Il governo federale sta rafforzando i toni nei confronti degli Stati Uniti che si sono ritirati dall’accordo nucleare iraniano. Per non parlare delle preoccupazioni delle società tedesche che operano in Iran e che sono minacciate di sanzioni.

“Se ognuno fa quello che vuole, questo diventa una cattiva notizia per il mondo”. Con parole insolitamente dirette, la cancelliera Angela Merkel ha condannato la cessazione dell’accordo nucleare con l’Iran da parte del presidente Donald Trump. “Credo che non sia corretto che una intesa concordata e votata nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite venga abbandonata in modo unilaterale” ha affermato esprimendo forte preoccupazione, “questo lede la fiducia nell’ordine internazionale”.

Inizialmente la Merkel era scettica  sul fatto che l’accordo nucleare possa essere mantenuto in vita senza l’enorme potere economico degli Stati Uniti. La Germania e gli europei sono disposti a rispettare l’accordo, ma bisogna essere realistici e non sopravvalutare le proprie forze. Lo sfondo sono le minacce degli Stati Uniti di sanzionare le aziende europee che hanno delle attività in Iran.

Trump ha annunciato martedì scorso che gli Stati Uniti si ritireranno dall’accordo sottoscritto nel 2015 con l’Iran dal suo predecessore. All’epoca, l’obiettivo era impedire all’Iran di produrre armi nucleari in futuro, e per questo era stata concordata una riduzione controllata delle scorte di uranio iraniano contro un allentamento delle sanzioni occidentali.

Trump vuole dunque ricominciare a  imporre ulteriori pesanti sanzioni contro l’Iran. Secondo la legge statunitense applicabile, anche le società tedesche sarebbero interessate se svolgessero attività commerciali in Iran e allo stesso tempo operassero negli Stati Uniti.

La minaccia di sanzioni allerta l’economia. La Camera di commercio e dell’industria tedesca parla di una “spada di Damocle”. Le aziende tedesche ed europee sono ora preoccupate che i loro affari con la Repubblica islamica potrebbero essere messi in pericolo.

Airbus, secondo produttore francese di aerei civili al mondo dopo l’americana Boeing, sarà forse la prima grande azienda europea a trarne le conseguenze. “Airbus annuncerà la sua decisione nei prossimi giorni”, ha affermato un consulente del ministro dei trasporti iraniano, riguardo l’ordine di ben 200 aeromobili commerciali della compagnia aerea Iran Air per l’equivalente di un totale di 32 miliardi di euro.

Il ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier (CDU) ha dichiarato “non abbiamo legalmente alcun modo per proteggere le aziende tedesche dalle decisioni del governo degli Stati Uniti”. Opzioni come un fondo statale per compensare gli svantaggi per le società che operano in Iran non sono previste dalla legge tedesca. Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, il ministro delle Finanze Olaf Scholz (SPD) intende negoziare con gli statunitensi per le società tedesche che rischiano di essere colpite. Scholz avrebbe telefonato al suo omologo americano ha chiesto un’eccezione alle sanzioni.

Ancora più chiaramente di quanto detto dalla Merkel, il presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha espresso: “il ritiro degli Stati Uniti è una tragedia per la regione e una minaccia per le relazioni transatlantiche”.

Alla fine della prossima settimana la Merkel si recherà in Russia per incontrare il presidente Vladimir Putin a Sochi. È la prima visita della Merkel in Russia in un anno, e i colloqui riguarderanno anche il futuro dell’accordo con l’Iran. La Russia è infatti uno dei firmatari dell’accordo nucleare internazionale e ha dichiarato che intende mantenerlo in vita. L’uscita unilaterale degli Stati Uniti sta unendo di nuovo l’Europa e la Russia, anche se al momento su una singola questione.

I ministri degli esteri di Germania, Francia e Gran Bretagna e il capo della politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, sono stati inviati a Bruxelles con il ministro degli Esteri iraniano Jawad Sharif, accompagnato da una delegazione di affari iraniana, per discutere di come salvare il trattato. I tre paesi europei, nonché la Russia e la Cina hanno votato a favore del mantenimento dell’accordo.

L’Iran, secondo il trattato del 2015, si è impegnata a rinunciare allo sviluppo delle armi nucleari e a consentire la verifica delle loro installazioni nucleari.