La Procura di Como questa mattina ha presentato un’istanza di fallimento per insolvenza del Casinò di Campione d’Italia, una delle quattro case da gioco italiane, considerata la più grande d’Europa. Il provvedimento è stato notificato agli amministratori nel fine settimana.

Il Comune di Campione d’Italia è socio al 100% della società che lo gestisce e che dovrebbe garantire all’amministrazione pubblica un contributo di 25 milioni di Euro l’anno. Contributo che dovrebbe essere versato ogni dieci giorni e che non viene versato ormai da mesi.

Come se non bastasse, ci sono anche debiti milionari nei confronti delle banche, fattore che ha convinto ancora di più la Procura a chiedere il fallimento del Casinò.

A quanto pare la Procura comasca sta indagando da mesi sui conti della società di gestione anche a seguito di un esposto presentato nel 2017 dal primo cittadino Roberto Salmoiraghi, ex di Forza Italia, quando era all’opposizione.

Per il sostituto procuratore Pasquale Addesso, dopo una serie di perquisizioni del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Como, l’ipotesi del reato è di peculato.

Non è stato precisato ancora tutto il periodo che verrà preso in considerazione nel ricostruire la gestione dei bilanci e capire le origini del debito.

Il Casinò di Campione è stato fondato nel 1917 ed ha sempre rappresentato un punto di riferimento per le entrate locali. Nel 2007 la casa da gioco si trasferì nel modernissimo e rivoluzionario palazzo progettato dall’architetto Mario Botta costato 120 milioni di Euro. Nove piani che offrono ogni genere di divertimento legato al gioco d’azzardo su un totale di 55 mila metri quadrati.

In quel periodo giocatori e personaggi dello spettacolo che frequentavano il Casinò erano tanti ma ora potrebbe segnarsi la fine di un’epoca di grandi fasti e ricchezze.

Eppure il 2018 prometteva bene con l’inizio del primo IPO (Italian Poker Open) targato Pokerstars, colosso mondiale del gioco online che a novembre 2017 ha stretto un accordo con l’amministratore unico Marco Ambrosini voluto da Salmoiraghi. Centinaia di giocatori si sono iscritti partecipando al montepremi di 600 mila Euro messo a disposizione dei finalisti.

E inoltre i precedenti amministratori della casa da gioco erano riusciti a dimostrare che la parola Casinò non è sinonimo di Las Vegas. In Giappone infatti il modello non è quello americano. I nipponici avevano fatto all’inizio del 2017 un tour perlustrativo in Europa, viaggiando da Venezia a Montecarlo, e l’entusiasmo con il quale sono ritornati a casa è anche frutto del soggiorno passato a Campione d’Italia. Tant’è che il presidente della Nippon Foundation for social innovation ha invitato ufficialmente i rappresentanti del Casinò di Campione a Tokyo per illustrare il loro modello adottato e fornire consulenza per l’apertura di case da gioco nell’arcipelago giapponese.

Le anomalie della gestione finanziaria pare siano tutte imputabili all’ex amministratore delegato Carlo Pagan, al quale la Procura aveva già contestato a fine 2017 il reato di falso in bilancio oltre a quello di peculato a seguito dei documenti sequestrati negli uffici della casa da gioco e presso il Comune.

Lo stesso sindaco Salmoiraghi ha avuto in precedenza delle difficoltà con la giustizia italiana, sempre per questioni legate al Casinò, subendo una condanna di 8 mesi di reclusione senza la condizionale a causa di precedenti procedimenti per truffa. Nel 2010 però la Procura di Como ha riconosciuto la sua innocenza e lo Stato italiano lo ha risarcito con un assegno di circa 20 mila Euro.

Quindi aspettiamo che la Procura riveli ulteriori dettagli durante lo svolgimento delle indagini.