Gerusalemme 26 Marzo 2018

La sorridente signora che vedete in foto si chiamava Mireille Knoll, cittadina francese di religione ebraica di 85 anni di età. Era scampata alle deportazioni e ai campi di sterminio e dopo la fine della seconda guerra mondiale, come molti ebrei europei, era rimasta nella nazione in cui aveva avuto i natali: la Francia.

Nazione che nonostante l’avesse tradita continuava  a sentire come casa sua.

Ormai di lei si può solo pensare e parlare al passato perché Mireille è stata uccisa nella sua casa con undici pugnalate e il suo corpo è stato bruciato.

Per il delitto sono in stato di fermo due persone uno dei quali è un vicino di casa della signora Knoll, pregiudicato di 29 anni e appena uscito dal carcere, contro il quale la vittima aveva già presentato un esposto dopo essere stata minacciata di morte.

Questa tragedia però è soltanto l’ultimo tassello di un puzzle senza fine che si chiama, diciamolo senza troppi giri di parole,  ANTISEMITISMO.

La  lista dell’orrore è lunga e percorrendola a ritroso non possiamo non ricordare  la strage di bambini nella scuola ebraica, perpetrata da Mohammed Merah nel 2012 a Tolosa, e l’assalto di Coulibaly all’Hypercasher di Porte de Vincennes  nei giorni del massacro a Charlie Hebdo.

Non possiamo dimenticare Sarah Halimi di 65 anni, che nella notte tra il 3 e il 4 aprile dell’anno scorso è stata, in quanto ebrea, picchiata e defenestrata da Kobili Traoré, un giovane vicino musulmano, dal suo appartamento nell’undicesimo arrondisement, il cuore di Parigi.

Notizia scomoda per la Francia dei giorni nostri visto che sia la stampa che le autorità impiegarono settimane per trovare il coraggio di ammettere la natura antisemita del delitto.

Per non parlare poi della coltre fumogena creata ad arte intorno alla fine tremenda di Ilan Halimi, la vittima della «Gang des Barbares », vicenda che vale sempre la pena di ricordare e dalla quale è stato tratto il film drammatico di Alexandre Arcady ‘24 jours, la vérité sur l’affaire Ilan Halimi’.

Nel gennaio del 2006, una gang delle capitanata da Youssuf Fofana, sequestrò Halimi, che gestiva un negozio di telefonia a Parigi. Fofana, convinto che la famiglia fosse ricca in quanto ebrea, chiese un forte riscatto che però non fu mai pagato.

Ilan Halimi rimase prigioniero dei suoi aguzzini per tre orribili settimane durante le quali fu torturato fino al decesso.

Tutto questo è inaccettabile nell’Europa del 2018, sì l’Europa, perché non solo la Francia è ammalata di antisemitismo… anche se è la più grave perché non c’è nazione del vecchio continente che possa dichiararsi immune da questo rinnovato morbo antico che si ripresenta ciclicamente giustificando se stesso con false motivazioni.

Nella seconda fotografia, cari lettori, potete vedere i volti delle vittime degli ultimi anni, vecchi, uomini, donne e soprattutto bambini.

Uccisi, torturati e in molti casi anche bruciati o come è recentemente accaduto, il 22 febbraio scorso a Bron nei pressi di Lione, ustionati con l’acido versato nel passeggino come è successo alla figlia di un Rabbino di 14 mesi di età.

In quella foto potete vedere i volti di chi è stato torturato per giorni e poi ucciso, pugnalato e poi bruciato, buttato giù da una finestra  o che ha ricevuto una revolverata a bruciapelo.

Si tratta di 11 persone: donne, uomini, bambini e anziani, assassinati in questi dieci anni davanti a un’Europa paralizzata e ammutolita, un’Europa alla deriva che non sapendo come risolvere i problemi li nasconde, rinnegando se stessa e i principi di eguaglianza e libertà di cui doveva essere messaggera.

Michael Sfaradi