In Svizzera vi è il culto del compromesso. Recentemente i media, specie della Svizzera tedesca, attestano la loro considerazione per quattro consiglieri agli Stati, quattro astute volpi anche se un po’ spelacchiate da decenni di militanza politica, due PPD e due socialisti. Si sa che PPD e socialisti hanno la maggioranza nel Consiglio agli Stati, a suo tempo nota quale chambre de réflexion, oggi quale la Camera più a sinistra nel nostro sistema. In più i nostri quattro riescono quasi sempre a convincere qualche più giovane e ingenua volpe liberale radicale. Ne nascono compromessi che io sarei cauto a valutare positivamente in considerazione del loro pericolo sistemico. Un recente esempio concerne la proposta di riforma fiscale attualmente in discussione.

Come noto le pressioni internazionali che tendono all’uniformità fiscale mortificando la concorrenza dei sistemi, mal tollerando differenze tra Stati meglio o peggio amministrati, ci obbligano a mutare l’imposizione di certe aziende, abolendo i privilegi fiscali cantonali per società internazionali a statuto speciale con sede da noi. Una prima proposta di revisione che prevedeva per queste ditte compensazioni per attenuare il maggior onere fiscale, al fine di evitare che lasciassero la Svizzera con evidente danno per l’occupazione e per la nostra economia, è stata respinta in votazione nel febbraio dello scorso anno.

Ora, senza entrare nei dettagli, la proposta di legge è stata rivista e ripresentata al Parlamento per esame. E qui le quattro astute volpi del compromesso danno il meglio. Per rendere più accettabile alla sinistra quanto proposto inseriscono una bizzarra compensazione: per ogni franco di minor incasso dovuto al necessario alleggerimento fiscale, un franco verrà versato all’AVS. Si stima che ciò corrisponda a due miliardi di franchi annui.

Questo compromesso celebrato da qualche commentatore (e da molti politici) come geniale è estremamente pericoloso. Innanzitutto, unendo in un sol voto la decisione su due materie diverse come fiscalità e AVS limita il diritto del votante. Infatti, chi fosse favorevole alla legge fiscale ma contrario al finanziamento AVS, o viceversa, si troverebbe nell’imbarazzo di dover votare anche per la misura che non vuole o per contro di doversi astenere dal votare o respingere la misura condivisa. Si viola il ben noto principio dell’unicità della materia per la quale si deve votare. Giuristi considerano la formulazione in contrasto con i disposti della Costituzione. Purtroppo il Parlamento ha recentemente dimostrato una certa disinvoltura nei confronti della Costituzione nel formulare la legge contro l’immigrazione di massa. Precedente pericolosissimo.

Altro inconveniente dei compromessi consiste nell’adottare la politica dei cerotti non avendo il coraggio di affrontare radicalmente il problema. L’afflusso di due miliardi annui all’AVS è un pannicello caldo che aiuta per qualche anno e il presidente socialista Levrat (una delle quattro volpi) giubila. Ma fa un errore anche come socialista. Impedisce di affrontare il problema dell’AVS con soluzioni adeguate al Duemila. In un mondo in piena evoluzione anche nelle professioni, con aspettative di vita che si situano attorno agli 85 anni contro i 65-70 di un tempo e conseguentemente con una demografia che metterà sulle spalle di due persone attive il pagamento dell’AVS ad un pensionato, stiamo gingillandoci con i cerotti. Non ci rendiamo conto che nella società odierna le solite gabbie che piacciono ai burocrati e che uniformano mettendo tutti sullo stesso piano sono obsolete: 65 anni non sono uguali per tutti, forse troppi per il muratore, per il camionista, per donne che abbiano avuto più figli, ma ridicolmente pochi per professionisti, programmatori, impiegati che già oggi sono attivi oltre i 70 anni (nonostante strane inchieste che vedrebbero tutti gli svizzeri anelare al prepensionamento). Con i mezzi di cui dispone la società digitale si possono addirittura intravvedere soluzioni per categoria e quasi personalizzate. Infine smettiamola di versare l’AVS a chi non ne ha assolutamente bisogno facendo in compenso pagare ragionevolmente meno contributi. Si dovrebbe permettere ai giovani di ridurre l’onere contributivo contro la scelta di lavorare più a lungo. Basta con i cerotti, ci vogliono soluzioni per le quali però si necessita di cultura politica, creatività, senso di responsabilità. Veri politici debbono avere la meglio sulla miopia dei maneggioni.

Il compromesso in genere è pericoloso anche perché esprime il vuoto di partiti che, persi gli ideali, per paura e incapacità propositiva, basano il loro operare sui sondaggi. Quest’ultimi, a parte la loro fragilità (e i notevoli margini di errore), a parte che spesso vengono comandati da chi ha interesse a fare del lobbismo, non possono certo esimere una classe politica dalle proprie responsabilità. L’incapacità di trovare soluzioni per i problemi del nostro tempo, in una società ammalata di “dirittismo” anche per la debolezza di una classe politica interessata al fine di mantenere il potere a fallaci temporanei consensi, ha creato le premesse per la fioritura di partiti antisistema in Europa. Fortunatamente in Svizzera abbiamo la democrazia diretta, ma attenzione a non continuare a nutrirla con i cerotti.

Tito Tettamanti

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