Opinione pubblicata (con varie altre) sul Mattino odierno.
Il Sindaco mi ha detto: “I gay non debbono essere discriminati” e io gli ho risposto “Hai ragione”. Secondo me non debbono essere discriminati neppure i “rosarianti”.
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FRANCESCO DE MARIA Premetto che, per quanto mi riguarda, possono fare tutti i Gay Pride della terra. E non dico neppure che non ci andrò, perché probabilmente ci andrò, con la mia fedele macchina fotografica, a scattare (sarà interessante) e a realizzare alcune interviste. Dico subito che a mio avviso il municipio vietando il rosario in piazza ha commesso un evidente errore. Il risultato lo si è visto immediatamente e anche un bambino l’avrebbe potuto prevedere. Oltre tutto la decisione appare arbitraria. C’erano motivi di ordine pubblico? Di scandalo? È ben chiaro che l’iniziativa di Helvetia Christiana può essere giudicata provocatoria e “rompe le uova nel paniere” al trionfale Gay Pride, ma simili “contrattempi” debbono essere lucidamente affrontati.
In questa vicenda, la persona più sfortunata e imbarazzata è il Vescovo, “costretto” a trattare questo piccolo gruppo di fedeli che vogliono pregare in piazza da manipolatori e “obbligato”a mettersi da una parte che, oggettivamente, non è e non può essere la sua, per la dottrina della sua stessa Chiesa. Molto scomodo; certamente non l’ha desiderato, e non lo meritava. Ma le sue dichiarazioni restano criticabili.
Al presidente Giglio suggerisco (non che abbia bisogno dei miei consigli) di ricorrere in sede legale contro il divieto. Affinché l’autorità abbia modo di rivedere la sua decisione. O, in alternativa, per costringerla a ribadire l’arbitrio.