Nella sua riunione di martedì 13 marzo 2018 a Rivera, il comitato cantonale di UDC Ticino ha deciso all’unanimità di lanciare il referendum contro il credito di 6,7 milioni di franchi per la sperimentazione “La scuola che verrà”, votato dal Gran Consiglio lo scorso lunedì. Il credito è ciò che rende referendabile la decisione, dato che la sperimentazione di per sé sarebbe competenza del solo Consiglio di Stato. Ai presenti alla riunione ha ben spiegato la situazione il deputato e membro della Commissione scolastica Sergio Morisoli (La Destra). “Non vogliamo una scuola socialista”, ha affermato al termine del suo intervento, nel quale ha messo in luce le pecche del progetto: una sperimentazione azzardata e pericolosa che avviene senza un ordine preciso degli obiettivi da raggiungere, né tantomeno dei validi criteri per la valutazione dei risultati, effettuata su quattro sedi scolastiche i cui allievi – in caso di fallimento della sperimentazione – si troverebbero totalmente fuori dal contesto costituito dall’altra trentina di sedi scolastiche nelle quali la sperimentazione non avviene. Un concetto di “inclusione”, ossia di utopicamente pretendere che a tutti debba essere assicurata la formazione cui aspirano, a prescindere dalle loro capacità specifiche, costituisce un controproducente livellamento verso il basso che non soddisferebbe le ambizioni di chi mira in alto senza averne in quel momento i numeri (nessuno nega che questi possano arrivare, avendo lo sviluppo di ogni fanciullo una velocità e un decorso diverso) , bensì inibirebbe le possibilità ai più dotati di procedere speditamente. Il progetto poi, è stato sviluppato da “un’élite dell’élite” scolastica – quindi di teorici dell’insegnamento avulsi da tutto quanto succeda in realtà al di fuori del loro mondo – senza coinvolgere a sufficienza gli altri attori della formazione (famiglie, mondo del lavoro, ecc.).

Tutti questi, motivi sufficienti per esigere che a decidere sia il popolo, e non una maggioranza di deputati composta fra l’altro da partiti storici, il cui consenso – dopo un iniziale rifiuto – è stato astutamente “comprato” includendo nel progetto un’ulteriore sperimentazione secondo i loro desiderata, modifica il cui primo risultato è quello di aver fatto lievitare i costi da 5,3 a 6,7 milioni di franchi.

Queste argomentazioni hanno convinto i membri del comitato che, dopo discussione e domande precise hanno, come detto, deciso all’unanimità il lancio del referendum. Questo sarà appoggiato da Area Liberale e UDF (alleati dell’UDC nel gruppo parlamentare La Destra). L’obiettivo è quindi adesso la raccolta delle 7’000 firme necessarie affinché questa importante decisione sia affidata al popolo, che è quello che comunque, al contrario di chi agisce al riparo della sua torre d’avorio di Palazzo delle Orsoline, dovrà concretamente subirne le conseguenze. Sarà costituito un comitato promotore cui sono già sin d’ora invitati ad aderire tutti i singoli interessati, ma anche partiti, associazioni docenti e genitori, gruppi d’interesse, eccetera, che vorranno sostenerci.

UDC Ticino