In nome del denaro, venderebbero persino la loro madre. Santa Madre Chiesa. E’ quanto successo a Immerath, nel Nord della Westfalia, alla chiesa cattolica di San Lambertus, demolita, dopo essere stata venduta a Garzwiler II, miniera di lignite in espansione.

Non è l’Isis, questa volta, a radere al suolo la Storia. La religione non c’entra, non quanto il dio denaro, almeno. Il giorno 10 gennaio 2018 una ventina di operai al soldo del Colosso tedesco RWE, giunti nel paesino di Immerath, frazione di Erkelenz, 1.200 persone, a qualche centinaia di km a Sud di Colonia, con due ruspe, sgombrati i pochi manifestanti di Greenpeace che avevano invano appeso uno striscione con la scritta “Chi distrugge la cultura, distrugge esseri umani, #StopCarbone”, hanno proceduto ad abbattere, in un solo giorno, quell’edificio frutto di 800 anni di costruzione. Qualche ora di protesta, per ritardare la distruzione di un edificio secolare. Poi, la distruzione, un pezzo di storia e, per chi crede, di sacralità, raso al suolo. Perché?

La Chiesa è stata distrutta poiché sorgeva sopra un giacimento di Carbone. E perché La Germania, dichiarandosi “Green” non vuole ricorrere al Nucleare. Angela Merkel, da dieci giorni definitivamente a capo del suo quarto governo consecutivo, ha dichiarato di voler ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2020, utilizzando tuttavia una delle energie più inquinanti al mondo, il carbone, per l’appunto. Tuttavia, la spiegazione della distruzione di una Chiesa storica, di un villaggio sfollato, non si riducono all’apparente “veste verde” della Germania.  Come spiegato dalla ricercatrice di economia Hanna Brauer, le grandi aziende di energia elettrica sono legate a lander e comuni; il carbone significa dare lavoro a qualcosa come 30mila lavoratori, che sono cioè 30mila elettori.

Energiewende, come spiega eloquentemente un articolo della pagina Facebook del sito Nucleare e Ragione, è la riforma del comparto energetico tedesco che, dietro la dichiarata maschera della sostenibilità, ha abbandonato la produzione elettronucleare, ricorrendo alle fonti energetiche rinnovabili, quali la lignite. Così, durante le progressive scoperte di energie rinnovabili, le miniere riprendono il loro cammino, distruggendo, per il proprio necessario spazio, qualunque cosa trovino, villaggi e chiese comprese. Il risultato? Quasi mille sfollati, dietro un lauto risarcimento, e una chiesa distrutta.

70 km quadrati l’area che la miniera occuperà, 1,3 le tonnellate di lignite che aleggeranno nell’aria, sino al 2045.  Poi la centrale, come spiega sempre Nucleare e Ragione, sarà nuovamente sepolta.

E c’è persino chi sostiene che l’edificio, dopotutto, non era poi così antico, poiché no, non era del XII secolo, bensì risaliva al XII secolo soltanto per quanto riguardava il complesso originario, poi, però, era stato ampliato nel XIV secolo e, infine, ricostruita e riconsacrata alla fine dell’800. Tralasciando che per tutto il XIX secolo – fortunatamente – imperversava la “moda” del restauro, talvolta anche pesante (basti pensare a Carcasonne), quel che più stupisce sono le polemiche di coloro che puntualizzano che la distruzione della Chiesa, siccome la stessa non fosse poi così antica, sia in qualche modo da legittimare.

Immerath non sarà né il primo né l’unico villaggio ad essere stato raso al suolo, in nome del carbone. Il pegno, per aver abbandonato il nucleare, per la Germania e (soprattutto per la Renania) sarà molto alto: come conclude l’articolo, cadranno, sotto il gioco del carbone, villaggi quali: Lützerath, Holzweiler, Keyen-berg, Berverath, Westrich, Kuckum, mentre altri 12 villaggi sono già scomparsi.

Keyenberg sarà uno dei prossimi villaggi ad essere distrutto

Siamo davvero sicuri, che, in nome del carbone e delle energie rinnovabili, si debba distruggere la storia? L’alternativa sarebbe il Nucleare, ma non tutti sono d’accordo. L’approfondiremo nella prossima intervista proprio a Nucleare e Ragione.