Anche quest’anno siamo al Carnevale di Viareggio per parlarVi di un Carnevale tipico italiano che reca in sè però molto del calore del Bel Paese ma con un’attenzione particolare alla” “socialità” internazionale del “darl mirror” ovvero quella di social  notizi sugli schermi neri di tv, pc e smartphone, esorcizzandola al meglio. Carri di prima categoria come “E’ come credere alle favole” sul tema della notizia e dei poteri forti di Allegrucci,”Ozio Vizio e Vitalizio” sull’abbondanza ddel lusso  dello spreco di denaro in modo paricolare della classe dirigente in Italia dei Fratelli Bonetti, “No tu no” sulle difficoltà quotidianee di chi deve lottare contro le barrire architettoniche dei Fratelli Breschi.
Più dello scorso anno questo si nota, con i carri categoria che sfilano per il lungomare zeppo di turisti: carri molto ben realizzati,che costringono gli spettatori del carnevale ad abbandonare i cellulari per goderne appieno le forme; con tematiche spesso “oscure” e specchio dei tempi in cui viviamo, spesso con pochi figuranti umani al loro interno se non i macchinisti delle corde, tirate rigorosamente a mano, che li animano.
Chissà, forse si è preferito questo anche per ragioni di sicurezza, ma avere le maschere dei figuranti dei carri in sfilata coreografica davanti al carro a volte spezza l’effetto sceneografico che il Carnevale di Viareggio ha sempre offerto; se non su quei carri, come quello dal titolo letterario di “Aspettando Godot “di Avanzini, che ha preferito da molti anni esprimersi con tecniche di teatrodanza e non di coreografia sceneggiata sul carro ma a terra.
 I carri,spesso tetri ma con teschi brillanti e bellissimi, a tratti si rendono volutamente spogli (cosa sarebbe quel campo di grano di “Lo spaventapesseri” che sintetizza come nel bel mezzo dell’Europa in un immaginario e rigoglioso campo di grano simbolo del poteer cconomico, un veccchio contadino per proteggeerlo costruisce un terribile spaventa passeri che fa davvero paura, la Germania, del carrista di seconda categoria Malfatti con i figuranti vestiti da corvi accanto? o quei papaveri del carro “Papaveri rossi” dei Fratelli Cinquini?),  ma allo stesso tempo, diventano in questo modo, lo specchio dei tempi in cui i contenitori ed i contenuti si annullano, spesso purtroppo a vicenda.
Sembra  trascorso molto più di qualche anno da quando la spontaneità delle maschere faceva da apripista ai carnevali, non solo quello di Viareggio dove comunque anche il fio alla competizione  vuole la sua parte. Di quel carnevale “spontaneo” delle maschere dei rioni,  si ritrova comunque sulle” carrette”, ovvero i carri più piccoli di quelli in concorso, dei vari rioni stessi e che sfilano tutte fuori concorso. Un Carnevale, quello di Viareggio, che anche quest’anno si rivela non solo ben organizzato ma anche specchio della società in cui viviamo, non solo quella italiana.
Concludendo, dietro quel “black mirror” a cui tutti paghiamo il fio, sul lungomare ecco la gioia di essere liberi delle mascherate a terra che coinvolgono gli spettatori in balli e frenesia, distraendoli da tablet e smartphone che inquadrano i giganti di cartapesta ed i loro movimenti.
Cristina T. Chiochia