Gerusalemme 21 Marzo 2018

Questa mattina è stata tolta la censura e il governo israeliano ha ufficialmente ammesso quello che tutti già sapevano e cioè che sono stati proprio i caccia F16 della Israel Air Force che il 5 settembre del 2007 hanno bombardato e distrutto il rettore nucleare che il governo siriano, in collaborazione con quello della Corea del Nord, stava ultimando a Deir Ezzor.

Non era la prima volta che ai piloti israeliani veniva data una missione del genere, il precedente esisteva e, a suo tempo, fece grande scalpore: il bombardamento del reattore iracheno di Osirak (Operazione Babilonia) del 7 giugno 1981.

La distruzione del reattore francese di Osirak impedì al dittatore iracheno Saddam Hussein di dotarsi dell’arma nucleare cosa che, a distanza di molti anni, permise alla coalizione internazionale di liberare il Kuwait. Un Iraq armato di bomba nucleare sarebbe stato molto difficile da attaccare.

Se l’operazione Babilonia tolse nel lontano 1981 l’atomica dalle mani di un dittatore quella in Siria del 2007 è stata, dato oggettivo, addirittura più importante perché la zona dove il reattore era stato costruito è stata in seguito occupata dallo Stato Islamico.

Possiamo solo immaginare cosa sarebbe potuto accadere a Israele, e anche al resto dell’occidente, se la tecnologia nucleare o magari anche una bomba già confezionata, fosse caduta in mano ai tagliatori di teste.

Con il passare delle ore escono allo scoperto altri particolari importanti dell’operazione. L’allora Primo Ministro Ehud Olmert era molto riluttante, nonostante le fotografie aeree e satellitari che indicavano per certa la costruzione di un reattore nucleare in Siria, ad ordinare l’attacco al suolo. Fu decisiva la presa di posizione di Meir Dagan, allora capo del MOSSAD, i servizi segreti israeliani, che durante una burrascosa riunione, mise sotto gli occhi di Olmert e di Ehud Barak, Ministro della Difesa, fotografie del sito riprese da agenti che si erano avventurati in Siria pur di confermare le riprese aeree e satellitari.

Olmert temeva le reazioni del mondo a una mossa che se anche necessaria era politicamente molto azzardata, ma davanti all’evidenza mise da parte gli indugi e dette l’ordine al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare di studiare e mettere in atto il piano che doveva garantire la totale distruzione del sito, piano che i piloti eseguirono il 5 settembre del 2007.

Per Olmert era necessario, nei limiti del possibile, mantenere riservato chi c’era dietro le quinte dell’attacco, sarebbe bastato l’abbattimento di uno degli aerei impegnati nell’operazione per scatenare una guerra aperta con la Siria in primis ma anche con le altre nazioni e milizie armate che dominano la regione mediorientale.

Fortunatamente per Israele tutti gli aerei impegnati nell’operazione tornarono alla base e questo permise al governo israeliano di non confermare e neanche negare proprie responsabilità, ma la fortuna maggiore è che grazie all’opera di prevenzione la Siria non diventò potenza nucleare.

Troppo facile immaginare cosa sarebbe potuto accadere in uno scenario come quello che si è creato a distanza di pochi anni con la Siria nel caos e l’arma atomica nelle mani di chi non si è mai fatto problemi ad usare i gas sui civili, oppure di cosa l’occidente sarebbe stato testimone, o forse vittima, se l’Isis avesse messo le mani su quel plutonio.

L’unico vero interrogativo che rimane ancora senza risposta è perché il Premier Netanyahu ha deciso proprio ora di rendere pubblica la notizia e i suoi particolari, difficile rispondere anche se per esperienza ho la sensazione che si tratti di un messaggio, anche non troppo velato, a qualcuno che da troppo tempo minaccia e che forse sta per avvicinarsi troppo alla linea rossa di non ritorno.

Michael Sfaradi