“Io la scorta dell’aedo turbomondialista glamour la potenzierei. Pur di non dover più sentire a tambur battente le sue tediosissime geremiadi da anima bella assisa nell’attico sontuoso di Nuova York.” – Diego Fusaro
Ok, lo ammetto: quando lo intervistai, la prima volta, il Filosofo non parlava così. Non aveva ancora adottato quella che lui definisce “vetero lingua italica”, fatta di crasi, termini arcaici e verbi poetici, nonché neologismi, posticipazione del deittico, e anticipazione del relativo. Insomma, un inno al liceo classico, che di questi tempi – ahi noi – in Italia sta perdendo molto.
Se poi penso che al mio liceo classico, (un covo di giacobini col suv, per intenderci o, se più vi piace, di comunisti col rolex), una professoressa ex centro sociale ci fece leggere Gomorra, beh, allora, la divisione tra gli intellettuali del nuovo secolo, risale già a cinque anni fa. Perlomeno quando la Lega era perdente, e non al governo, come adesso, con Salvini. Infatti, da quando il “populismo” è al potere, il prestigio del filosofo che spiega Marx, Hegel e Platone al popolo, è certamente rafforzato, grazie anche al comune Interesse nazionale che – mi si scusi il gioco di parole – lega la Lega (ma anche i Cinque Stelle) a Fusaro.
E poi, dall’altra parte, c’è lo scrittore che vive con la scorta da quando ha denunciato “la mafia al Nord”, che si è trasferito a New York, dove da un bell’attico sulla Grande Mela, apprezza l’operato umanitario (e danaroso) delle Ong che pescano migranti e li scaricano sul suolo Italiano (perché magari Malta o la Spagna dicono no). Questo sino a che l’Italia non ha avuto il coraggio (e la sfacciataggine) di dire “basta”. Salvini l’ha avuta.
Saviano non l’ha presa bene, ha incitato i militari alla disobbedienza al nuovo ministro dell’Interno, in quanto, a suo dire, egli sarebbe solo “un bullo da domare”. Se poi annoveriamo il fotografo Benetton Oliviero Toscani che lo ha definito “un semplice cretino” o la cantante Casale che ha auspicato che “i figli di Salvini siano messi ora, sulla nave Aquarius”, insomma, possiamo dire che il mondo dello spettacolo non sia esattamente pro governo. Anzi.
E Salvini, per tutta risposta, ha fatto sapere se valuterà se mantenere o meno la dispendiosa scorta a Saviano. E Fusaro, che da filosofo deve – imperativo categorico kantiano – distinguersi. contraddice l’alleato politico.
Non è mica male questo trio che si attacca, tradendosi e alleandosi. Nel frattempo, l’ipotenusa del triangolo sta a New York. o meglio, a Nuova York, per dirla con la vetero lingua fusariana (che, diciamocelo, dopotutto fa molto “ventennio”.)