Nell’ambito di una vasta operazione antiterrorismo, la polizia italiana ha arrestato questa mattina a Torino un ragazzo 23enne con l’accusa di essere un membro dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico. Nato in Italia da una famiglia marocchina, Elmahdi Halili è considerato l’autore del primo testo di propaganda jihadista tradotta in italiano.

È stato l’ultimo di una serie di arresti avvenuti in questo mese che hanno coinvolto presunti sostenitori del terrorismo islamista. Il 15 marzo scorso, la polizia italiana ha arrestato un uomo di origine lettone che stava preparando un attacco contro un asilo, grazie ad una soffiata dell’FBI americana. L’azione di oggi è stata condotta il giorno dopo che la polizia di Foggia, nel sud dell’Italia, ha arrestato un 58enne imam egiziano, Abdel Rahman, accusato di indottrinare gli alunni in un centro culturale da lui gestito, con video del Califfo e ordini di attacco ad uccidere i non musulmani con uso delle bombe.

Le indagini condotte dagli investigatori dell’antiterrorismo hanno portato alla perquisizione di tredici abitazioni a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia, coinvolgendo un numero imprecisato di altre persone tra cui alcuni italiani convertiti all’Islam. Gli investigatori hanno sequestrato materiale propagandistico e jihadista, incluse immagini di combattenti in Siria e Iraq, video di esecuzioni civili e militari e dichiarazioni degli attacchi di Parigi e Bruxelles.

Poco dopo la morte ad Aleppo del siriano Abu Mohammed al-Adnani al-Shami, “portavoce” dell’organizzazione, il 30 agosto 2016 Elmahdi Halili crea una pagina sui social network dove pubblica alcuni messaggi dell’uomo, considerato il braccio destro di Abu Bakr al-Baghdadi. Le indagini su Halili iniziarono alla fine del 2015 quando patteggiò una condanna a due anni di reclusione con sospensione condizionale della pena, per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo (aveva pubblicato documenti relativi all’Isis). Le ricerche avevano portato alla scoperta di altri individui intenti ad arruolare reclute per il gruppo terroristico. I servizi di controterrorismo italiano notarono che il giovane stava diventando sempre più radicalizzato, intensificando il suo proselitismo e indottrinamento.

Negli ultimi mesi, l’Italia ha intensificato le espulsioni di stranieri ritenuti una minaccia alla sicurezza nazionale e in un’intervista, il ministro dell’Interno italiano Marco Minniti ha sottolineato come la minaccia del terrorismo islamico in Italia sia diventata ancora più concreta dopo il crollo dell’organizzazione dello stato islamico in alcune parti dell’Iraq e della Siria.

Durante la conferenza stampa sull’arresto del giovane Halili, il questore di Torino Francesco Messina ha affermato: «Siamo intervenuti senza indugio. Abbiamo dovuto agire immediatamente per eliminare questa minaccia. Halili poteva compiere delitti». E ancora: «C’è stata un’escalation nel suo percorso. È passato dall’auto indottrinamento al cercare e contattare soggetti “lupi solitari” che potessero compiere azioni terroristiche e stava anche studiando come usare il coltello e su come preparare camion per eventuali attentati».

Gli investigatori della Digos e dell’Antiterrorismo della Polizia hanno anche accertato che Halili era riuscito a fare diversi proseliti, traducendo dall’arabo e dall’inglese i testi jihadisti per poi rielaborarli e portando così sulle sue posizioni alcuni italiani convertiti all’islam e giovani immigrati di seconda generazione.

Il Daesh è stato sconfitto sul campo di battaglia, ma la sua propaganda continua.