Probabilmente anche la Germania proseguirà nel solco della “grande coalizione”, nonostante gli ululati socialdemocratici (“mai più un governo con la CDU”). La realtà ha ricondotto i sinistrati tedeschi a bel più miti consigli. Vediamo perché. La grande coalizione è l’unica possibilità di governo nell’unione europea, al di là della convenienza politica che inviterebbe il partito di opposizione a smarcarsi da chi ha governato per evitare sicuri tracolli elettorali. Processo fin troppo conosciuto per destare sorpresa. Ma attenzione ! Le coalizioni liberiste non hanno come unica forma quella dell’accordo  fra “centrodestra “ e “centrosinistra”. La grande alleanza trova il suo fondamento su due obiettivi di natura strategica:

  • Gestire la progressiva ritirata del welfare in Europa con la necessaria copertura data dal rapporto sinistra-sindacati per garantire la pace sociale.
  • Il rafforzamento dell’unione europea frenando e delegittimando qualsiasi “ritorno al nazionale”.

Fatti salvi questi due obiettivi tutto il resto è contrattabile. Si possono avere governi più aperti ai diritti civili, altri meno, esecutivi “liberal” o conservatori, reintroduzione di forme di spesa pubblica (esclusivamente assistenziale) o strategie marcatamente liberiste e così via. L’importante è salvaguardare i due pilastri su cui si fonda l’euroliberismo: Ritiro dello Stato dall’economia e conferimento all’UE di ogni potere d’indirizzo economico-sociale. Per questo sono necessari due strumenti: L’accordo tra i partiti di centrodestra e centrosinistra, il modello tedesco con grosse analogie anche alle nostre latitudini e l’accordo trasversale in un partito unico come avviene in Francia con Macron (En marche) e in Spagna con Rivera (Ciudadanos). Partiti coalizione che superano le scelte post-elettorali, le trattative segrete e gli accordi da giustificare ai propri elettori.

Insomma un nuovo modello politico, il”partito della nazione”che cancella di fatto le differenze parlamentari fra “sinistra e destra” per configurarsi come nuovo volto ideologicamente adeguato al superamento delle ideologie e degli steccati partitici. Nei due principali paesi dell’UE governano già esecutivi di grande coalizione, uno plateale perché ancora espressione del vecchio modello (Germania), l’altro camuffato ma non per questo meno trasversale alla sua classe politica (Francia). L’Italia è retta da una coalizione trasversale dal 2011, prima con Monti, poi con Letta, Renzi e Gentiloni. Anche il futuro sembra essere già segnato, nonostante i tentativi del “Cinque Stelle” di presentarsi come primo partito. Il governo che nascerà sarà stabilito dall’accordo tra PD e Forza Italia. L’ha già anticipato Massimo D’Alema sul Corriere della Sera: “Occorrerà garantire una ragionevole governabilità,    una convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati. E noi daremo il nostro contributo”. D’Alema evidentemente deve aver studiato in Svizzera e non alle “Botteghe oscure”.

A quel punto avremo i primi tre paesi dell’UE (per abitanti e PIL) retti da ciò che si diceva prima: L’accordo liberista tra centrodestra e centrosinistra che spegnerà ogni possibilità teorica di contrattare riforme strutturali interno all’UE tra governi di diversa impostazione.

Carlo Curti