Un incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri a Milano durante l’orario di lavoro alla Lamina S.p.A., fabbrica specializzata nella produzione tramite laminazione a freddo di nastri di alta precisione in acciaio e titanio fin dagli anni cinquanta. L’incidenteha causato la morte di tre operai ed il ferimento di altri tre di cui uno attualmente ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano in condizioni critiche.

Secondo quanto è stato ricostruito dai Carabinieri, gli operai avrebbero respirato gas durante le operazioni di pulizia di un forno interrato a circa due metri di profondità, rimanendo intossicati proprio dal gas che serve per fondere a temperature altissime i metalli morendo di conseguenza per asfissia.

Nell’aria, i Vigili del fuoco non hanno trovato monossido di carbonio, è molto probabile dunque che ad ucciderli sia stato l’azoto, usato molto spesso per i processi di lavorazione metalmeccanici. Gli operai avrebbero immediatamente perso i sensi a causa delle esalazioni del gas tossico, venendo meno per arresto cardiaco.

Doveva essere un’operazione di routine, una normale manutenzione, ma in pochi minuti si è consumato il dramma per le tre persone di 61, 57 e 42 anni all’interno di un forno che pare avrebbe avuto un guasto durante la giornata.

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, si è espresso dicendo di essere rimasto colpito dal fatto che in una città dell’innovazione accadano ancora questi tipi di incidenti di cui sono vittime lavoratori con grande esperienza. Ma il pericolo degli incidenti sul posto di lavoro è sempre in agguato ovunque.

L’attenzione, ancora una volta, è concentrata sui livelli di sicurezza che dovrebbero essere garantiti soprattutto da un’azienda con una lunga storia ed esperienza come quella in cui lavoravano i tre operai.

Per effettuare tutti gli accertamenti del caso, l’azienda è stata posta sotto sequestro e la Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati i rappresentanti legali dell’azienda per omicidio colposo plurimo.

Al momento l’ipotesi probabile sembra il funzionamento difettoso del sistema d’allarme antigas. Le indagini, condotte dal procuratore Tiziana Siciliano, si stanno concentrando proprio sul perché i dispositivi di allarme, che hanno sensori per segnalare la fuoriuscita di monossido di carbonio e azoto, non hanno funzionato. E come mai gli operai non abbiano rispettato le procedure ben specifiche da seguire prima di entrare in luoghi chiusi, che stabiliscono ad esempio l’analisi dell’atmosfera all’interno per verificare la sufficiente presenza di ossigeno.

Non si può che esprimere il cordoglio alle famiglie degli operai rimasti vittime, ribadendo ancora una volta con più forza che le norme sulla sicurezza non possono essere inosservate e che la cultura della sicurezza deve essere affrontata con maggiore sensibilità.