L’Artista Gigi Bon nel suo studio a Venezia, San Marco

Venezia, San Marco. Porte su porte, aperte su mondi, universi, labirintici antri della Serenissima Storia del glorioso passato che diviene presente, futuro di sogni. Bronzei rinoceronti austeri, alati eloquenti leoni, uova di struzzo incastonate in sinuosi arabeschi di fragile possanza, fossili preistorica presenza nell’attuale istanza, pietre opache, lucenti, fuggenti, legni emananti profumi soavi. E poi libri su libri, bronzei, cartacei, e foto e dipinti, splendido compendio tra i secoli lontani e i presenti, grifoni dagli occhi di giada, gonfalone marciano, stendardo araldo dell’aurea potenza di Venezia. Venezia. Veni Etiam. «Vieni ancora» par dire l’algida città divina e marmorea che s’adagia sulle adriatiche acque salmastre, azzurra di cielo e verde di mare, al visitatore, «Vieni ancora e ancora, perciò che, quante volte verrai, sempre vedrai cose nuove e nuove bellezze», poiché, come disse, scrivendo la paretimologia dell’aggraziato nome di Venezia, Francesco Sansovino, figlio del celebre architetto Jacopo e autore, nel 1581, della prima guida turistica della città, ci sarà sempre qualcosa da scoprire, in questo luogo emblema di Venezia e dell’arte mistica, ermetica densa di secolare beltà, fugacità di sguardi e rapimento d’occhi. Questo luogo è Mirabilia, lo studio dell’Artista Gigi Bon, e Veni Etiam – Naturalia e Mirabila è il titolo del libro di velluto azzurro dalle pagine indorate che racchiudono l’esternazione della bellezza delle sue creazioni artistiche, cristallizzate in foto narranti l’Arte.

Il labirinto, uno dei leitmotiv più intrinseci di Mirabilia si snoda nel percorso che intraprende lo spettatore: dedalico suggello rinascimentale dalla reminiscenza cretese, lo ritroviamo nei ventri dei rinoceronti bronzei, nei dipinti che compongono le foto del libro dell’Artista, nei quadri lignei e negli specchi concavi. «Per me l’Arte è avventura e ricerca nella storia e nel tempo, nella materia e nella natura.» scrive a proposito l’Arista in Il labirinto del mio pensiero.

Le sculture nello studio d’arte vegliano fiere lo scrigno che paiono custodire. Bronzee, carezzevoli da parer cimeli rinascimentali, sono austere ed equine o possenti e rinocerontiche, oppure esili e fatate: sublime ponte tra i secoli, grazie alla metafora reale del perdurare del metallo, la loro essenza «Il bronzo (…) è l’immagine dell’eternità: diviene dimora del tempo, mondo poetico dove ogni immagine diventa ricordo, ogni metamorfosi esempio del continuo divenire.» continua Gigi Bon.


Il tempo, ciclica costante che perdura nella visita, disorienta il visitatore e al contempo lo avvolge: estemporaneamente lo catapulta in un passato in praesentia, un’epoca perduta ma resa rediviva grazie a una rilettura attenta e mediata dalla straordinaria capacità dell’Artista, le cui opere donano allo spettatore «visioni che riproducono un passato rivissuto forse nel futuro, [in cui] c’è sempre una realtà ma avvolta dal mistero e dalla magia.» Una magia alchemica, capace di trasformare non già il metallo in oro, quanto il perduto in reale, il passato in presente, il fugace in eterno. Conclude a proposito Gigi Bon «Il tempo istantaneo dell’apparizione, quasi abbaglio della mente, visione che spalanca ambiguità e sogni, il passare degli anni tradotto nel baleno di un attimo.»

Venezia vive ancora una volta il suo splendore passato e mai perso, grazie ad opere che ne suggellano la potenza bellica marinara e la grazia figurativa artistica. Meraviglia e misticità si districano nella fatale sorpresa del visitatore il quale, dapprima ignaro dell’universo nel qual fa ingresso, resta estasiato al cospetto della moltitudine di quell’arte che si snoda tra tecniche miste (dalla strabiliante cera persa, all’ acrilico su tela, alla carta con interventi multimediali, e alla carta trattata con gli antichi metodi che i veneziani avevano appreso dai cinesi), tra motivi oculari, fantastici, che talvolta oscillano sul gotico di un trecento al tramonto, sino a splendere nel pieno meriggio di un rinascimento glorioso di beltà. Venite, visitatori di Venezia, e poi venite ancora, poiché qui, nei Mirabilia di Gigi Bon troverete Venezia stessa, che ancora vive. Venetia. Veni Etiam.

articolo di Chantal Fantuzzi