L’unica cosa stabile è il movimento, Jean Tinguely

Artista svizzero J.Tinguely (1925-1991), guidato dalla voglia di dare movimento alla fermezza e abituale stabilità delle tele pittoriche, delle sculture e delle fotografie, ha dedicato una gran parte della sua vita alla ricerca di un’arte che “si muova”. Come risultato ci sono le sue invenzioni in forma di macchine, motori elettrici, pezzi di ricambio assortiti: Meta-mechanical (1954), Cyclograveur (1959), Narva (1961), Pit-Stop (1984) In realtà non era stato unico ad appassionarsi all’enigma del movimento. Nel 1958 assieme all’artista francese Yves Klein (1928-1962) ha realizzato a Parigi l’esposizione “Vitesse Pure et Stabilité Monochrome”.

Jean Tinguely. Pit-Stop (1984) Assemblaggio di parti di vettura Renault F1

L’arte Meccanica in sé ha avuto la sua origine ufficiale assieme al Manifesto Futurista nel 1919 a Milano, pubblicato dal Figaro e tradotto in tutte le lingue del mondo. Cosi artisti di questo periodo, Boccioni, Severini, Carrà, Prampolini e altri hanno innalzato il primo inno alla “Macchina adorata”.

Anni prima, Giacomo Balla (1871 – 1958) per catturare il movimento utilizza la fotografia, sovrapponendo in sequenza i fotogrammi. Raggiunge l’effetto desiderato nella sua opera “Dinamismo di un cane al guinzaglio” (1912).

Secondo G. Balla, “il primo studio analitico delle cose in movimento”

Mentre guardando ancor più nelle profondità della storia, della cultura e dell’arte ci troviamo di fronte alle ricerche sull’aspetto ottico eseguite dallo scienziato Cartesio (1596 – 1650) il quale grazie all’illusione visiva arriva a un effetto mobile di un’immagine di fatto immobile. Il curioso fenomeno potrebbe essere stato il prototipo di quella che è conosciuta oggi come arte ottica, prodotta da artisti contemporanei ed emergenti di  livello internazionale – Victor Vasarely, Joel Stein, Marcos Marin.

Un’illusione ottica che fa apparire le linee parallele come se fossero inclinate. Secondo Cartesio non bisogna accettare niente per vero o assodato.

Tutto sommato per definizione l’obiettivo principale di un artista d’arte meccanica, ottica o cinetica consiste nel dare all’opera un aspetto esteticamente programmato e dinamico, tramite calcoli di carattere scientifico.

Per raggiungere il livello necessario a poter creare le opere “movimentate”, un autore deve possedere due doti principali: la creatività di un artista e la precisione di un architetto.

Niente manca a Simone Lingua, giovane artista cinetico d’origine italiana. Non appena cessata la sua attività diarchitetto, i frutti piu notevoli della quale sono state le realizzazioni delle facciate di Prada a Las Vegas (City Centre), a Shanghai (IFC) e Sidney, egli ha consacrato il suo talento all’Arte visiva, dove le sue qualità si sono fatte notare immediatamente.

Sfera cinetica di Simone Lingua, 60×60 cm in plexi glass

 Nell’arco di pochi anni questo artista ha già realizzato diverse esposizioni personali e di gruppo in gallerie riconosciute d’Europa; una mostra al Louvre, una istallazione di Ninfee a Bagno Vignoni, Italia (fino al 24 giugno, 2018). Tutto per soddisfare l’interesse di un pubblico esigente e amante dell’arte cinetica. Cubo, sfere cinetiche in plexi glass, pannelli e cilindro cinetico in acciaio, cupole cinetiche (protagoniste del progetto per la Biennale di Venezia 2019 a cura di Olga Daniele).

Gianni Sarcone, famoso esperto d’arte cinetica di livello internazionale operante a Genova, in consonanza con la curatrice del progetto ha parlato dell’effetto visivo delle  cupole nel modo seguente: “Le cupole di acciaio specchiato di Simone Lingua mi rammentano gli oblò che punzecchiano le pareti del Tardis, quella cabina atta a viaggiare nel tempo del Dr. Who – che è più grande dentro che fuori! Ed è vero che sembrano fluttuare e distorcere lo spazio mentre ci avviciniamo o ci spostiamo lungo l’istallazione. Sono mille finestre o mille lenti sospese che rifrangono lo spettatore incuriosito; tante lenti quanto gli occhi del demiurgo Argo Panoptes, che tutto vede e tutto controlla. Lenti viventi, cristallini che testimoniano, specchiano, traducono il fugace movimento nello spazio e nel tempo del visitatore che, a sua insaputa, diventa attore e parte integrante dell’opera.”

Le cupole cinetiche di Simone Lingua sono state per la prima volta presentate nell’aprile 2018 all’ Eléphante Paname durante il PAD (Paris Art and Design)

Il “mutamento” della stella cinetica dentro la scultura di Simone Lingua, 60X60 cm in plexi glass

Mentre il debutto del cubo cinetico in Svizzera – una scultura in plexi glass verniciata in acrilico rosso (proprio questo provoca l’effetto “vedo non vedo”), consistente in numerose lastre incrociate e tagliate con il laser, avente dimensioni di 60 per 60 cm e raggiungendo un peso di ben 60 chilogrammi – e stato esposto l’anno scorso nel Ticino, a Lugano presso la galleria d’arte TAG , dove è rimasto per 6 mesi, ammirato dai veri conoscitori e intenditori d’arte.

Olga Daniele