Gerusalemme 23 dicembre 2017

“…Ora però, sempre se dichiarazioni e documenti dovessero risultare autentici, gli indizi su un’amministrazione che, soprattutto in medioriente ha giocato con un fuoco che è costato la vita a migliaia di persone, diventano sempre più pesanti e c’è da chiedersi se oltre a permettere il traffico di cocaina a Hetzbollah e Iran siano stati fatti anche dei regali di intelligence a spese dell’unico vero alleato che gli USA hanno sempre avuto nella regione.
Anche se è difficile che ciò accada, la speranza è che venga istituita una commissione di inchiesta del Senato che faccia luce sui troppi fatti oscuri che hanno caratterizzato gli otto anni dall’amministrazione Obama e della sua segretaria di Stato Clinton, a cominciare dall’assassinio di Christopher Stevens a Bengasi e del suo diario che, dopo essere stato recuperato da giornalisti della CNN il giorno dopo l’assalto, è sparito nel nulla.”
Con queste frasi chiudevo il mio pezzo di ieri pubblicato su Ticinolive.
Avevo la speranza, anche se non ci credevo molto, che venisse istituita una commissione di inchiesta per fare piena luce sull’operato di Obama e dei suoi collaboratori in questa e in altre faccende che ancora sono molto ma molto opache.
Questa mattina però sono rimasto molto sorpreso nell’apprendere che il procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Session ha dato ordine al suo ufficio, dopo le rivelazioni di David Asher sul caso ‘Cassandra’, di aprire un’indagine sulle interferenze della Casa Bianca sull’indagine federale.
La notizia è stata riportata in Israele a lettere cubitali, nonostante il giorno di festa, tra gli altri, dal portale della redazione giornalistica del secondo canale televisivo e dal sito in inglese del quotidiano Yediot Ahronot.

Anche la sola apertura di un indagine nei confronti di un ex Presidente e del suo staff è una notizia che da una parte fa gelare i polsi ma che dall’altra potrebbe mettere alla luce il gioco delle parti, spesso sussurrato ma mai denunciato apertamente, che ha caratterizzato il dietro le quinte delle trattative sul nucleare iraniano.
Che a Ginevra gli Ayatollah abbiano ottenuto tutto quello che volevano e che in cambio abbiano ceduto pochissimo, e solo a parole, è ormai chiaro a tutti, si tratta di un evidenza mascherata dal ‘Business is Business’. Ma che per raggiungere l’accordo e giustificare un Nobel per la pace si fosse giunti alla copertura del traffico di stupefacenti era, oggettivamente, impensabile.
I rumors, che in queste ore si fanno sempre più insistenti, raccontano addirittura di una storia che potrebbe travalicare ciò che è stato rivelato fino ad oggi e che, se fossero confermati, aprirebbero scenari da fantapolitica.


David Asher, l’ex funzionario della Dea le cui dichiarazioni a Politico.com hanno aperto il ‘vaso di Pandora’ della cocaina di Hetzbollah, in realtà avrebbe rivelato solo una parte delle notizie e della documentazione in suo possesso. Questo, probabilmente, per far scoppiare il caso e la conseguente indagine per poi portare il resto direttamente nelle mani della procura generale degli Stati Uniti. Se tutto questo dovesse risultare vero e poi accadere veramente ne vedremo sicuramente delle belle.
Ieri ho chiuso il mio articolo esprimendo una speranza che sembra, il condizionale è sempre obbligatorio, si stia materializzando anche perché in queste ore sono diverse le fonti che riportano le notizie man mano che vengono alla luce. In un momento così concitato è difficile capire quanto di vero o di falso giri intorno a questa querelle che, comunque, si sta gonfiando.
Sarà compito del procuratore Jeff Session scavare nella vicenda e dare al mondo le risposte, anche se poi a dover pagare le spese di decisioni illegali, soprattutto davanti alla storia, è un ex Presidente della più importante nazione al mondo.

Michael Sfaradi