Rievocare lo spettro del fascismo, per contestare la politica che non piace, è un atteggiamento quanto mai denso di infantilismo teoretico, maschera per un’assenza di argomentazioni.

“Oggi Italia e Francia vivono la sfida di saper rispondere a popoli che si sentono abbandonati, senza che ciò diventi l’anticamera del male assoluto” scrive su Sette, Corriere della Sera, Steinmann (intervistato da me più volte su varie questioni di politica estera), dopo aver brevemente indagato la questione del grido “noi siamo il popolo” gridato tanto dagli infelici cittadini della Germania Est che, ancor prima, dai loro nazi progenitori, e vedendo sor Angela Merkel come Colei che Tutto Tiene, ovvero la mesta vittima di un popolo inferocito, rivendicator d’identità.

Il popolo tedesco non é quello d’Italia, tranquillo, non vi sarà nessuna nuova asse Roma-Berlino, troppe mai sopite rivalità, dovute non solo a una politica imperialista ed economicamente preportenp, quanto anche a deportazioni mai dimenticate.

Il popolo italiano ha votato Salvini (e Di Maio) non perché fascista, ne tantomeno perché pericoloso, quanto semplicemente perché ha impugnato il proprio diritto di voto. E come in Inghilterra labouristi e conservatori si alternano dalla fin du siècle, cosi in italia è giusto che dopo il ventennio berlusconiano, il decennio democratico-tecnico, giunga una nuova era. Piaccia o non piaccia.

Chantal Fantuzzi