Palm Beach, Florida. Villa di Donald Trump, 45 esimo presidente degli Stati Uniti. Gli ospiti, questa volta, sono degli invitati davvero speciali: i Borbone del Regno delle Due Sicilie, Carlo e Camilla di Borbone con le figlie Chiara e Carolina. Ricevuti con tutti gli onori del caso, i nobili del regno del sud Italia, invaso da Garibaldi nel 1860, reali senza un trono, i Borbone di Sicilia hanno scattato anche un bel selfie famigliare. Il truce popolo (del web) intriso di virtuale giacobinismo, garibaldismo e alquanto egualmente anacronistiche spinte unitarie, però, non ha gradito.Comincia il giornalista del Washington Post, con un’ovvia constatazione che a tutti, però, appare scintillante di verità donata: i Borbone di Sicilia non regnano più da 157 anni! Inaudito, perciò, riceverli.

Ma c’è chi, cogliendo l’indubbia vena reazionaria del Tycoon, ha coniato il motto “Make Sicilia Great Again” ovvero, ispirandosi al motto di Trump, “rendiamo la Sicilia grande. Di nuovo.” Di nuovo sì, poiché, dopo l’unità d’Italia, si sa, il sud non prosperò di certo. E i Borboni, si sa, mai accettarono di essere stati letteralmente espropriati del loro regno per conto di un re piemontese e un nizzardo guerrafondaio d’Argentina, pardon, l’Eroe dei due mondi.

Jennifer Rubin, un’altra blogger, ha suggerito ironicamente a Trump d’incontrare altri sovrani immaginari, come la regina di Genovia, del celebre film interpretato da una giovanissima Hanne Hatway.

Ebbene, un qualunque visionario complottista, potrebbe rinvenire nella spinta antagonista della stampa anti-repubblicana, una certa paura latente che il nuovo presidente americano, oltre alle sue idee conservatrici, renda redivivo il sogno revanscista borbonico: riprendersi le due Sicilie.

Franceschiello, ovvero Francesco II, l’ultimo sovrano dei Borbone – sicilia

Perché altrimenti l’intera stampa americana si sarebbe scagliata contro i presunti legittimisti, eredi d’un trono spodestato, in un piccolo regno del sud Europa? Forse perché il mondo anglosassone che fu uno dei fautori della non certo limpida Unità d’Italia, vedrebbe oggi alcune spinte reazionarie minare al processo unitario massonicamente cioè, faticosamente, raggiunto, più di mezzo secolo fa?

Ma perché scagliarsi su una visita che non ha a che fare con “sovrani immaginari” bensì ex sovrani, legittimi ma spodestati, un po’ come i Pahlavi di persiana memoria. Ben vengano le visite ai sovrani di regni di storia perduti, ma non obliati. E, perché no, fate sapere al Presidente che anche i fautori della dinastia Borbone -Parma, nella città di colei che scrive, lo attendono. Se poi si volesse omaggiare l’ancor più amata asburgica duchessa, beh, gli omaggi si ricevono manibus plenis.

Era il 1 ottobre 1860 quando Garibaldi, al Volturno, vinse l’esercito di re Francesco II, per gli amici Franceschiello.

I Mille di Garibaldi, che erano partiti da Quarto, supportati da altrettanti carcerati, e dalle truppe regie di Vittorio Emanuele II, dopo aver bombardato Capua, si diressero verso la piana di Volturno, dove le truppe del re di Napoli, lasciate scoperte dagli alleati francesi che erano improvvisamente partiti, furono sconfitte, pur dopo una valorosa resistenza. Quattro mesi di incessanti bombardamenti, di fame e prigionia entro le mura di Napoli per gli abitanti. Nonostante la propaganda di parte che, tutt’oggi, fa del detto fare la fine dell’esercito di Franceschiello, il significato di andare incontro a una sconfitta clamorosa, l’ultimo re dei Borbone Sicilia fu un sovrano valoroso che non si arrese sino all’ultimo.