Pubblichiamo queta testo come documento, senza prendere posizione su di esso.

Che i media boicottino e censurino il “Ghiro” è assolutamente certo. Ciò avviene per due motivi:

  1. Un’avversione assoluta alle idee di Ghiringhelli (“intollerante”, “complottista”, “razzista” ecc. ecc.)
  2. Un comprensibile timore di cacciarsi nei guai. Lugano, Bellinzona o Locarno non sono Corleone, è ben chiaro, e dunque non ci saranno lupare, ma perché rendersi “antipatici” al potere politicamente corretto?

Alla fine, bisogna pur ammetterlo, ci si censura volontariamente.

Per quanto riguarda noi, Ghiringhelli può dire la sua.

* * *

Egregi redattori,

alcuni quotidiani ticinesi citano nell’edizione odierna un ampio servizio pubblicato da “Le Temps” , secondo cui fino al 2001 “il Ticino e la località di Campione d’Italia sarebbero serviti da base ai Fratelli Musulmani”.  Si direbbe che la stampa ticinese sia stupita nell’apprendere questa notizia, e per precauzione usa ancora il condizionale.

Eppure mi si dia  atto che è da almeno dodici anni che in ogni modo cerco inutilmente di attirare l’attenzione della stampa e dei politici sul fatto che il Ticino è stato un’importante piattaforma per la diffusione dei Fratelli Musulmani a livello europeo, e ancora oggi lo è , seppur di meno (l’attuale presidente della Comunità islamica del Ticino è quell’Ali Ghaleb Himmat definito dall’esperto di terrorismo estremismo islamico, Lorenzo Vidino.  “uno dei più importanti membri dei Fratelli Musulmani della seconda metà del secolo scorso”; in un’intervista rilasciata al Corriere del Ticino del 2 settembre scorso,  Saida Keller-Messhali, presidente del Forum per un Islam progressista in Svizzera,  ha detto “ se una moschea è araba, come in Ticino, molto probabilmente è legata ai Fratelli musulmani”, e in base ad altre sue dichiarazioni in altre interviste si capisce che si riferiva alla moschea della Lega dei Musulmani dell’imam Jelassi, interpellato spesso e volentieri dai giornalisti nostrani quasi egli fosse il rappresentante di tutti i musulmani del Ticino mentre che invece  rappresenta la parte più integralista, ossia un 10%).

Già il 20 ottobre 2006 avevo scritto un articolo  intitolato “Il movimento integralista dei Fratelli Musulmani infiltrato nella Comunità islamica ticinese ?” che venne integralmente pubblicato dal Giornale del Popolo nell’edizione del 23 ottobre 2006.  Ecco il link per collegarsi a quell’articolo :

http://ilguastafeste.ch/musulmani%20infiltrati.htlm

Ammettiamo pure che i giornalisti abbiano la memoria corta e si siano dimenticati di quell’articolo, a cui ne seguirono degli altri . Ma nel tentativo di rinfrescare la memoria una volta per tutte , il 14 novembre del 2015 ( il giorno dopo la strage del Bataclan) avevo inviato alla stampa e pubblicato  sul sito www.ilguastafeste.ch ( dove si trova tuttora) un mio corposo “saggio” di 39 pagine dedicato proprio ai Fratelli Musulmani e ai loro agganci con il Ticino (vedi allegato) , con nomi e cognomi. Facile parlare in genere dei Fratelli Musulmani , più difficile e impegnativo è comprovare i loro legami con il Ticino : ecco forse perché i giornalisti ticinesi hanno sempre cercato di “schivare l’oliva”.

Il titolo del mio saggio , perentorio, non al condizionale  e senza punto di interrogativo, era il seguente “ La Comunità islamica ticinese cavallo di Troia dei Fratelli Musulmani”, e il sottotitolo, altrettanto eloquente, era “Ecco perché questo movimento islamista è pericoloso e andrebbe dichiarato fuorilegge in tutta l’Europa e non solo in Egitto” .

A pagina 3 scrivevo : “… ribadisco che la Comunità islamica ticinese è un’associazione fondata e gestita da alcuni dei più importanti esponenti europei dei Fratelli Musulmani degli ultimi decenni. Ognuno è libero di pensarla come vuole sulla pericolosità o meno di questo movimento integralista e sulle sue eventuali responsabilità nella diffusione di idee estremiste che hanno contribuito ad alimentare la violenza, l’odio e il terrorismo nel mondo, manon si può negare che l’associazione politico-religiosa ticinese sia un “covo” della Fratellanza musulmana” .  Più chiaro di così…

E però la stampa ticinese, invece di cogliere l’occasione per abbordare l’argomento da essa sempre schivato, ,  aveva boicottato quel testo evitando perfino di segnalarne l’esistenza al pubblico e di lasciare così ogni giudizio ai lettori. Perché tanta circospezione ? Io capisco che i giornalisti, impegnati su mille fronti, non abbiano il tempo di approfondire certe tematiche concernenti l’Islam. Ma perché non dare notizia di un testo che avrebbe fatto riflettere molti ticinesi ? E perché occuparsi di questo argomento solo quando a riferirne è un quotidiano romando ,  e misconoscere invece il lavoro  di un ex-giornalista ticinese che da anni si occupa dell’argomento ?

Colgo dunque l’occasione per rinnovare l’invito ai giornalisti a dare un’occhiata al mio saggio. A chi non avesse il tempo di leggerlo tutto consiglio di leggere almeno le pagine che riguardano più da vicino gli agganci dei Fratelli Musulmani con il Ticino, e in particolare le pagine da  1 a 9, la pagina 12, poi le pagine da 27 a 29 (cioè il capitolo intitolato : “Youssef al-Qaradhawi, uno degli inquietanti padri spirituali dei Fratelli Musulmani”).

A chi volesse invece apprendere qualcosa sulla strategia utilizzata dai Fratelli Musulmani per la conquista dell’Europa, suggerirei invece di leggere la parte in francese pubblicata da pagina 30 a 32.

Insomma, come si legge nell’occhiello sopra il titolo del saggio, “ Dopo aver letto questo testo nessuno potrà più dire “io non sapevo”… e l’ignoranza dei giornalisti e dei politici su questi temi non sarà più scusabile.  E’ ora insomma – e lo dico anche ai giornalisti della radio e della TV di Stato  ora preoccupati per il NO Billag – di togliere le fette di salame dagli occhi e di cominciare a vedere cosa capita in casa nostra prima di preoccuparsi di cosa capita altrove.

Vorrei ricordare che, coerentemente con quanto avevo scritto nel mio saggio , nel settembre scorso ho presentato all’Assemblea federale una petizione sottoscritta da 1’492 persone (pure assai minimizzata dai quotidiani ticinesi) con la quale si chiede di proibire in Svizzera i movimenti islamisti, come i salafiti ed i Fratelli Musulmani.

A tal proposito, in un’intervista apparsa sul settimanale “Azione” del 4 dicembre scorso, Saida Keller-Messhali, alla domanda “con una politica di tolleranza zero (verso  gli islamisti) non rischiamo di alimentare un clima di sospetto generalizzato, di crescente islamofobia?”, aveva risposto : “No, con una politica coerente e che non fa sconti agli integralisti difendiamo proprio il 95% della comunità musulmana, formata da credenti moderati, dalla minoranza estremista”. Appunto !

Insomma : non basta denunciare, occorre anche agire!

Giorgio Ghiringhelli