18 aprile 1948. Le prime elezioni della storia della Repubblica Italiana, entrata in vigore solo due anni prima, dopo lo strazio della degenerazione dei totalitarismi, si fanno calde. Nell’universo che copre l’ormai estinto elettorale della destra storica c’è la dc, il voto dei cattolici conservatori, sostenuti dagli americani, liberatori alleati, che temono l’avanzata sovietica. Dalla parte opposta i sostenitori della liberazione sovietica e dei vincitori del nazismo, liberatori “autonomi”. E poi tutto il discorso sull’espansionismo, imperialismo e democrazia esportata piuttosto che imposta. Non ultimo, anzi, il più importante, il discorso sul Piano Marshall, salvifico aiuto economico sostenuto da De Gasperi, visto come ricatto politico dal suo avversario Togliatti.

Eppure, quel che colpisce, è l’avanguardia della propaganda della comunicazione politica di settant’anni fa.

I manifesti della DC erano finalizzati a suscitare il “terrore” del “pericolo rosso” negli elettori indecisi, presentando il comunismo come un volto ossificato, recante la stella rossa della fame e della miseria.

Consapevoli della strumentalizzazione (neanche troppo forzata, a dir la verità) della figura di Garibaldi, dai comunisti associato al popolo, i democristiani attuarono un antitetica ed esplicativa propaganda, associando Garibaldi invece a Stalin.

I manifesti del pc puntavano invece a “ricordare” agli elettori chi aveva Unito l’Italia, sulla linea dell’ancor viva propaganda post risorgimentale, frutto di rifacimenti (ma anche di rischiose ricadute nella retorica fascista). Un richiamo a Garibaldi, alla sinistra storica repubblicana, e, ovviamente, un filo diretto con la tanto temuta Russia, vista con reverenza e ossequio, o terrore e ribrezzo.

La retorica comunista volta alla Russia di Stalin si protrasse tuttavia anche negli anni successivi, come ben dimostrano i reverenziali manifesti staliniani italiani.

la propaganda di sinistra ebbe poca fortuna ma lunga durata, tant’è che anche oggi, i manifesti che tappezzano i muri di centro e di periferia sono quelli di una sinistra che ha cambiato volto, volta più alla liberalizzazione di droga e confini, ma comunque rossa, anche se forse di un rosso diverso. Degli scudi crociati della turrita DC, invece, quasi nemmeno l’ombra. Ma ad accomunare gli antichi avversari, le alquanto esigue (anzi, bassissime) percentuali dello zero virgola.