Il blogger Teus contesta garbatamente un articolo di Ticinolive. Ecco la sua argomentazione.

* * *

TEUS  Nelle prossime elezioni generali italiane in realtà non v’è da decidere il capolista di coalizione, dato che la legge elettorale non lo prevede. Si tratta tutt’al più di un ruolo “ufficioso”, quantomeno prima del voto, utile (forse) solo per la campagna elettorale. Dopo il voto invece, al momento della verifica delle maggioranze parlamentari, occorrerà indicare al Presidente Mattarella una figura che riceva l’incarico di formare un governo e possa avere l’appoggio di almeno 316 deputati e 158 senatori (la metà +1) per poter ottenere la fiducia.

Per il centrosinistra (o quel che ne rimane) il problema non si pone, in quanto questo schieramento è composto praticamente da un solo partito (PD) e dunque il leader sarà il suo segretario, Matteo Renzi. Il centrodestra invece (alleanza molto eterogenea) farebbe meglio a non scegliersi nessun “candidato premier” prima del voto, perché indicando un leghista rischierebbe di spaventare i moderati del centro e di Forza Italia, mentre indicando un berslusconiano rischierebbe di deludere dei potenziali elettori leghisti desiderosi di cambiamento.

In ogni caso non vedo proprio come l’autore possa scrivere, cito: “il capolista di coalizione, quasi scontato per il centro destra (Salvini)”. Chi segue le faccende della politica italiana sa che in quest autunno-inverno la Lega ha perso parecchio terreno nei sondaggi a beneficio di Forza Italia, passando da più del 15% della scorsa estate a circa il 13% attuale, mentre il partito di Berlusconi, grazie a una martellante campagna mediatica, è tornato ad essere la prima forza del centrodestra con il 16% delle intenzioni di voto. La manovra di sfondamento al Sud della Lega inoltre sembra non aver funzionato: se le percentuali a favore del carroccio sono strabilianti in Veneto, Lombardia, Friuli e anche (novità significativa) in regioni rosse come Emilia-Romagna e Toscana, dal Lazio in giù sembra prevalere il vecchio stile moderato democristiano, legato a Forza Italia e alla galassia di partitucoli affini (vedasi Cesa, Alfaniani, Mastella, ecc.) o, per le frange più radicali, il discorso post-fascista-MSI-AN della bionda Giorgia Meloni. Inoltre, dando una rapida occhiata alle TV italiane, ognuno noterà come il segretario federale della Lega (non più Nord per l’indipendenza della Padania) sia quasi scomparso dai radar, mentre Silvio Berlusconi sia tornato ad essere molto presente, con la grande abilità mediatica che lo contraddistingue.

Se in questo momento dovessi indicare il leader perlomeno “percepito” del centrodestra italiano, parlerei certamente di Berlusconi e non di Salvini.

Teus