Giorni dopo la richiesta di Pedro Sanchez di rimuovere la statua del dittatore Francisco Franco, i delitti di quel periodo riemergono anche sotto forma di un altro nome: quello di Edoardo Vela.

La sua storia non è conosciuta a livello internazionale ma in Spagna fa parlare molto soprattutto ora che l’ormai 85enne Vela deve presentarsi davanti a un giudice a rispondere del rapimento di una bambina nel lontano 1969.

All’epoca Vela era un ginecologo ultracattolico e pare che assieme alla suora Maria Gomez fosse l’organizzatore di una rete di criminali che rapivano i bambini per sottrarli all’opposizione e imporre loro un’educazione adatta al periodo franchista. La complice Gomez era stata sentita dalla giustizia per ben due volte ma morì prima che fosse raggiunta una sentenza. Ora la procura chiedere undici anni di carcere per il medico rapitore.

Li chiamano “niños robados” e le loro storie sono sempre state scritte allo stesso modo: la madre naturale venica anestetizzata in sala parto e il bambino veniva venduto, spesso a coppie ignare, in cambio di cifre astronomiche. Alla madre naturale veniva mostrata la fotografia di un neonato deceduto e le si convinceva a non vedere il cadavere, mentre il bambino veniva adottato da famiglie che credevano di portare avanti una procedura del tutto legale.

Secondo alcune stime, i bambini rapiti con queste modalità sarebbero stati almeno trentamila. Ines Madrigal, la donna che ha portato Vela a processo ha dichiarato: “Delle oltre duemila denunce di bambino rubati archiviate questo è il primo caso che arriva a giudizio, per cui è diventato un poco il processo di tutti”, un caso simbolo che si spera possa portare giustizia a tutti gli altri bambini e ai genitori che hanno sofferto per colpa di questo infernale e prepotente meccanismo.

Ines è lei stessa una delle vittime di Vela e sua madre adottiva l’ha accompagnata in questo non facile percorso verso la verità: “Se non fosse stato per lei che ha dichiarato all’autorità giudiziaria la verità, che il mio certificato di nascita firmato da Vela era falso, perché lei non poteva avere figli, oggi non saremmo qui”.

Il medico incirminato si dichiara innocente e invoca la demenza senila per evitare il processo.