E’ di nuovo quel giorno, pregno di polemiche, di mai sedati punti di vista, alcuni dei quali – se divergenti – sono irrimediabilmente considerabili “fascisti”, altri invece sono considerate intoccabili verità evangeliche. E’ di nuovo quel giorno, il 25 aprile, che esalta o stanca a seconda del più o meno esaltato orientamento politico. Tabù, miti, ortodossia, sono più o meno la prassi del 25 aprile. Ma chi lo festeggia, sventolando bandiere rosse, è coerente con la Storia, o, soprattutto, con se stesso?
Manifestanti e militanti sfilano gai col pugno chiuso. Cantano, “bella ciao”, “fischia il vento e urla la bufera.” Ad esporre i loro controversi pensieri, ci pensano i loro cartelli. V’è scritto: “Viva la Liberazione” che fu attuata grazie all’aiuto degli americani (infatti senza il segnale radio di Eisenhower non si sarebbe mai attuata, poiché Badoglio e Vittorio Emanuele III erano già fuggiti, probabilmente già in spiaggia a Brindisi) ma v’è scritto anche “abbasso imperialismo e capitalismo” esplicita invettiva contro gli americani, nemici dei comunisti. Un altro cartello reca la scritta “Assad assassino” difendendo dunque chiaramente l’intervento armato americano congiunto contro la Siria (ma non avevano appena scritto “abbasso imperialismo”?). Odiano i nazifascisti sterminatori d’ebrei ma vorrebbero la dissoluzione dello stato d’Israele e sfilano con le bandiere della Palestina, inneggiando alla sovranità dei paesi arabi così sostenuta anche dai loro nemici dei libri di scuola, Adolf e Benito.
A Milano si degenera: fischi e insulti alla Brigata ebraica, al grido di “Fuori i sionisti dal corteo” e “Palestina libera”. Nella brigata ci sono anche ex deportati dei lager.