea che sia possibile un modo dello stare insieme senza tasse e balzelli vari, senza servizi imposti, bensì liberamente scelti, e senza oligarchie parassitarie e protette, di ogni genere e specie, che vivono alle spalle di chi è confrontato ogni giorno con la durezza del mercato, è abbastanza fuori dal comune, nonostante il continuo degrado della qualità di vita, non solo materiale, di sempre più larghi strati della popolazione. “Il pubblico”, come lei lo chiama, quasi a sottolineare giustamente l’effetto teatrale della politica, fatto di spettatori in platea (il pubblico) e di illusionisti e demagoghi sul palco (i politici), continua in maggioranza a credere che sia possibile una società così perfetta da rendere superflua la necessità di essere buoni.

Nondimeno percepisco che qualcosa si sta muovendo, almeno nell’accettare di discutere su idee ancora“abbastanza fuori dal comune”. Prima della crisi finanziaria del 2007 venivamo tacciati come “sognatori” tout court. Poi molte certezze, le prime di una lunga serie che ci aspetta, hanno cominciato a incrinarsi e la propensione del pubblico ad ascoltarci e a discutere con noi è sensibilmente aumentata. È comunque davvero deprimente constatare come si sia arrivati a pagare lautamente dei funzionari per frugare nelle nostre tasche, cioè nelle tasche di chi li mantiene, al fine di poter delegare allo Stato, attraverso le imposte, il compito di appianare, con le sue mani “buone con i soldi degli altri” e per lo più “porose”, ogni situazione di disagio o di indigenza, rendendo superflua e “non petita” persino la carità cristiana. Nonostante ciò non è questo comportamento assurdo ad essere fuori dal comune, ma lo sono le idee di chi lo combatte. Incredibile!

Il vostro programma si apre con “la via delle secessioni”. Abbiamo tutti seguito il rapido dramma del tentativo di indipendenza della Catalogna. Le domando: è stato un fallimento totale?

Non so prevedere gli esiti finali di quello che lei, riferendosi alla istanze indipendentiste catalane, chiama un dramma e un fallimento. Di certo c’è dietro un problema irrisolto, che investe in pieno anche la nostra democrazia semi-diretta: le decisioni prese a maggioranza (quando di maggioranza effettivamente si tratta) sono sempre legittime? o sono solo legali? Ecco, questo “baco intellettuale” delle attuali democrazie non è così facile da rimuovere. Solo i libertari hanno posto con forza e da sempre questo problema senza mai ricevere risposte che non siano altro che qualche confuso balbettio. Una soluzione non drammatica, cioè consensuale, di una secessione, presupporrebbe una concordia intellettuale di tutti gli interessati su ciò che è “legittimo”. Aggettivo purtroppo ormai desueto.

Lei parlerà sulla “via dei liberi comuni confederati”. Di che cosa si tratta esattamente?

Non posso anticipare in tutti dettagli il contenuto del mio intervento. Posso solo dire che il Comune, con i suoi Quartieri, è la massima unità istituzionale tollerabile per un libertario. Noi li vogliamo liberi e confederati (non federati), come libere devono essere le loro collaborazioni e i loro accordi, con il solo limite che non facciano violenza agli altri Comuni. Siamo dunque contro ogni forma di fusione coatta pilotata dal centralismo cantonale. L’unico patto auspicabile, di tipo, per così dire “nazionale”, è, come il patto del Grütli, quello relativo alla difesa dai nemici esterni alla Confederazione dei Liberi Comuni elvetici, che rimane il nostro obbiettivo politico finale.

Gabriele Lafranchi parlerà dell’iniziativa sulla Piena sussidiarietà. Vuole illustrarci il concetto base di questa iniziativa?

L’iniziativa ha come concetto base il “principio di non aggressione”, così caro a tutti i libertari. Esso è perfettamente coerente con i comandamenti biblici “non uccidere”, “non rubare” (aggiungo: né da solo, né in compagnia, né democraticamente) e “non desiderare cosa alcuna del tuo prossimo”. Attraverso la modifica di due articoli della Costituzione, il 5a e il 26, si pensa di poter meglio salvaguardare l’uso libero e responsabile dei frutti del proprio lavoro e di difenderli in modo vero, non falso e ipocrita, come oggi accade.

Per chi lo desidera il testo dell’iniziativa e la sua spiegazione, già redatti nelle tre lingue nazionali, sono scaricabili dal sito www.fullsubsidiarity.org

La battaglia sulla No Billag è già in corso e ha raggiunto un notevole livello di intensità. Ne parlerà l’UDC Alain Bühler. I sostenitori dell’ “informazione di Stato” hanno paura e conducono la campagna impiegando grandi mezzi. Qual è l’opinione dei Libertari su questa guerra per il potere mediatico?

Più che una guerra per il potere mediatico, che, con l’avvento di internet, per fortuna è stato molto ridimensionato, penso che sia una guerra per mantenere privilegi, stipendi e rendite di posizione senza confrontarsi con il mercato, come fanno invece ogni giorno gli “inferiori” come me, di fantozziana memoria.

Gli scenari dipinti dagli oppositori sono catastrofici: mille posti di lavoro persi (in Svizzera molti di più), il Ticino penalizzato, l’italianità umiliata, eccetera eccetera. Allora, bisogna essere pazzi per votare l’abolizione del canone?

No, non bisogna essere pazzi, basta essere individui liberi o comunque desiderosi di impiegare come meglio si crede, anche in funzione del proprio budget familiare, i frutti del proprio lavoro. Quando si crea una situazione legale o illegale, attraverso la quale, aggredendolo per interposta persona (la Billag, nel caso specifico), si obbliga qualcuno a finanziare un servizio, vero o presunto tale, comunque da lui non richiesto, è chiaro che nel momento in cui si desidera tornare alla “legittimità”, cioè alla non aggressione del prossimo, possano esserci nel breve periodo dei contraccolpi per chi vive di sola legalità o di illegalità. Accadrebbe una cosa analoga anche se la camorra fosse rimossa immediatamente da Napoli: i “servizi” da essa imposti a fronte del pagamento di un “pizzo”non ci sarebbero più, la manovalanza criminale perderebbe il lavoro.

Si decide il 4 marzo. Vuole formulare la sua previsione?

Se devo tornare sul fatto che il pubblico considera ancora le nostre idee “fuori dal comune” direi che abbiamo poche speranze di vincere. Ma c’è sempre un momento in cui l’opinione pubblica sorprende! E magari questo è il momento in cui ciò accade. Questa votazione potrebbe dunque essere la cartina di tornasole per verificare se qualcosa delle nostre idee “scandalose” comincia a far breccia nel pensiero unico dello Stato che a tutto pensa, tutto controlla, tutto insegna, tutto educa e a tutto provvede, con i soldi, non dimentichiamolo mai, degli altri, non con quelli degli uomini dello Stato e dei dipendenti pubblici, che non pagano le tasse, come è facile dimostrare … (maledetti libertari!)

Nell’aprile e nell’ottobre 2019 si voterà (cantonali e federali). I Libertari si muoveranno, proporranno delle candidature?

No, non proporranno candidature, né per le cantonali, né per le federali. Nelle due occasioni in cui ciò è stato fatto lo scopo era soprattutto quello di cominciare a far riflettere i cittadini sulle nostre idee “fuori dal comune”. Cercheremo invece di essere presenti, non sembri un gioco di parole, ”dentro qualche comune”. C’è bisogno di vincere in qualche comune, anche piccolo, dove poter “sperimentare” un nuovo modo dello stare insieme che convinca i cittadini, meglio di tante parole, dell’assoluta concretezza e convenienza dell’approccio libertario alle relazioni civiche.

Rivo Cortonesi può esprimersi ANCHE sull’attualità politica cantonale e cittadina. Scandalo 1, l’Argogate. Il PPD, messo in croce nelle persone di Beltraminelli e Dadò e fatto bersaglio di una violenta campagna di stampa, può salvarsi? E come? Che cosa pensa della lettera del presidente Dadò a tutti i ticinesi?

Le confesso: non l’ho letta, né la leggerò. Non faccio parte del pubblico in sala. Sto proprio fuori dal teatro. Chi recita sul palco non mi interessa. Quanto all’Argogate, non mi sorprende. Non può esservi responsabilità là dove non c’è la proprietà. La prima è indissolubilmente legata alla seconda. Quando si amministrano i soldi degli altri la responsabilità inesorabilmente scema. Va bene se non si arriva a commettere atti di appropriazione indebita. Non mi pare comunque sia questo il caso.

Scandalo 2, la crisi di Lugano Airport, che si intensifica giorno dopo giorno, con evoluzioni negative fulminee. Molti dicono: una città come Lugano, con le sue vocazioni, non può non avere un aeroporto. Se ciò comporti un continuo dispendio di soldi pubblici, non importa. Lei la pensa così? La situazione precipita: non ci sono passeggeri, non ci sono rotte, la compagnia “salvatrice” è sull’orlo del fallimento. La prego di esprimersi su questa tragedia luganese.

Paghiamo la pesantezza della crisi finanziaria ancora in corso, mai risolta direi, solo edulcorata. Il mio parere? O la soluzione viene dal mercato o meglio lasciar perdere. Sono assolutamente contrario ad un ennesimo intervento pubblico. Sarebbe un pozzo senza fondo perché, come ho detto, sono convinto che i conti finali della crisi del 2007 non siano ancora stati tirati. A questo proposito vorrei ricordare ai lettori di Ticinolive che a Interlibertarians 2017 Sergio Morandi, membro del consiglio scientifico dell’iniziativa popolare svizzera Moneta Intera, sulla quale si andrà a votare in Svizzera probabilmente nel mese di giugno 2018, illustrerà la proposta di modifica del sistema bancario e monetario elvetico volta ad impedire il ripetersi dell’esplosione ciclica di bolle economiche e a sottrarre i conti correnti dei cittadini dal capitale di rischio delle banche.

Esclusiva di Ticinolive