“Il PLR ha votato Sì e ha ricevuto il classico piatto di lenticchie”
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Ricevo a tarda sera le lunghe e articolate risposte di Sergio Morisoli alle mie domande, e mi affretto a pubblicare il tutto. Il tempo incomincia a scarseggiare. Il nemico mortale dei referendisti sono l’indifferenza e l’apatia.
Nel testo ci sono molte affermazioni che mi trovano consenziente, si vede che tra noi c’è un certo feeling. Ne evidenzio alcune.
- Non è ragionevole che una riforma così fondamentale venga intrapresa senza un giudizio popolare.
- Anche perché la vicenda parlamentare – coinvolgente PLR e PPD – è veramente oscura. I sospetti fioriscono come i prati in maggio ma le prove decisive mancano. “Determinato, astuto, intelligente”, così Morisoli descrive Bertoli. Non sono parole dette per caso.
- Il Referendum in questo frangente è l’arma unica ma nel contempo anche l’arma regina. Tutto il resto viene dopo.
- Se il Referendum fallirà, o per mancanza di firme o per sconfitta elettorale, il cammino verso un modello errato di scuola sarà tutto in discesa. Resterà solamente “il test (la variante sperimentale liberale, ndR) che fa ridere il DECS e che si sa come finirà”. Dure parole di Morisoli.
- Siamo ancora in tempo!
Un’intervista di Francesco De Maria.
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Francesco De Maria Dunque referendum. Quando l’avete deciso? Di fronte al voto del Gran Consiglio? Non avete esitato? Quanti giorni avete impiegato a formare il Comitato?
Sergio Morisoli AreaLiberale prima e la Destra (UDC+AL) poi già dal 2014 si batte per una scuola diversa. Abbiamo fatto due mozioni e un’iniziativa elaborata con la modifica di 34 articoli della legge scuola, ancora pendenti. Il referendum l’abbiamo iniziato a valutare tra luglio e agosto dello scorso anno, dopo che il DECS, quindi il CdS, ha trasmesso nel mese di giugno alla Commissione scolastica del Gran Consiglio il messaggio per la richiesta del credito per la sperimentazione della scuola che verrà. L’avevamo tenuto come ultimo strumento se in Commissione prima e in Gran Consiglio poi, non si fosse potuto impedire la sperimentazione di Bertoli o comunque cambiarne sostanzialmente il corso. Dopo essere rimasti in Commissione scolastica in minoranza noi de La Destra (UDC + AL) e della Lega, dopo aver allestito un rapporto di minoranza contro la sperimentazione; dopo che il Gran consiglio ha bocciato due emendamenti facili e logici proposti da me e Pamini per conto de la Destra e della Lega nel dibattito in parlamento. Un emendamento per continuare a trattare il tema della riforma scolastica in Commissione durante la sperimentazione, cioè per tener conto delle eccellenti prese di posizione pervenuteci dalla consultazione ma mai esaminate (sci!); e l’altro emendamento per definire i termini di controllo, gestione, criteri di giudizio e di valutazione della sperimentazione ex ante e non post ante come farà Bertoli. Bocciando gli emendamenti e votando poi la sperimentazione il gran Consiglio ci ha costretto a far scattare la misura della raccolta firme. No abbiamo esitato, e il Comitato è stato costituito in due giorni. Per noi non esiste che un tema di importanza vitale come la riforma scolastica non sia dibattuto nel Paese, non possiamo accettare che sia portata avanti solo dando fiducia cieca alla burocrazia pedagogica che l’ha prodotta. E soprattutto non possiamo accettare che sia fatta con l’86% dei docenti e dei direttori scolastici che non hanno risposto al sondaggio del DECS, e che l’89% dei pochi che hanno risposto si è detto contrario alla sperimentazione nella sede presso la quale insegna! Chi la scuola la fa e la vive in aula, e sa cosa significa fare il docente nel 2018, la scuola che verrà non la vuole. Non lo dicono apertamente perché hanno paura, non so se vero o no, se sensato o no di ritorsioni del Dipartimento, ma i docenti mi spifferano che facciamo bene a raccoglier le firme. Non dimentichiamo che l’esperimento, che esperimento non è trattandosi di fatto già della prima fase di implementazione concreta della Scuola che verrà a: tesserete, Caslano, Biasca e a Acquarossa per le medie; e a Cadenazzo, Paradiso e Coldrerio per le elementari; costa 6.7 milioni di franchi e che poi il tutto costerà tra i 35 e i 40 milioni quando sarà attuata in tutte le sedi.
I tempi sono stretti. Ce la farete?
I tempi sono strettissimi anche per colpa che il Ticino è il Cantone che penalizza maggiormente la democrazia diretta. Abbiamo, a livello cantonale, la metà del tempo a disposizione e il doppio di firme da raccogliere che nel resto della Svizzera. Siamo molto fiduciosi; ma soprattutto i cittadini devono sapere che con la raccolta firme si tratta dell’ultima possibilità per intervenire sulla Scuola che verrà. Il nostro obiettivo come detto è permettere ai cittadini, genitori, docenti, allievi di partecipare concretamente a progettare la scuola che vogliamo. Fare in modo che a decidere siano loro e non gli apparati; la realtà e il futuro dei giovani sono di tutti, non sono un monopolio del DECS.
Il Comitato è affollato di valide personalità (27, se non sono nel frattempo aumentate). Sono tutti attivi, tutti impegnati a conseguire il successo?
Sì certo, ognuno con i propri mezzi e i propri sistemi. L’UDC sta facendo un lavoro enorme con le bancarelle di raccolta firme, la Lega tramite il Mattino della domenica sta coprendo in modo eccellente la tematica, e poi ci sono i singoli raccoglitori spontanei.
Secondo me in questa interessante vicenda due sono i punti cruciali: la natura del progetto di Bertoli (ovviamente) e la “configurazione” politica che si è creata a sostegno della sua sperimentazione. Comincio dalla seconda. Perché PLR e PPD hanno dato semaforo verde? Che interesse aveva il PLR ? Che interesse aveva il PPD ?
Io inizio invece dalla prima perché è molto importante capire perché bisogna essere contro. Il progetto di Bertoli è una risposta sbagliata a un problema serio; una proposta che ci penalizzerà rispetto al resto della Svizzera (per non parlare dell’estero) rispetto al mercato del lavoro e agli studi superiori che seguiranno alla scuola dell’obbligo. Ma prima ancora è un progetto disumano, nel senso che non tiene conto della realtà e va contro natura. Tutto discende dal dogma del DECS che la scuola deve essere egualitaria e inclusiva. Se è vero che siamo tutti uguali davanti a Dio e alle Leggi, è una menzogna l’egualitarismo, cioè far credere che tutti abbiamo ricevuto le stesse doti e per tanto che tutti possiamo arrivare allo stesso traguardo. La seconda menzogna è quella inclusivista, la realtà e il mondo ci piaccia o no è esclusivista, preparare i ragazzi a un mondo che non c’è attraverso l’ inclusivismo scolastico è fare un torto morale ai più deboli. La SCV non è altro che l’impianto fisico attraverso il quale si promuove un costruttivismo sociale calato dall’alto. Questa è la radice filosofica, ideologica che regge tutto il progetto. Sul secondo punto, posso dire che i membri PLR e PPD della Commissione scolastica sono sempre stati, chi in modo più deciso chi più sfumatamente, contrari alla SCV. Alcuni continuano a dirlo anche dopo aver votato SÌ alla sperimentazione…Io penso che erano e sono in buona fede. La SCV non la vogliono nemmeno loro, hanno capito che potrebbe essere un disastro. Fin qui la situazione di fondo. Poi a un certo momento, c’erano 4 rapporti in Commissione. Quello favorevole PS e Verdi, quello PLR molto critico con rivendicazioni importanti, quello del PPD critico ma possibilista e collaborativo e quello contrario di Destra e Lega. Era evidente che non si poteva andare in Gran Consiglio con 4 rapporti diversi, e giocarsi alla roulette dei voti la SCV. Allora rimanevano solo due vie: quello contrario (il nostro) aggiungendovi però le rivendicazioni del PLR e eventualmente gli auspici del PPD, che di fatto voleva dire bocciare la SCV; oppure salire sul carro di Bertoli sperando poi nel tempo di portare ognuno a casa qualcosa (PLR e PPD). A mio giudizio Bertoli ha vinto perché ha concesso poco o nulla ( al PPD) e ha concesso il regalo avvelenato dell’estensione dei livelli A e B a tutte le materie (al PLR). Non saprò mai perché i colleghi di Commissione PLR e PPD come detto, sempre molto scettici per non dire contrari alla SCV, in ultimo abbiano fatto la scelta pro Bertoli. Ho l’impressione che più che loro a decidere potrebbero essere stati i loro partiti per ragioni che al momento mi sfuggono, ma che sospetto.
Il professor Zambelloni nella sua intervista confessa: io non so che cosa sia successo [tra i partiti, ndI], non posso saperlo. Lei lo sa?
Si entra nel campo delle ipotesi. Io mi sono fatta la mia, ma per capire occorre partire da parecchio lontano. Bertoli nei confronti del PLR ha in mano due match ball. La prima è che può dire, a giusta ragione e senza essere smentito, che se lui si trova a dover fare una riforma di questa portata è solo perché chi l’ha preceduto e la doveva fare un decennio fa non ha fatto nulla. Nonostante la vittoria del 2001 contro le scuole privare il potere radico-socialista scolastico guidato per 11 anni da Gendotti non ha saputo cambiare una virgola per risanare la scuola dell’obbligo. La seconda, non lo dice mai apertamente perché è un gentleman, è che si trova un apparato e un mondo scolastico che all’orizzonte ha un notevole ricambio generazionale; alcune migliaia di funzionari e docenti che andranno in pensione nei prossimi 5 o 6 anni, quindi molti volti da promuovere internamente o sostituire dall’esterno. E’ quasi certo che sulla SCV il PLR si è fatto sorprendere e superare da Bertoli; già nel 2014 quando l’ha presentata hanno sottovalutato la portata del progetto, e soprattutto hanno sottovalutato la determinazione, l’astuzia e l’intelligenza di Bertoli nel perseguirlo. In oltre hanno sopravvalutato la loro capacità nell’opporre un controprogetto altrettanto forte. Oggi sappiamo che nonostante il fortissimo apparato del PLR dentro e fuori la scuola, dal 2014 ad oggi non sono riusciti a organizzare una visione e a produrre nulla di veramente alternativo alla SCV; quindi hanno ab torto collo dovuto salire sul carro di Bertoli e sperare, forse di buttarlo giù nel 2021 alla fine della sperimentazione.
Per il PPD la vedo diversamente. Non hanno i numeri partitici, non hanno sufficiente apparato nel DECS e non hanno tradizione per occuparsi proattivamente di scuola. Sono quindi costretti a fare una sorta di scelta “meno peggio”, in questo caso purtroppo sbagliata. Caso mai a sorprendermi è il fatto che pur avendo al loro interno una struttura che si chiama OCST Docenti, che ha sviluppato un lavoro notevole e un documento veramente ben fatto e molto pertinente in alternativa e a complemento della SCV; non siano riusciti a creare una consistente via di fuga dalla SCV. Sono stati i primi a rinunciare a produrre una battaglia alternativa, di sostanza, e adagiarsi anch’essi sul carro di Bertoli senza avere nulla da guadagnare. D’altra parte già nel riparto dei Dipartimenti in seno al CdS nel 2011, quando il PPD poteva rivendicare il DECS invece del DSS, sembra, pare, si dice ma non si conferma che ci sia stato il veto assoluto dei radico socialisti a cedere la scuola al PPD.
Mi ha impressionato la compattezza (voto “bulgaro”) dei due partiti “borghesi”. I casi sono solo due: o erano proprio tutti convinti, oppure…
Detto quanto sopra non c’era alternativa al voto “bulgaro”. Certamente non erano convinti e certamente non l’hanno fatto per il bene della scuola pubblica ticinese, per il bene delle famiglie e degli allievi e nemmeno per il bene dei docenti. La mia ventennale esperienza cantonale, mi dice che quando i partiti votano così compatti su una tematica è perché ci sono degli interessi grossi da difendere o vantaggi da acquisire; sennò il voto è molto più dispersivo e la disciplina di partito non scatta. Del resto, non è una novità. Le proposte che sono giunte in parlamento dal Governo più debole dal dopo guerra sono sempre state votate in questo modo. Significa che ognuno inghiotte rospi grandi come vitelli in Governo e in Gran Consiglio pur di far finta che i partiti hanno un Governo coeso, efficiente e efficace. Non penso che l’adesione di Bertoli a molti temi, extrascolastici, per lui indigesti sia stata gratuita. Vedremo.
Il PLR dopo aver votato “come un sol uomo” (meno uno…) si è affrettato a precisare: noi non sosteniamo la riforma Bertoli ma solo la sperimentazione; abbiamo preteso ed ottenuto la sperimentazione B (variante PLR), eccetera eccetera. Prendiamo tutto per buono?
Dopo essere stati superati da Bertoli e dopo aver cercato di rincorrerlo (inutilmente) devono pur giustificarsi dicendo di aver ottenuto qualcosa al 93° minuto di gioco. E’ il classico piatto di lenticchie; ottengono un test voluto da nessuno, che fa ridere il DECS (sa già come finirà). Estendere i livelli A e B a tutte le materie, nelle sedi scelte da Bertoli e con la supervisione del DECS, con i docenti contrari, i genitori contrari è un suicidio politico. Pensano davvero che Bertoli fra 3 anni tornerà in GC per dire che il suo progetto non va bene ma va invece bene il modello del PLR? Targare poi orgogliosamente di esperimento PLR questa variante (inutile) è già l’inizio della fine.
Il professor Zambelloni ha ipotizzato che l’appoggio del PPD alla sperimentazione sia dovuto a certe concessioni ottenute dai cattolici sull’ora di religione. E porta degli esempi e delle date. È plausibile?
No. Su questo punto penso che sbagli, mi pare abbia una percezione poco realista. Primo perché è da vedere se il PPD fa ancora gli interessi dei cattolici; secondo è da vedere se i cattolici si fanno rappresentare dal PPD; terzo se ci sono ancora interessi cattolici in gioco. Ma ancora più importante, mi pare che il Vescovo Valerio si guardi bene dal farsi “usare” e dall’ ”usare” un partito per questioni religiose. Ha incontrato lui Bertoli e mi pare sia molto in chiaro cosa vuole e come vuole ottenerlo direttamente, senza intermediazioni partitiche nei rapporti Stato-Chiesa.
Visto che parliamo del filosofo Zambelloni le dirò che secondo me lui, con le sue posizioni rigorose e logiche, rappresenta un formidabile atout in favore del Referendum. Bertoli infatti, fiutando il pericolo (opinione mia), ha reagito immediatamente. Pensate di coinvolgerlo nella vostra impresa?
Contrariamente a me che sono della destra liberlconservatrice, il prof. Zambelloni non può essere sospettato di questa appartenenza politica. La sua spontaneità nell’emergere in prima persona in questo dibattito, dimostra la sua grande saggezza e competenza e segna quanto importante sia per tutti, indipendentemente dal colore politico, il tema scuola. E’ un pensatore e uomo di scuola stimato e apprezzato. E’ stato capace di sintetizzare in un’intervista a questo portale oltre 600 pagine del dossier SCV. Non solo, ha fatto emergere i punti veramente centrali sui quali la politica e la società civile non può rimanere assente. Ha capito perfettamente che il progetto SCV si occupa di metodo (come fare) ma è assolutamente silente su due altre domande fondamentali: cosa insegnare e per chi insegnare. Ha capito che il rapporto centrale educativo che è quello diretto docente – allievo sarà marginalizzato a vantaggio degli apparati tecnici pedagogici, di sostegno ecc…
Le accuse che più fanno imbufalire il ministro Bertoli sono del tipo “scuola facile, allineamento verso il basso, scuola senza note, incapace di frenare il disimpegno…” C’è del vero in questo, o sono i pregiudizi della destra?
Basta leggere i documenti per capire che in ballo ci sono due visioni. I pregiudizi ci sono sia a destra che a sinistra. Qui però non siamo nei pregiudizi. Noi vogliamo una scuola realista che prepari a competere, che premi il merito e l’impegno, attenta alle differenze ma non alla loro negazione. Loro vogliono una scuola artificiale, egualitaria, inclusiva e livellata verso il basso. Noi vogliamo una scuola dove le competenze scolastiche vengono prima delle competenze sociali, loro il contrario. E molte altre cose che non sono pregiudizi ma sensibilità, riferimenti diversi.
Tutti odiano i livelli e ne dicono ogni male possibile. Anche lei li odia?
Da cristiano, non odio nulla e nessuno. Sono tra quelli che dicono che i livelli A e B come impostati oggi ma soprattutto come sono percepiti nella scuola e fuori dalla scuola sono: logori, controproducenti e ingiustificabili. Ciò detto ci vuole qualcosa che li sostituisca, non dico un ritorno alle maggiori e al ginnasio. Ma qualcosa che finalmente distrugga l’ipocrisia dannosa di non voler ammettere che ci sono allievi più adatti ad eccellere nelle professioni artigianali (apprendistato) e quelli più adatti alle professioni intellettuali (accademia). Il disastro dei livelli A e B è che stanno creando una mentalità e una cultura di ragazzi di serie A e di serie B; frustrando docenti, allievi e genitori. Abolire i livelli per far credere che tutti sono di livello A è la menzogna più grossa e il torto più grave che si possa fare ad un ragazzo. Il Referendum servirebbe anche ad aprire un vero dibattito nel Paese anche su questo tema, cosa assolutamente censurata nella SCV.
Dovranno essere sostituiti dal niente? O da che cosa?
In tutti gli altri Cantoni svizzeri ci sono addirittura 3 specie di Scuola media, proprio per valorizzare al meglio i doni che ognuno ha ricevuto da madre natura. Il Referendum servirebbe anche ad aprire un vero dibattito nel Paese anche su questo tema, cosa assolutamente censurata nella SCV. C’è spazio di riflessione e la creatività per correggere la situazione, da parte di chi la scuola la fa potrebbe dare delle belle sorprese. Ho fiducia in chi da decenni entra ogni mattina in aula.
Anche AreaLiberale ha un suo modello di scuola. La gente potrebbe accettarlo? La politica potrebbe accettarlo?
AreaLiberale, ma con noi anche l’UDC, ha un modello molto preciso di scuola. Come detto abbiamo proposto 2 mozioni parlamentari: 26 giugno 2012 “Apriamo un dibattito a 360° sulla scuola media e modifichiamo la legge” e il 24 settembre 2012 “Appello per l’educazione” e una Iniziativa elaborata IE 464 il 19 settembre 2016 “La scuola che vogliamo: realista – Pluralità di istituti nell’unità educativa. Un’iniziativa parlamentare elaborata per modificare 34 articoli dell’attuale legge scolastica. Non siamo esperti di materie né di pedagogia. Ci siamo però esposti nel proporre dei miglioramenti atti a valorizzare l’autonomia delle sedi scolastiche, il ruolo del docente, delle direzioni, il processo decisionale e la democratizzazione delle decisioni, la decentralizzazione del potere, la carriera e la valorizzazione dei docenti, e molte altre cose. Noi riteniamo che essendo il docente il fulcro della scuola, oggi si deve metterlo nella migliore condizione per permettergli di dare il massimo: soddisfare la sua sete di insegnare in modo congruo alla sete di sapere dell’allievo. Noi vorremmo estendere il concetto educativo oltre la scuola, educare a competere, educare alla solidarietà, educare all’eccellenza e alla bellezza, educare all’identità. Una visione ben diversa da quella della SCV: monopolio statale della scuola e dell’educazione; egualitarismo: parità di arrivo anziché parità di partenza; relativismo: indifferenza dei percorsi e dei contenuti conta l’arrivo; costruttivismo: prevalenza di competenze sociali rispetto a quelle istruttive; centralismo: è solo il Dipartimento che recinta, regola, gestisce l’educazione. Una visione, la nostra come molte altre valide, che non serviranno a nulla se non si firma il referendum e non si fermerà la SCV.
Bertoli mi ha detto: si voterà a settembre. Il Comitato ha speranza di vincere contro PS, PLR, PPD uniti? Non è un’impresa disperata?
Per votare ci vogliono prima le firme. Poi per quel che ci riguarda andremo al voto per permettere a due generazioni di ragazzi di avere la scuola adatta a loro e alla realtà che li aspetta fuori dalla scuola. E qui vedremo cosa i partiti sosterranno per difendere la SCV. Ce ne guardiamo bene di ridurre questa battaglia tra schieramenti partitici come invece molti dei partiti che lei menziona vorrebbero. No, non è un’impresa disperata perché ci rivolgiamo ai genitori, ai docenti, ai datori di lavoro, agli allievi; e siccome nella scuola non abbiamo nulla da difendere e nessun posto da distribuire siamo certamente più credibili di altri. Siamo onesti, offriamo la possibilità di fermare un treno sbagliato che va nella direzione sbagliata.
Avete un asso nella manica, un coniglio da estrarre dal cilindro? Me lo dica in un bisbiglio (noi qui non lo scriviamo).
Non siamo bari, e non abbiamo assi nella manica; se sapessimo estrarre un coniglio saremmo dei maghi. Chi ci propina la SCV, sembra possedere invece queste doti.
Per finire, si confidi con me. Non è che stiate meditando di ripetere il colpo – debbo ammettere, magistrale – della Civica?
Non c’è premeditazione né emulazione. La civica è una questione importantissima, ma pur sempre una materia; qui stiamo parlando di tutto quello che le sta attorno che non è meno importante. Se poi il risultato, firme e voto fosse quello della civica non mi lamenterei.
Esclusiva di Ticinolive