A prima vista – guardando solo all’ufficialità – la posizione degli Abolizionisti è senza speranza. Nella nostra piccola, amata Repubblica c’è Bühler contro tutti, incominciando da Gobbi, Chiesa, Regazzi, Morisoli… (non sto parlando di Pronzini e Mordasini). La realtà per fortuna differisce dalle apparenze e l’inquietudine incomincia a diffondersi ai piani alti di Comano.

“Atteggiamento che ho esperimentato nei miei inutili plurimi contatti con la dirigenza di Comano…” Questo passo è, a mio avviso, il più rivelatore nell’articolo di Tettamanti. Ci sono stati contatti. Ma non c’è stata intesa perché non c’era intesa possibile. E neppure (immagino) comprensione reciproca. Io stesso (che mi limito a osservare e commentare) ho l’impressione di trovarmi di fronte a un muro, sia discutendo a quattr’occhi, sia intessendo schermaglie sui social.

L’articolo, cortese e severo, di grande efficacia, è importante perché dice chiaramente che l’Avvocato è disposto a impegnarsi in prima persona. È ciò che speravamo, ovviamente.

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Pubblicato nel Corriere del Ticino e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

Con un po’ di buon senso la votazione sull’iniziativa «No Billag» del 4 marzo 2018 si sarebbe potuta evitare. E di conseguenza anche una discussione che distrae dal vero dibattito sulle soluzioni per e le funzioni dell’informazione tramite TV e radio in un mondo futuro. Difese corporativistiche possono ritardare ma non sono mai riuscite ad arrestare il progresso. [Quello che l’Avvocato chiama “il progresso”… per i suoi contraddittori è semplicemente la rovina! ndR]

Perdiamo tempo con prese di posizione esasperate, affermazioni di dirigenti che creano comprensibili allarmi nei collaboratori, scambio di rimproveri che tendono all’acrimonioso. Ma cominciamo dall’inizio.
L’11 dicembre del 2015 è stata presentata un’iniziativa popolare dal tema «Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo» (No Billag). All’inizio fu trattata come una goliardata di alcune giovani teste calde. Grosso errore. Non ci si rese conto che queste giovani teste calde erano alcuni dirigenti dei giovani liberali-radicali svizzeri, dei giovani dell’UDC svizzera, collaboratori del Liberales Institut, qualche giovane ma già accreditato giornalista o professionista. Non solo, ma senza il sostegno di partiti, sindacati e altre organizzazioni nazionali hanno raccolto, cosa non facile, 112.191 firme.

Alla SSR e ai funzionari del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) è mancata sin dall’inizio la necessaria sensibilità. Erano riusciti qualche mese prima, rendendosi conto che nel futuro gli abbonati sarebbero diminuiti, anche perché la maggioranza dei giovani non guarda e non ha più la TV, per assicurarsi un tranquillo futuro a trasformare l’abbonamento in un’iniqua tassa da pagare anche da chi non ha la TV o la radio e che costa migliaia di franchi alle persone giuridiche (fino a 36.000 franchi per anno). L’astuta manovra per assicurarsi soldi e potere negli anni a venire indipendentemente dall’andamento del mercato con grande sorpresa e spavento passò in votazione popolare solo grazie ad una risicatissima maggioranza di 3.643 voti.

Il buon senso avrebbe consigliato, visto il fortuito magro risultato che esprimeva un disagio preoccupante, di mettersi seriamente al tavolo con i giovani iniziativisti destinati ad essere le élite di domani.

La SSR si vanta continuamente della sua funzione di coesione in Svizzera. È una frottola da Barone di Münchhausen contraddetta anche dai dati degli ascolti interregionali, ma in ogni modo semmai questo era il momento di mettere in atto con l’indispensabile intelligente modestia sforzi di comprensione e mediazione. Aprire veramente un dibattito sulle necessità, struttura e ruoli del futuro con chi per ragioni anagrafiche questo futuro rappresenta.

Purtroppo l’allora direttore generale de Weck, uomo colto ma intellettualmente arrogante e ideologicamente condizionato (giudizi non solo miei ma che si possono leggere nella stampa svizzera), ha preso l’iniziativa dei giovani quale pretesto per una guerra di religione. Guai a chi tocca la SSR. O vittoria o morte.

Ha costruito una task force al lavoro da oltre un anno con tre massimi dirigenti della SSR (i costi li paghiamo noi), ha peregrinato in Svizzera visitando consiglieri di Stato dei vari Cantoni, parlamentari, dirigenti d’azienda e così via. È riuscito ad esasperare i contrasti. Forse le forze (e i soldi) potevano essere usate meglio e fortunatamente per la SSR de Weck è ora in pensione e il successore sembra abbia cambiato i toni. Anche la consigliera federale Leuthard, scossa dal risultato della votazione, aveva annunciato un corale dibattito che però non si è mai tenuto.

Il Parlamento svizzero ha ancora maggiori responsabilità. Ha trattato il tema con sufficienza durante la sessione autunnale. Dinanzi alla proposta di un parlamentare UDC di ridurre la tassa annuale da 451 a 200 franchi, le Camere hanno risposto picche, non hanno neppure vagamente individuato la possibilità di un compromesso che avrebbe anche tolto parte degli argomenti all’iniziativa.

Ma vi è di peggio: pochi giorni dopo il rifiuto del Parlamento di mediare sulla tassa annuale e diminuirla, la consigliera federale Leuthard annuncia la riduzione a 365 franchi. Non si poteva in modo più rispettoso anche verso il Parlamento stesso annunciare la proposta durante i dibattiti? Non poteva valere quale messaggio di disponibilità a compromettere?

Assolutamente no, dicono i padroni del vapore, la struttura coalizzata Dipartimento/SSR con l’atteggiamento «noi sappiamo cosa fare, non disturbate il conducente. Sono nostre decisioni e non siamo disponibili a discuterle con nessuno». Atteggiamento che ho esperimentato nei miei inutili plurimi contatti con la dirigenza di Comano e che sicuramente irrita più di un cittadino e ci obbliga a dover subire alcuni mesi di turibolamenti (già iniziati) da vassalli, valvassori e valvassini. Ne parliamo dopo le feste.

Tito Tettamanti