dal Mattino odierno. Nulla di particolarmente originale, pensieri tranquilli ed ovvii dopo la battaglia. Le immediate priorità, ora, sono altre.

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Avevo scritto (non che sia importante): “Devono solo salvare la pelle, arrivare vivi al 5 marzo. Dopo di che potranno fare quello che vogliono”. Ora, hanno stra-vinto. Intendiamoci, se ci saranno segnali di cambiamento sarò il primo a darne notizia, e con gioia. Sono pronto.

L’iniziativa per l’abolizione del canone è stata un boomerang e un disastro ma la sua nascita non ha avuto niente a che fare con il Ticino: infatti è partita da ambienti UDC e giovani PLR della Svizzera tedesca. Il nostro Cantone, con mezzi irrisori vicini allo zero, ha seguito, combattendo una battaglia disperata. Le più accorte personalità di destra si sono rapidamente defilate. Io non le condanno perché so bene che il successo politico dipende anche da una adeguata dose di opportunismo. “Perché rompersi la testa per una battaglia già persa?” hanno pensato. Onore alla loro prudenza.

Un canone a 200 franchi? Non so. Dopo una simile legnata io aspetterei un po’. La campagna è stata un’esperienza estremamente spiacevole, quasi pericolosa. E non lo dico, mi si creda, per la sonora sconfitta: la Destra è ABITUATA alle sconfitte, e a farsi fregare in tutti i modi. Ma per le modalità, veramente scorrette (mi obbligo all’eufemismo ma un’altra parola ce l’avrei) della battaglia.

In politica non bisognerebbe parlare di “sfortuna” ma la vera disgrazia fu quando per 3000 e rotti voti (un infinitesimo) la legge “Leuthard” (nuova legge radioTV, 14 giugno 2015) scampò alla bocciatura. Fu un grosso rischio per la Doris, che ancora di notte se lo sogna, sotto forma di incubo.

Francesco De Maria