È morto oggi all’età di 91 anni il fondatore di IKEA, Ingvar Kamprad. Si è addormentato serenamente presso la sua modesta casa sabato dopo una breve malattia.

Definito come uno dei maggiori imprenditori rivoluzionari dell’economia moderna, è riuscito attraverso il lavoro di una vita a portare la Svezia nel mondo. Ha lasciato in eredità la sua visione di una vita quotidiana sempre migliore per molte persone offrendo mobili economici e ben progettati.

“È lodevole come abbia sostenuto l’espansione nel mondo del suo impero”, ha affermato Karl-Petter Thorwaldsson, presidente della Swedish Trade Union Confederation.

A diciassette anni, grazie a dei soldi che il padre gli donò per aver completato gli studi, fondò la sua società commerciale per realizzare e vendere per corrispondenza repliche del tavolo da cucina dello zio Ernest, costruendo il primo stabilimento IKEA coniando il suo nome con l’aggiunta delle iniziali Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove era cresciuto, e Agunnaryd, il vicino villaggio dove era nato.

Oggi il colosso industriale ha 362 grandi magazzini in 29 paesi, più di 150 mila addetti ed un fatturato annuo di 35 miliardi di euro. Dal 1988 Kamprad non ha avuto alcun ruolo operativo in azienda, ma l’ha assistita come senior Advisor.

Nel primo Novecento Henry Ford aveva creato la fabbrica moderna organizzandola secondo i criteri del Taylorismo (rapporto uomo-macchina), standardizzando i prodotti e pagando bene i suoi operai in modo tale che potessero diventare soggetti attivi di consumo. Ingvar Kamprad imparò bene la lezione immergendo la costruzione dei suoi mobili in una economia internazionale e sperimentando l’integrazione dei mercati e delle strutture produttive fra paesi confinanti. Il suo modello di business è basato sulla riduzione estrema dei costi di produzione e sul controllo della filiera dei fornitori mantenendo comunque ben presente l’obiettivo di avere una buona qualità trovando equilibrio con i prezzi bassi.

Ha vissuto per 37 anni in Svizzera. Nel 2015 si trasferì nuovamente in Svezia presso la cittadina di Älmhult dopo aver venduto la sua villa fuori Losanna.

Nell’età della giovinezza sostenne con convinzione il partito nazista iscrivendosi al movimento giovanile. Soltanto in seguito, la sua maturità lo porterà a definire quell’esperienza come il più grande errore della sua vita. Chi lo conosceva lo definisce come altruista e parsimonioso, nonostanze l’enome ricchezza che possedeva.